segnalato da Sandro Russo, da due “Amache” di Serra, dedicate all’argomento, da la Repubblica
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Nei due precedenti articoli su due aspetti – le elezioni americane e l’alluvione di Valencia, abbiamo riportato le analisi di Ezio Mauro e di Marco Belpoliti. Preferiamo i punti di vista di scrittori e giornalisti piuttosto che di politici. Come in altri tempi avremmo ascoltato Umberto Eco e Pasolini, così cerchiamo oggi una interpretazione originale di quel che succede da commentatori in cui riponiamo fiducia e di cui abbiamo grande stima. Gli scritti sono incisivi e stringenti. Poi ciascuno confronterà queste tesi con le proprie impostazioni di pensiero; personalmente le tengo in gran conto.
Prima due scritti di Serra; domani un articolo di Paolo Rumiz.
S. R.
L’amaca
C’era una volta in America
di Michele Serra – Da la Repubblica del 6 novembre 2024
Si stava meglio quando il cambiamento climatico non esisteva, dunque bisogna ritornare a vivere, produrre e consumare come se non esistesse. Si stava meglio quando non si parlava così tanto di diritti, di genere, di problemi personali, le donne facevano le donne, gli uomini facevano gli uomini, il resto erano solo buffe e isolate eccezioni, dunque è ora di tornare ai buoni, vecchi, sani costumi di una volta.
Si stava meglio quando arrivavano meno immigrati, dunque bisogna che non ne arrivino più, l’unica immigrazione virtuosa, nell’epopea americana, è quella originaria, è la Conquista da parte dei coloni bianchi. Si stava meglio quando il ruolo dell’Europa era obbedire, dunque bisogna che l’Europa smetta di illudersi di essere un soggetto politico e torni a essere un insieme di piccoli vecchi Paesi divisi e vassalli. Si stava meglio quando la globalizzazione non favoriva i prodotti cinesi, dunque bisogna riportare il commercio mondiale al suo stato precedente introducendo dazi alti come muri. Si stava meglio quando la polizia poteva sparare ai delinquenti senza tante storie, dunque per mantenere l’ordine bisogna tornare alle maniere forti e piantarla con il piagnisteo umanitarista.
L’America tornerà grande quando tornerà a essere come prima, e non importa quanto questo “prima” sia reale, quanto mitologico. Se la sintesi del successo di Trump è, grosso modo, questa, è una piccola summa, molto aggressiva ma non inedita, del pensiero reazionario: i cambiamenti portano solo guai, torniamo al nostro dorato passato. Rimane libero, quasi incontaminato, il campo del futuro. Delle strade nuove e sconosciute. Ma quello sarebbe il lavoro della sinistra, chissà che un giorno o l’altro non ricominci a farlo.
L’amaca
Superiorità morale
di Michele Serra da la Repubblica dell’8 novembre 2024
Quando perdiamo un’elezione accettiamo il risultato, ha detto Kamala Harris. Bisogna voler bene al proprio Paese anche quando si perde, ha detto Joe Biden. Impossibile non confrontare i modi e le parole della sconfitta dem con i modi e le parole della sconfitta di Trump, quattro anni fa.
Potete pensare che avere stile sia una magra consolazione. Ma potete pensare, anche, che lo stile è lo specchio dell’anima, e l’anima dei democratici è democratica, e dunque afferra il senso della differenza, e la rispetta. L’anima del trumpismo no, non è democratica, e dunque odia la differenza e cerca di cancellarla.
È molto importante, di qui in poi, che i dem (nel mondo: non solo in America) provino l’orgoglio di esserlo. La loro apparente debolezza (riconoscere la differenza, e di conseguenza riconoscere di essere una parte, non il tutto) è una grande forza. È un valore aggiunto, e sì, un elemento di superiorità morale. Non bisogna avere paura di dirlo, così come l’educato non deve temere di mettere in soggezione il maleducato, il gentile di mettere in difficoltà l’arrogante.
La differenza tra chi non ammette la sconfitta, la considera un affronto insensato, e chi la mette nel conto, è enorme. Non è solamente una differenza politica, è una differenza umana. Può darsi che farla rilevare (non in quanto “ci piacerebbe che fosse”, ma in quanto è per davvero) dia fastidio ai prepotenti.
Pazienza. Non è di buon esempio, per i mediocri, nascondere i propri meriti per non contrariarli.
[Di Michele Serra, da la Repubblica del 7 e dell’8 novembre, rispettivamente]
Immagine di copertina. C’era una volta in America, locandina americana del film di Sergio Leone del 1984