segnalato da Sara Ahimsa
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Immagini e piccole storie imperdibili per noi cultori di cimiteri e di epitaffi (alcuni articoli sul tema sono mostrati nello screenshot sottostante – ndr). Propongo un “giro” virtuale per il sito https://staglieno.comune.genova.it/it/monumenti/. Con un pensierino per Ponzaracconta, dedicato alla gente di mare.
S. A.
Il monumento di Caterina Campodonico, meglio nota come “la venditrice di noccioline”, è senza dubbio una tra le opere di Staglieno più note e sedimentate nell’immaginario popolare. Come ricorda l’epigrafe in dialetto genovese posta sul basamento, Caterina impiegò tutto il denaro guadagnato vendendo ciambelle e noccioline alle feste tradizionali per far erigere, ancora in vita, il proprio monumento funebre. Questo monumento esemplifica complesse dinamiche sociali e problematiche connesse al tema della morte: la venditrice ambulante che si fa ritrarre con in mano la propria merce, mostrata con lo stesso orgoglio con cui imprenditori e professionisti esibivano i loro simboli professionali e i segni tangibili delle loro ricchezze, diviene, infatti, testimone della convergenza di valori fra classi popolari e classi egemoni. Non a caso Caterina Campodonico volle che a ritrarla fosse Lorenzo Orengo, scultore di maggiore successo presso la borghesia genovese.
Secondo la tradizione, essendo lei in lotta con tutta la sua famiglia e non volendo lasciare i frutti del suo duro lavoro ai suoi eredi, decise di spendere tutto per questo monumento, come ricorda l’epigrafe in dialetto genovese posta sul basamento:
A sôn de vende reste e canestrelli
all’Aeguasanta, a-o Garbo, a San Ceprian
con vento e sô, con ægua zù a tinelli,
A-a maè vecciaia pe asseguaghe un pan.
Fra i pochi sodi, m’ammuggiava quelli
pe tramandame a-o tempo ciù lontan
mentre son viva, e son vea portolianna
Cattainin Campodonico (a paisanna)
In questa màe memoia, se ve piaxe
voiatre che passae pregheme paxe
(G. B. Vigo)
Vendendo collane e ciambelle
All’Acquasanta, al Garbo a San Cipriano
Con vento e sole e con acqua a catinelle
Per assicurarmi un pane nella vecchiaia
Fra i pochi soldi mettevo via
Quelli per tramandarmi nel tempo
Mentre son viva e son vera portoriana
Caterina Campodonico (la paesana)
Da questa mia memoria se vi piace
Voi che passate pregatemi la pace
(G.B. Vigo)
Avventurato chi nel mare della vita ebbe nocchiero sì fido
L’Angelo nocchiero è un’opera scultorea simbolista in marmo realizzata nel 1886 dallo scultore Giovanni Scanzi. Fu commissionata da Giacomo Carpaneto, Cavaliere Mauriziano, come monumento funebre da collocare nel cimitero monumentale di Staglieno di Genova.
La scultura rappresenta un angelo, che si trova su una piccola nave in posizione eretta, nell’atto di fissare le vele al termine di un viaggio. Il panneggio che lo copre pare fluttuare dietro alla sua figura, a suggerire un forte vento. Sulla prua dell’imbarcazione è raffigurato un volto di donna dall’espressione stoica, e sotto la prua l’acqua è agitata. Le corde sono attorcigliate minutamente all’interno della barca, sebbene il visitatore non abbia molta facilità nell’osservarle, e sul retro dell’imbarcazione è visibile un cuscino ricamato, leggermente piegato e ammaccato da una testa che presumibilmente riposava sullo stesso fino ad un momento prima.
La barca sarebbe stata un simbolo familiare per chiunque a Genova, città portuale, nel XIX secolo, e l’Angelo nocchiero richiama nello spettatore i traghettatori di anime dell’antica mitologia e della tradizione successiva, il cui compito era di trasportare le anime nell’aldilà. L’iconografia di angelo guida è sottolineata dall’epigrafe dai caratteri bronzei, posta sul piedistallo: “Avventurato chi nel mare della vita ebbe nocchiero sì fido” [Da Wikipedia, ibidem]
L’Angelo nocchiero in una fotografia del 2016, mentre era in corso il suo restauro
Attraverso l’opera di alcuni esperti restauratori locali, e al contributo di società e singoli individui dediti alla preservazione del “più grande museo di sculture all’aperto in Europa” (il Cimitero Monumentale di Staglieno, appunto – ndr), l’Angelo di Scanzi è stato sottoposto a un processo di restauro completo nel 2016. A partire da una prima fase di spolveratura – la rimozione della polvere ha difatti permesso una completa analisi della statua per comprendere i lavori di restauro necessari – gli esperti locali hanno lavorato sulla scultura per diversi mesi per rimuovere gli effetti del tempo e delle intemperie.
Claudio Visentin
6 Dicembre 2024 at 11:18
Ormai Ponzaracconta ha superato ogni limite geografico, è la nuova Éncyclopedie illuminista, la nuova Guida galattica per autostoppisti, un best seller universale capace addirittura di soppiantare la grande Enciclopedia galattica come l’indiscussa depositaria di tutta la conoscenza e la saggezza, per due importanti ragioni. Primo, costa un po’ meno; secondo, reca la scritta ‘Don’t panic’, niente panico, in grandi e rassicuranti caratteri sulla copertina.