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Estefanetài, parola greca che configura l’immensità del mare, la sua infinitezza.
Ponza è posta in questa immensità, e chi ci vive dà peso alla pochezza della sua consistenza. E tuttavia l’isolamento è franto dalla moltitudine frastornata delle comunicazioni e, nella mente che pensa anche col cuore, prendono consistenza le congetture, e i pensieri acquistano significato.
Si vive non abbandonati al caso e nemmeno alla necessità e nemmeno alla leggerezza dell’essere. Si vive per esser-ci, e questo impegno alimenta il raziocinio, lo rende fonte di significati.
Si vive per dare un senso, per rendere comunicabile lo scorrere degli eventi. In essi e da essi c’è da trarre la ragione della propria esistenza.
Questo preambolo vuole avvertire che lo scritto per quanto labile concettualmente, non radicato bibliograficamente, per quanto particolare perché ancorato in un soggetto (qualunque), rappresenta un’esigenza critica che non può essere taciuta, rivolta come è a spiegare l’esistente, a capirne i risvolti logici, e ad aspirare alla verità.
Soltanto per queste ragioni va letto.
Ebbene, il panorama degli eventi è minacciato da volontà che tendono, coscienti o no, a modificare i fondamenti su cui si è innalzata la democrazia (nella fine dell’ultima guerra).
La democrazia sta implodendo. Per sua stessa mano. Per sua stessa ignavia.
Nata come ‘ potere del popolo ’ è divenuta ‘potere di chi interpreta la volontà del popolo’. Il Parlamento sta perdendo la sua centralità, il popolo sta abdicando (con l’astensione) alla sua facoltà di decidere, il Governo non opera per il bene di tutti bensì per il bene di coloro che lo hanno eletto. La democrazia che tendeva a perseguire il bene di tutti inseguendo un disegno politico ossia di interesse generale (economico, sociale, culturale, religioso) sta diventando seguace dell’esclusivo potere economico. Il che significa togliere priorità ai diritti, dimenticare che l’uguaglianza è primaria in un sistema politico democratico, che essa non può essere disgiunta dalla giustizia; che una politica senza etica è lasciar campo al sopruso economico, a quello ideologico, a quello populistico.
L’Occidente, creatore della democrazia, si è adagiato sulle conquiste acquisite, dimenticando che la libertà è un processo e non uno stato; che la tendenza alla degenerazione dell’ordine è legge fisica, non eliminabile, se non con l’attenzione assidua, con la partecipazione, con la critica costante.