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Sì, il Ginkgo è bello, ma il titolo è solo un richiamo di assonanze e, anche se ci avviciniamo a Natale, non c’entra niente con la più classica delle canzoni della tradizione natalizia (americana). Figuriamoci che dalle nostre parti preferiamo Quanne venette ninno (a Bettalemme): leggi e ascolta qui, agli inizi del sito.
Il fatto è che qualche volta le parole trascinano il senso (e non il contrario) e non è neanche male lasciarsene trasportare. Anche le immagini richiamano le parole: questa rubrica ne è la testimonianza!
Ma una decisione dobbiamo prendere. Ora ci liberiamo delle assonanze, esplicitandole; e andiamo avanti.
Jingle – motivetto musicale semplice e gioioso; Jingle bells – tintinnìo di campane (anche di campanelle di slitta)
Jingle bells, jingle bells,
jingle all the way.
Perchè quello di cui volevo scrivere, attraverso le immagini, è del Ginkgo, pianta che molto ci piace… Nei secoli fedele… Tutto si può dire di me ma non che non sia pervicace nelle mie passioni!
Gli ultimi articoli della serie “Una foto racconta…” (cliccare per ingrandire). Come si può vedere le foglie gialle del ginkgo mi avevano attratto già in un’altra occasione!
Così Wikipedia in proposito: “Ginkgo biloba L., 1771 è una pianta gimnosperma, unica specie ancora sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae, È un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa nel Permiano e per questo è considerato un fossile vivente. È una specie relitta, deve la sua resilienza all’elevata resistenza alla siccità e al freddo (−34 °C) e all’inquinamento atmosferico. Il Ginkgo biloba è il simbolo della città di Tokyo”.
In modo più “rustico” l’innesco per questo articolo è stato dato da questa foto, con il seguito che andrò a raccontare…
Una foto racconta… di un giardino ben curato – dove pure le formiche andavano il fila per due – direbbe Giovanni (‘i Ggiulie Matrone), l’amico mio ponzese. C’era una volta! Appunto. Quando il tempo bastava per tutto; si (e)seguivano i lavori stagionali al momento giusto. Ogni cosa stava al suo posto, l’erba tagliata, le piante potate, i tutori sistemati; si innaffiava quando ce n’era bisogno, di diradava, si ripuliva…
Poi hanno vinto loro. Le piante. Complice il tempo, hanno preso il comando, cambiato direzione, piegato i rami dove prendevano più sole, strisciato, attorcigliato, creato nuovi rapporti tra loro.
Ora, passando attraverso quello che fu un giardino “ben temperato” prendo atto della situazione, gioisco dei particolari – non certo dell’insieme – mi annoto qualcosa più urgente da fare (poche cose, ma proprio ineludibili), e poi… poi vado, vadooo… Me ne stongh’ iènn’! Me ne so’ gghiute!
Così stamattina (sabato 30/11), ho fatto qualche foto – questa, la prima qui sotto, da cui tutto è partito – e sono andato al mercato settimanale (che a Lanuvio è il sabato e a Genzano il martedì).
Il giardino va avanti per conto suo, tanto c’è abituato.
La fiamma gialla del piccolo Ginkgo del mio giardino visto attraverso la chioma del papiro siciliano – dono di Tano; da me hanno preso dimensioni gigantesche – che si è piegato sulla stradina, dalla sua sede originaria, nello stagnetto
Sulla destra del banano, che pure meriterebbe di essere ripulito dal secco, c’è lo stagnetto fatto con il gommone (Zodiac, Astral 3,40), reduce da tante avventure per mare; ora, ‘aperto come una cozza’, ha una second life come sede di piante acquatiche
Dietro il papiro siciliano, sempre nello stagnetto, c’è il papiro comune, altrettanto rigoglioso
Poi in paese… da Lanuvio, un salto a Genzano che dista pochi chilometri. Noi civitani (lanuvini) di campagna, alcune cose le facciamo al paese di residenza (giornali, Poste, Comune), per altre cambiamo zona (supermercati, altre spese); e Genzano nei dintorni è quella che più si dà le arie da grande città.
Ma è stato qui, a Genzano, proprio all’ingresso del paese dalla strada che viene da Velletri, che mi è venuta l’idea (e la necessità) di questo scritto.
Come spesso succede, quando pensi o vedi una cosa che ti ha colpito, passa poco che ne vedi un’altra che te la richiama. Forse un’attenzione focalizzata, non so, ma succede di frequente. Così all’inizio del paese, sulla sinistra della strada che stavo percorrendo in macchina, cosa ti vedo sulla sinistra se non un viale di Ginkgo nel loro giallo splendore tardo-autunnale, di cui il primo avrebbe meritato un monumento tutto per lui e dei cartelli indicatori per gli automobilisti distratti.
