di Francesco De Luca
Tranquilli… non dirò scempiaggini dal fondo della mia ignoranza sulle tecniche di pesca. Non è mai stato pane per i miei denti… figuriamoci oggi che ho una dentatura posticcia.
Pur tuttavia dirò di una astuzia usata dai pescatori di Ponza. ’A fonte a murena.
Sono indotto a scriverne perché oggi 19 dicembre a Ponza si gode di una giornata ‘primaverile’ per tepore e assenza di perturbazioni. Proprio le condizioni migliori per procurarsi, nell’approssimarsi delle feste natalizie, qualche pesce.
Il periodo dell’anno non è favorevole al bel tempo, che rappresenta la condizione prima per lasciare il porto e visitare qualche chiana ( scoglio sommerso ) dove poter catturare qualche pesce… magari una murena da friggere e mettere a macerare nel succo di aceto e vino cotto con uvetta e pinoli. Nella scapece. Piatto invernale che nei pranzi natalizi aveva (spero che l’abbia tuttora) il suo momento di gloria.
Per descrivere la modalità di pesca mi rifaccio a quello che ho visto, anni fa.
Abitavo con la famiglia sulla Madonna, dove dimoro ancora oggi. E già da allora godevo dall’alto della vista dei faraglioni della Madonna. Era domenica. Mi affaccio dalla finestra e vedo giù, a ridosso dei faraglioni, fra gli scogli, ancorarsi il gozzo di Salvatore Scotti. Il padrone dell’ Hotel Le Querce a Santa Maria, il padre di Domenico.
Salvatore era un pescatore ‘dilettante’ che praticava la pesca per passatempo. Ma, come ho detto, il tempo era quello natalizio, la scapece imponeva la sua presenza, il tempo era, come quello di stamane, propizio ad una fugace pescata.
Dall’alto guardo incuriosito e vedo Salvatore scegliere fra gli scogli della battigia un posticino protetto. E lì in quell’incavo naturale, vi butta qualcosa. Molto probabilmente esche. Alcune di queste però sono inserite in un amo, con un filo che Salvatore lega a speroni di scogli.
Il sole è caldo, di quella temperatura che dà godimento al corpo nell’atmosfera che è invernale. Tiepida sì, ma invernale.
Il mare sciacquetta indifferente e qualche gabbiano rotea fra i picchi dei faraglioni, come un finto falco.
C’ è un silenzio d’oro. Perché d’oro? Perché non ha prezzo così come si palesa.
Salvatore è un omone. La barca è disposta lontana e ha soltanto una funzione decorativa. Aspetta. Lo stesso fa Salvatore, seduto al limitare dell’acqua. La faccia rivolta alla superficie del mare davanti. Le figure nere delle Formiche tagliano la vista che poi si allontana a dismisura, e si perde.
Io sono a disagio. Se lo chiamassi Salvatore alzerebbe il viso e mi vedrebbe. La distanza è tale che potremmo anche scambiare parole ma… romperei l’incanto, Così pure io, taccio e guardo. Guardo e aspetto. Cosa? Ma, penso che catturerà qualcosa… qualcosa succederà.
Intanto la campana della chiesa avvisa del mezzogiorno. Ma non è l’ora a decidere della pesca. E’ notorio che bisogna vestirsi di tanta pazienza.
E così siamo tutti appesi, legati a quei fili che giacciono nella fonte e che… si muove, sì, sì, si muove davvero.
Salvatore si alza, tira uno dei fili e all’amo è avvinta una murena. La riconosco per le macchie gialle della livrea. Si agita, spalanca la bocca, si contorce, ma Salvatore è svelto. Con l’altra mano prende una grossa pietra e colpisce il capo del pesce finché non è domo, e l’amo viene tolto con sicurezza dalla bocca.
La murena è un pesce aggressivo che usa la bocca dai denti affilati per farsi rispettare. In mare e anche presso i pescatori, specie quando ha una stazza ragguardevole. Questa è piccola, buona per quello per cui serve nella scapece. Specie se accompagnata da altre che Salvatore salpa e lascia lì. Fino a che va alla barca, prende un secchio e ve le deposita.
Insomma cosa è avvenuto? E’ avvenuto che le murene, le cui tane stanno nei fori degli scogli sommersi, hanno sentito la presenza delle esche giacenti nella fonte. Vi sono andate per farne scorpacciata. In alcune però c’è l’insidia dell’amo che, una volta in bocca, s’appiglia e le fa catturare.
Ancora un appunto a completamento: la murena nella scapece è ottima. Provate!
Biagio Vitiello
20 Dicembre 2024 at 07:30
La “fonte a murena” era tradizionalmente praticata sotto Natale da parte dei “coltivatori del Fieno” di un tempo lontano, in primis Giustino. Che io ricordi, si faceva negli scogli della “Scarrupata ‘i fore”, negli anfratti di roccia dove l’acqua era stagnante e trasparente. Ricordo che per richiamare il pesce, si usava come esca un secchio con dentro le teste puzzolenti d’i rutunne, mangiati durante l’anno. Quella pesca veniva fatta spesso non con il “camagio” (amo con esca) messo in posa tra gli scogli, ma si buttava la brodaglia del secchio negli scogli, e dopo lunga attesa, avvistata la murena, la si fiocinava con ‘u lanzaturo. Piatto classico di Giustino era ‘a scapece, che si poteva mangiare a’ marenna con gli amici del Fieno, anche dopo una settimana.