Ambiente e Natura

Mondo gatto

segnalato da Sandro Russo

 

Il fenomeno
Da classifica e da Oscar è l’anno del gatto
di Enrico Terrinoni – Da la Repubblica del 13 dic. 2024

– Dal film cult “Flow” ai besteller: mai come adesso i felini domestici colonizzano il nostro immaginario. E ispirano da sempre gli scrittori
– Al cinema combatte contro il diluvio universale, sulla carta aiuta a risolvere problemi

Dalla notte dei tempi è un protagonista del nostro immaginario. Ma mai come adesso il gatto occupa il centro della scena: al cinema e in libreria, oltre che, naturalmente, nelle nostre case.
Cominciamo dal grande schermo con il fenomeno Flow, film di animazione cult e successo del passaparola in tanti Paesi: candidato ai Golden Globe, è già in odore di nomination agli Oscar.
Una scena per tutte basta a capire perché. Un micetto nero e spaurito, all’improvviso, sente un rumore. È l’acqua che piano piano invade il suo piccolo e vasto mondo. Se ne tiene distante, finché può. E sale. Sale sempre più in alto. Tra le rovine e le statue enormi, solitarie. Come in un’apocalisse dei mondi. Sale in alto finché il flusso non lo sfiora. Ed è allora che compare un’arca, in realtà una povera barca, ma pur sempre un’ancora di salvezza. Nella barca, e grazie alla barca, vive e sopravvive assieme ad amici di altre specie. Comunicano senza parole, con un linguaggio primordiale fatto di segni, gesti, versi.
Nell’opera lettone (regia di Gints Zilbalodis) siamo nel futuro, ma siamo anche all’origine di tutte le cose.

Il diluvio universale è raccontato nella Genesi, ma non sono menzionati gatti. Come non se ne vedono in tutto il resto della Bibbia, dove invece troviamo orsi, antilopi, asini, cammelli e cani. Perché? Se l’è chiesto George Davidson in un libro di qualche anno fa, Why Are There No Cats in the Bible?, ma la risposta appare tuttora affidata al vento.

A differenza che nell’antico Egitto, dove i gatti erano sacri, nel testo fondativo della nostra civiltà essi “evaporano” come gli indesiderati nel gran libro di Orwell, 1984. Quello stesso Orwell che in un’altra sua storia, La fattoria degli animali, per una gattina lo trova eccome lo spazio, anche se si tratta di un animaletto troppo incostante per esser considerato un valido strumento della rivoluzione. Non certo come Snowball, “Palla di neve”, il maiale trozkista.
Snowball era anche il nome del primo gatto di Hemingway, un micio polidattilo regalatogli da un capitano di nave nel 1935.

E come Hemingway anche il suo amico irlandese, James Joyce, era amante di quei piccoli felini. A loro diede un ruolo di punta nei suoi scritti. Non solo nelle favole composte per il nipote (Il gatto e il diavolo e I gatti di Copenaghen ), ma pure in Ulisse. Qui, una gatta è il primo “personaggio” con cui Leopold Bloom si rapporta e subito se ne intenerisce: «Prr. Grattami la testa. Prr.…». Questo ebreo gentile si preoccupa perfino di sfamare lei, la micina, prima ancora di portare la colazione alla moglie. E poi pensa: «Li credono stupidi. Capiscono quel che diciamo meglio di quanto noi capiamo loro».

E veniamo ai gatti dei libri di oggi, al centro di un boom editoriale evidente entrando in qualsiasi libreria. Anche qui, come in Joyce, i nostri amici a quattro zampe sono tutt’altro che stupidi. Basta leggere Indagine di un gatto di Katja Kettu (Mondadori), o La gatta ha dato l’allarme, di Dolores Hitchens (Sellerio). Parliamo di mici spesso antropomorfizzati, in grado di risolvere intricati enigmi o solo di rassicurare, come in Un gatto per i giorni difficili di Syou Ishida (Rizzoli).
Perché il gatto, di norma, guarda oltre: vede cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare.

Accade anche in altri due titoli molto recenti: Quando i gatti cadono dal cielo di Yu Yoyo (Garzanti), con tante illustrazioni, e La locanda dei gatti e dei ricordi di Yuka Takahashi (Feltrinelli), già apparso nelle classifiche. Senza dimenticare Se i gatti scomparissero dal mondo di Genki Kawamura, libro del 2019 che torna periodicamente tra i bestseller, forte dello slogan «Saresti pronto a rinunciare a loro?». La nostra risposta è no.
«Si guardano così, Alana accarezzando il nero dorso di Osiris che alza il muso dal piatto di latte e miagola soddisfatto, donna e gatto conoscendosi su piani che mi sfuggono».
Lo scrive Cortázar in Orientamento dei gatti, lui che al suo micio aveva dato un nome eterno: Theodor W. Adorno. E l’amico, Luis Sepúlveda, amò tanto i gatti da crearne uno che spiega persino le leggi dell’imprinting: Zorba, il grasso micione di La gabbianella e il gatto (altro longseller).

Non solo elogi ed eroismi. Abbiamo ad esempio il terribile Plutone, il gatto nero di Edgar Allan Poe, che perseguita imperterrito il protagonista colpevole di avergli cavato un occhio. Alla fine della storia farà scoprire la malefatta dell’uomo: la sua donna uccisa e murata, e lui che placido riposa sul capo senza vita della donna.

Il traduttore francese di Poe, Charles Baudelaire, nella poesia Le chat propone una affascinante simbiosi tra gatto e donna: «Quando a te senza fretta lisciano le mie dita / la testa e l’elastica schiena / e la mano s’inebria di piacere palpando / il tuo elettrico corpo / con la mente rivedo la mia donna». E in un altro componimento avverte: «Non c’è archetto che morda / il perfetto strumento del mio cuore / né così regalmente / faccia vibrare la sua corda estrema / come fa la tua voce, gatto misterioso, / gatto strano e serafico…». Sono versi orfici, oracolari quelli di Baudelaire, qui nella traduzione di Raboni. E superano di slancio quelli meno arditi di uno dei musical più famosi della storia del genere, Cats, ispirato al Libro dei gatti tuttofare di T. S. Eliot: «Toccami / è così facile lasciarmi / tutta sola col ricordo / della mia giornata al sole. / Se mi tocchi capirai che cos’è la felicità».

Ammettiamolo. I gatti sono tutto e il contrario di tutto. Di norma imprevedibili, incarnano con grande nonchalance il principio di indeterminazione della fisica quantistica. Possiamo conoscerli, ma mai alla perfezione. Il loro comportamento è una nube di probabilità. Non a caso Schrödinger elesse proprio un micio a icona di un grande paradosso della scienza contemporanea.

«Gatto, sei un miracolo vivente», scrisse Neruda, «il tuo sguardo riflette il mistero dell’universo». Per questo — da lettori, da spettatori, da coinquilini — di loro non ci stanchiamo mai.

[Enrico Terrinoni, da la Repubblica del 13 dicembre 2024]


Note

Sul sito si può leggere un articolo recente (agosto 2024) che propone diversi titoli di libri sui gatti, specie dall’Oriente.

Screenshot dall’indice del sito, per GATTI:

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