Musica

La musica nelle nostre vite (3). Il contributo di Alessandro Alfieri

 

di Alessandro Alfieri

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A partire dalle domande di Sandro e dalle stimolanti riflessioni di Marco Màdana – vedi sotto gli articoli di riferimento – lascio un mio contributo che non vuole affatto dare risposte esaurienti ma piuttosto rilanciare una serie di interrogativi:

  1. Concordo nella comprensione delle varie dimensioni (fisica, emotiva, psicologica, spirituale) attribuite alla musica, però mi chiedo e vi chiedo: non è forse vero che ogni prospettiva è riconducibile al nucleo originario che è quello fisico? La musica nasce con la dimensione ritmica, che è stimolazione nervosa. Elvis Presley e il rock’n’roll recuperano nel Novecento l’originarietà corporea e selvaggia della musica, la danza sfrenata come possessione sciamanica, il tutto al servizio del mercato questa volta, facendo di Elvis stesso una sorta di rappresentante di un paganesimo postmoderno, archetipo di quella stratificazione culturale che è l’America. Il carattere che segnò la carriera di Elvis fu di fatti la fisicità, ovvero l’attrazione e la suggestione del “corpo” capace di stimolare e scuotere “altri corpi”. Si parla di “divismo” non a caso. D’altronde, come affermava Walter Benjamin a inizio secolo: “nel capitalismo può ravvisarsi una religione, vale a dire, il capitalismo serve essenzialmente alla soddisfazione delle medesime ansie, sofferenze, inquietudini, cui un tempo davano risposta le cosiddette religioni”.
  2. Nella prospettiva della musica pop ma anche della musica colta contemporanea, le componenti più suggestive e stimolanti non sono affatto quelle più “consonanti” e armonicamente bilanciate, bensì quelle “discordanti”, “weird”, strane. Pensiamo alla psichedelia o anche alla seconda scuola di Vienna: dal momento che il mercato ha assimilato ogni strategia volta al bello, per rivendicare un’elevazione (o “ascensione” per dirla con Coltrane) la maggior parte degli sperimentatori nei vari generi hanno dovuto violare i codici tradizionali, puntare alla dissonanza, a ciò che si smarca dalle aspettative. Per dirla con Adorno, oggi sono la dissonanza e la disarmonia a garantire ancora uno spazio di sperimentazione e creazione autentici: “C’è più piacere nella dissonanza che nella consonanza: ciò restituisce all’edonismo misura per misura. Lo stridente, dinamicamente acutizzato, distinto in sé e dall’uniformità dell’affermativo, diventa attrattiva; e questa attrattiva, non meno del disgusto per la debolezza del positivo, conduce la nuova arte a una terra di nessuno, vicaria della terra abitabile”
  3. A proposito della seconda funzione della musica, vorrei porre l’annoso e irrisolvibile quesito dell’ “uovo e la gallina”: è veramente il potere della musica a farci riconoscere gli aspetti più profondi della nostra personalità? Nel senso, la musica troverebbe già pronta la nostra personalità e ci aiuterebbe a comprenderla… Ma in fondo, quella personalità, la nostra anima, il nostro immaginario, il nostro assetto emotivo e cognitivo, non sono fondati, plasmati, definiti da ciò che abbiamo ascoltato nel corso della nostra vita? Allora la musica viene prima o viene dopo? Non è forse che la musica ci permette di ascoltarci perché noi siamo fatti della musica che ascoltiamo?

La musica nelle nostre vite (1)

La musica nelle nostre vite (2)


Alessandro Alfieri
, filosofo, mass-mediologo, musicista, docente di ‘Storia del Cinema e Analisi del film’ presso l’Università UPTER di Roma e di ‘Fenomenologia dei media’ all’Accademia delle Belle Arti di Palermo.
In questo sito sono presenti molti suoi video sulle varie fasi della ‘Musica pop-rock’ e su ‘Gli immortali del rock’, registrati durante le sue lecture al Teatro Manzoni. Ultimamente ha in corso una serie di presentazioni sui videoclip; il prossimo appuntamento al Teatro Manzoni di Roma il 19 dicembre, alle h. 18.
Su IBS i titoli dei libri scritti da Alessandro Alfieri: https://www.ibs.it/libri/autori/alessandro-alfieri

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