segnalato da Gianni Sarro
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Cinema.
Gian Maria Volonté, 30 anni senza il mostro sacro del cinema italiano: “Sul set soffriva davvero”
Dall’archivio de L’Unità – Del 6 dicembre 2024
Moriva in Grecia, “in esilio”, mentre lavorava a un film, l’attore eclettico e impegnato che ha segnato un’era. Per Rosi “uno dei più grandi al mondo”, per Salvatores “cambiava sempre ma era sempre riconoscibile”
Con Gian Maria Volontè se ne andava “un attore difficile e molto amato, coraggioso protagonista di grandi battaglie civili”. Era il 7 dicembre del 1994 e L’Unità apriva la sua pagina di cultura con l’ultimo saluto all’attore eclettico e impegnato, senza timore di esagerare definito un mostro sacro del cinema, molto prolifico anche a teatro e in televisione. “Il mondo perde uno dei più grandi attori che abbia mai avuto”, scriveva in un editoriale il regista Francesco Rosi. Per Gabriele Salvatores “cambiava sempre ma era sempre riconoscibile”.
“Al quartetto di divi della commedia all’italiana – scriveva Ugo Casiraghi nel ritratto dell’attore – impersonati ancora da Sordi, Tognazzi, Manfredi e Mastroianni, egli, di un decennio più giovane essendo nato a Milano nel 1933, opponeva una personalità drammatica angolosa e febbrile, in certo senso ‘sopra le righe’, caratterizzata da una nevrosi esistenziale e da una passione ideologica, che gettava una luce singolarmente potente sui molti misteri della società nazionale. Poteva essere, con la stessa efficacia, il fantasioso interprete di figure emblematiche, oppure il ‘ricalco’ di personaggi già appartenenti alla storia”.
Grande spazio venne dedicato dal quotidiano al suo impegno, schierato a sinistra, alla sua partecipazione attiva all’attualità politica. Fu consigliere nella giunta regionale del Lazio, eletto nelle liste del Partito Comunista Italiano alle elezioni del 1975. “Ho accettato di essere candidato nelle liste del Pci – scrisse su L’Unità in quell’occasione annunciando la candidatura – perché credo che questo partito sia l’unico in grado di dare prospettive sicure agli Italiani, e perché sono convinto che anche chi lavora in settori culturali può assumersi in prima persona la responsabilità di un impegno politico, così da contribuire a quella saldatura tra battaglia politica e battaglia culturale tanto decisiva per una reale trasformazione della società”.
“Una notte mi telefonò Federico Fellini – scriveva Francesco Rosi – Aveva visto Lucky Luciano e gli era rimasto impresso un gesto di Volonté: una mano che appoggiava sulla spalla di un altro personaggio e muoveva delicatamente, ma con fermezza e con una intensità così eloquente che avevano colpito Fellini fino a fargli sentire il bisogno di telefonarmi in piena notte per dirmi che non avrebbe potuto facilmente dimenticare quel dettaglio. Si incontrarono spesso, dopo, Federico avrebbe voluto fare un film con lui”.
In quelle pagine de L’Unità le voci di colleghi e registi come Giuliano Montaldo e Damiano Damiani che raccontavano l’attore sul set e nella preparazione, nella fase di studio; il ricordo di Oreste Scalzone, leader di Autonomia Operaia, in cui raccontava come Volonté lo aiutò a fuggire in Francia sulla sua barca a vela; un ricordo di Massimo Ghini; le voci di Velletri dove Volonté si era trasferito; un testo dello stesso Volonté pubblicato su Nuova Generazione in cui parlava del neorealismo come “non certo funzionale alla DC mangia comunisti né ai nostri protettori americani, né tanto meno alla rinascente industria cinematografica completamente asservita alla classe dominante”.
In Cristo si è fermato a Eboli (1979) di Francesco Rosi
Gianmaria Volonté in una scena del film per un pugno di dollari (Sergio Leone, 1965)
Quién sabe (1966) di Damiano Damiani
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri
È Lulù ne La classe operaia va in paradiso (1971) di Elio Petri
Chi era Gian Maria Volonté
Gian Maria Volonté era nato a Torino nel 1933. Fin da giovanissimo si dedicò alla recitazione, prima a teatro e quindi in televisione. Divenne al cinema l’attore più eclettico e popolare del cinema d’autore tra gli anni Sessanta e Settanta. Con Elio Petri divenne il volto del cinema impegnato: A ciascuno il suo, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo, La classe operaia va in paradiso. Co-protagonista di Per un pugno di dollari di Sergio Leone, nei panni di Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli di Rosi che con Volonté lavorò anche a Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cronaca di una morte annunciata e Uomini contro. Recitò anche in Sacco e Vanzetti, Quien sabe, Giordano Bruno.
Si chiamò fuori dal mondo dello spettacolo negli anni Ottanta, fu costretto a un “doloroso esilio” a causa del declino del cinema impegnato, per la sua coerenza ideale e artistica e per una grave malattia. Fu premiato con il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, ricevendo il premio parlò della Guerra nel Golfo. Se con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto contribuì alla vittoria del Premio Oscar al miglior film straniero, si aggiudicò la Palma al miglior interprete al Festival di Cannes per la sua interpretazione in Morte di Mario Ricci. Volonté morì stroncato da un infarto il 6 dicembre del 1994 in Grecia, stava per raggiungere il set del suo ultimo film Lo sguardo di Odisseo, diretto dal registra Theo Anghelopulos. Lo trovò senza vita una cameriera in una stanza dell’hotel Lykos, a Florina, alle 11:30 di mattina. Aveva 61 anni.
Sandro Russo
7 Dicembre 2024 at 07:54
Ho curato la scelta delle foto per l’articolo – ripreso dall’Unità di ieri – dedicato ai trent’anni dalla morte di Gian Maria Volonté. Non mi sarei mai fermato, a mettere foto! Ognuna un colpo al cuore! Ogni film un momento della mia vita e dell’acquisizione di una coscienza politica. Che attore e che registi, c’erano una volta!