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Questi paesaggi, respirare l’orizzonte e la quiete che ne emanano dovrebbe darti pace; l’anima dell’individuo prenderne forma e il cuore chetarsi nel silenzio.
Perché questo non succede? Un rovello ti tormenta, fino a debilitarti stremato! È inutile! Non riceverai risposte, non ti placheranno l’animo… Ma allora… essere qui è un destino benevolo o una condanna?
Il capo è piegato, chino per il peso, per il turbinio delle mille domande, dei tanti interrogativi che ti inseguono, che ti tormentano.
Questo territorio… perché tutto si è ridotto? Perché si è rimpicciolito? ? Lo spopolamento dei borghi? Dei piccoli paesi? La fuga verso le citta?
Il vivere qui è cosi ostile? Le martellate del fabbro – si chiamava Host, era un veneto magnagatt’ -, la fila di contadini con gli attrezzi agricoli da riparare… Il rumore metallico sull’incudine tra l’abitato di Calinferno… – Hai capito! …allora c’era pure il fabbro.. dal Veneto, addirittura!
E il cinematografo! Nella piazzetta della chiesa – zi’ Arcangelo l’aveva portato dall’America – Film meravigliosi, in cinemascope… Maciste nella valle dei Re! Ercole contro Maciste! Sansone… etc. etc… Pellicole memorabili, per noi, allora… Oltre alle trame improbabili, alla forza bruta e al guerriero con l’orologio… Le attese comiche con Ciccio & Franco. Grande richiamo ed affollamento, con bordate di fischi al ripetuto spezzarsi della pellicola fino a quando l’operatore non si precipitava in platea a minacciare gli spettatori che se non la finivano con gli insulti avrebbe interrotto la proiezione.
Tutto precario, ma quanta umanità… Sentire l’odore e le emozioni del compagno vicino; non voler tornare a casa, la sera. Tanta fragilità intorno, nessuna solidità sociale. Forse per questo tutto è andato perduto.
Era una realtà povera. ma di affetti, di amore tangibili. Perché non l’abbiamo capito in tempo? Altrove, anche per le strade affollate delle città, c’era il deserto. È quello che abbiamo trovato!