Eccolo:
Onore al Comune di Genzano e ai fautori di questa scelta, fatta diversi anni fa, immagino, ma la resa per quanto attiene all’arredo urbano per mezzo delle piante desta ammirazione…
Sull’Appia, all’ingresso di Genzano; si vede la cupola della cattedrale, in fondo
Lo stesso viale di Ginkgo, rifacendo la strada al contrario
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1° dic. 2024 – La foto che hanno inviato a Patrizia dal Giappone (cfr. Commento di Patrizia Maccotta)
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Nota sull’arredo urbano (cfr. Commento di Sandro Russo)
Quattro foto prese ieri 3 dicembre lungo la strada per porta al paese, nel giardino di una casa:
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8 dic. 2024 (cfr. Commento di Patrizia Maccotta)
La foto del Ginkgo di Montmartre inviata da Patrizia (sullo sfondo le Coeur Sacré):
Tano Pirrone
1 Dicembre 2024 at 11:02
Nella mia nuova raccolta di liriche c’è posto per diverse poesie il cui protagonista è il bonsai di Ginkgo biloba; quella che allego mi è particolarmente cara. Il libro uscirà fra qualche settimana. Buona domenica.
Tardo autunno, il Ginkgo biloba
Le foglie del Ginkgo biloba
sono gialle di nuovo
È di nuovo il tardo autunno
ed or vanno cadendo
e lastricano il vaso di ghisa
lo coprono come un tappeto
lo nascondono
quasi
per tutto l’inverno
Le foglie gialle del Ginkgo biloba
annunciano la fine di un ciclo
l’inizio silente di un altro
l’eterno rosario della vita
che dà vita a sé stessa
Le gialle foglie del mio Ginkgo biloba
sul vaso di ghisa
ancora una volta
Patrizia Maccotta
1 Dicembre 2024 at 12:10
Ginkgo inviatomi dal Giappone!
Ciao Sandro
Foto nell’articolo di base
Sandro Russo
4 Dicembre 2024 at 06:25
Sempre a proposito di bello ambientale e arredo urbano, ho notato nei paesini, ben più che nelle grandi città, una cura per il bello che comincia dal proprio giardino e poi si allarga all’ambiente circostante. L’attenzione per il bello non si impone dall’alto. Se non c’è, in una comunità, saranno senza risultato gli appelli o gli editti di qualunque sindaco. Viceversa, un’amministrazione comunale espressione di un comune sentire popolare, dovrebbe avere un Assessorato alla Bellezza e alla Cultura che includa anche l’arredo urbano. Questo per dire che l’attenzione al bello nasce da singolo cittadino e poi si estende al bene comune. L’appello è a coltivare la Bellezza ciascuno per la sua parte, o farci attenzione, che è parte dello stesso processo.
Nell’articolo di base delle foto prese ieri per la strada che porta al paese (Lanuvio): tre alberi – due aceri e un ginkgo -, piantati davanti a una casa privata, che in questa stagione (in ritardo) del foliage stanno dando il loro meglio.
Tano Pirrone
4 Dicembre 2024 at 06:48
Amare il Bello, bisogna. Troppa gente ama il proprio Bello. Quello che c’è racchiuso nei loro spazi (mentali, culturali e fisici). Odiano il Bello degli altri, come se quello fosse un patrimonio antagonista. Ne diffidano. Lo allontanano, lo profanano. Si comincia da piccoli, alla scuola materna, a supplire l’assenza degli educatori naturali; ad avviare alla necessità del Bello, al bisogno vitale del Bello. Per questo c’è bisogno di persone che il Bello lo amino e lo sappiano produrre e riprodurre. Chi li sceglierà? Ci voglion persone capaci di distinguere il Bello dall’Utile e dal Necessario. Qualcuno scoprirà che i tre piani di valori in effetti combaciano (possono combaciare, DEVONO combaciare). Cominciamo a mettere un fiore non solo e non più nei nostri cannoni, ma in ogni buco che troviamo a portata di mano e di occhi. Infiliamo un gambo in ogni poca terra e accettiamo il Bello degli altri senza l’idea di avere l’unico Bello possibile.
Patrizia Maccotta
8 Dicembre 2024 at 17:22
Ho letto ora il tuo articolo Sandro. Sempre nei tuoi scritti si sente l’amore per le piante. Il ginkgo è la pioggia d’oro che Zeus fa penetrare in Danae! Li vado cercando per Roma: dietro Porta Pia , nel giardino di un istituto di suore ex istituto Volpicelli ora università privata; vicino alla casina Valadier e, grandioso, al Pincio. Nel giardino pensile che si affaccia su via Nazionale. A Ginevra ora non ha più foglie. A Montmartre è dorato come un albero di Natale! Ormai le sue foglie ispirano molti creatori di gioielli e si ritrovano come anelli, come orecchini e pendenti!
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La foto del Ginkgo presa a Montmartre, nell’articolo di base (a cura della Redazione)