di Francesco De Luca
Ho scritto dell’incontro avuto dagli allievi dell’ ITT di Ponza, giorni fa (leggi qui), con gli operatori del Progetto PNRR Islands 4 Future. Voglio parteciparvi anche le impressioni che ne ho tratto. Lo faccio in forza della mia rodata esperienza sia come uomo di scuola e sia come ponzese accanito alla residenza permanente sull’isola.
Faccio notare che gli alunni partecipanti sono venuti spontaneamente, in orario extrascolastico, e senza nessun beneficio potesse loro derivare dalla partecipazione. E dunque spinti da una motivazione personale auto-gratificante.
Ciò che li attendeva era a loro sconosciuto. Cosa li attendeva? Incontri con paesani che riempiono la vita quotidiana di interessi, la cui materialità è visibile e concretizzata in attività manuale.
Questo passaggio è da rilevare giacché non si è trattato soltanto di ascoltare argomentazioni sulle quali, eventualmente, riflettere, bensì di costatare come l’attività mentale si esplichi anche in un fare manuale.
Sottolineo questo per dire come l’esperienza si differenziasse da quella scolastica. La quale vive, si materializza e termina in modo interamente mentale.
Qui c’erano manufatti che davano sostanza all’impegno degli isolani visitati.
Le barche-modellini di Di Giovanni lo dimostrano, così come gli abiti-modelli di Ilaria, e le foto (di Biagio) del campetto di calcio a Le Forna (da come fosse zona sterrata, ad oggi, che mostra erba coltivata!).
Cosa voglio sostenere? Voglio dire che ai giovani si è presentato un messaggio forte: per vivere sull’isola in modo gratificante occorre passione. L’isola è una terra speciale:
a – perché il radicarsi della comunità ha dovuto elaborare sistemi di sostentamento particolari;
b – e lo ha fatto creandosi supporti culturali adatti; c – nel rispetto della natura particolare del territorio.
Oggi questo sistema strutturato di natura e cultura sembra tanto precario da venir meno.
E qui occorre l’inventiva giovanile.
Le nuove generazioni possono:
1 – rifiutare la restanza ed andarsene, snaturandosi in una omologazione globalizzata;
2 – cercare sull’isola una permanenza intelligente.
Perché consapevole e innovativa.
I giovani rispondono nei modi loro donati dalla natura: con interesse ed entusiasmo. La società civile deve sostenerne i tentativi. La Scuola è presente e vigile. L’Amministrazione comunale deve fare sforzi per puntellare questo Progetto.
In fondo il futuro delle isole rappresenta il programma elettorale. E, se non è esplicito, lo deve diventare!
Antonia De Michele
18 Novembre 2024 at 19:42
Commento l’articolo solo per ringraziare Francesco per la diffusione dell’attività che stiamo portando avanti, e la scuola (nella persona di Angelida Costanzo) per averci dato questa opportunità.
Mi fa piacere che si dia spazio a temi che riguardano i giovani e il futuro e che si apprezzi il nostro interesse in questa direzione. Siamo venuti qui non con l’idea di imporre qualcosa, ma in primis di ascoltare i ragazzi, provando con loro a riflettere e a far uscire il legame che hanno con l’isola e il suo patrimonio anche a livello personale, affettivo, di ricordi. Solo dal riconoscimento può arrivare un’azione di cura e salvaguardia: se una cosa la sentiamo nostra poi abbiamo più voglia di proteggerla e farla conoscere. E qui l’esempio di tutti quelli che hanno partecipato, che ringrazio per la passione che hanno trasmesso, è stato importante e significativo.
Qualunque cosa questi giovani decideranno di fare, è importante che capiscano il valore e le potenzialità di ciò che hanno intorno, ed è fondamentale secondo me lavorare affinché le loro scelte non siano il frutto di una percezione di mancanza di opportunità. Anzi, mi viene da dire che è importante lavorare proprio affinché coloro che sceglieranno di restare o di tornare possano pensare di poter costruire, anche materialmente – e in maniera “consapevole e innovativa” – delle nuove opportunità anche laddove sembra impossibile.