di Sandro Russo
.
Credo che ognuno abbia la sua pianta preferita, o tante piante a seconda della stagione. Non ampliamo troppo il campo e restiamo alle erbacee.
Preferita perché legata a un ricordo – un’immagine, un profumo o un sapore – che si è infisso nella mente e lì è rimasto; refrattario alle mode e alle sovrapposizione di altre piante.
Per qualcuno è il basilico del sugo della nonna; o la rosa ricevuta o offerta dal/al primo amore (non è un’erbacea, ma ce la facciamo entrare), o il profumo della santità (classicamente i gigli, il giglio di Sant’Antonio, Lilium candidum, ma per i ponzesi anche i garofani di San Silverio). Potrei fare decine di esempi, ma scaricherei l’inventiva e le associazioni dei lettori… che ben possono interrogarsi e proporre – in Commenti – la loro pianta ‘feticcio’ e i motivi per cui lo è diventata.
Metto le mani avanti e dichiaro io le prime tre che mi vengono in mente: la pianta dei fiori di cera (Hoya carnosa) ricevuta in eredità (affettiva, non materiale) da mia zia Olga (leggi qui);
le stelline rosse (Ipomea quamoclit pinnata) (leggi qui) conosciuta in- e importata da- un viaggio in Madagascar.
Insieme, in un’antologia con altre piante particolari: –> https://www.ponzaracconta.it/2022/07/16/le-piante-pazze/
Però è il Dragoncello – pianta comune e conosciuta, ma non abbastanza apprezzata, mai nominata prima sul sito – che ha stimolato questo scritto, per averla trovata una di queste sere fiorita, seminascosta da una esuberante arbusto di salvia a fiori rossi (probabile Salvia roeriana).
Il dragoncello (Artemisia dracunculus) anche conosciuta come estragone (in Francia solo come estragon); Fam Asteraceae, sottotribù Artemisiinae.
Aromatiche. In primo piano il dragoncello, con le foglie piccole, lanceolate e il fiore giallo. Dietro, una salvia a fiori rossi. di portamento arbustivo, piuttosto esuberante, sotto, in basso a dx nella foto, l’origano con le sue foglioline rotondeggianti
Imparentata, dal punto di vista botanica (e per il profumo) con altre Artemisie che dovremmo conoscere.
Artemisia abrotani (o abrotano, a Ponza semplicemente “canfora”, che non è, perché l’albero della canfora – Cinnamomum camphora – è un maestoso albero tropicale).
Artemisia absinthium (a Ponza ’a scienza. Comunissima, specialmente a Le Forna. Solo dopo averci tanto pensato sono riuscito a capire il perché del nome: è la deformazione dialettale di ‘assenzio’; infatti dal distillato della pianta – amarissimo – è l’ingrediente base dell’omonimo liquore)
Artemisia a Ponza, qui sopra Lucia Rosa. Sfondo Palmarola
Artemisia, inserita nella macchia mediterranea
Ma torniamo al dragoncello… Mi è “simpatico” perché è una pianta discreta, perenne; ha le foglioline profumate come di anice e dei fiori gialli che mi giungono ogni volta inaspettati. La meno usata tra le aromatiche del mio giardino. Il suo gusto deciso non si sposa facilmente con gli alimenti.
L’ho provato finora mescolato al Philadelphia, formaggio cremoso, per tartine o involtini con prosciutto (tutto a crudo).
Si potrebbe provare con il maiale arrosto, alternando i tranci di carne con fette di ananas e foglioline di dragoncello, appunto. Ma ormai la carne quasi non la mangio più.
La mia scarsa esperienza con l’uso del dragoncello in cucina, mi ha spinto a cercare qualche informazione sul web. Ce ne sono e come!
Come si usa il dragoncello in cucina?
Aroma: piacevole, aromatico, dolce-amaro che ricorda l’anice e la liquirizia.
Impiego: allo stato fresco come aromatizzante nelle insalate; essiccato nella preparazione di carni, salse, ripieni e minestre e per aromatizzare l’aceto. L’olio per preparare vini tonici, aperitivi e aceti aromatici – https://www.ilgiardinodellemeraviglie.it/it/dragoncello.html
Qui da www.melarossa.it
Il dragoncello è una spezia tipica della cucina francese. È comunemente usata nella salsa vinaigrette, dove si accompagna ad asparagi, carciofi, funghi e cavolfiori.
Si abbina bene anche con ortaggi come i pomodori, le insalate, le minestre di verdura e le salse alle erbe. Nei brodi di carne, marinature, stufati di carne e pesce, invece, aggiunge una leggera piccantezza.
Può dare un tocco raffinato a salse come la maionese e per aromatizzare l’aceto e la senape.
Il sapore del dragoncello ricorda quello dell’anice, con un retrogusto amarognolo, che ricorda un mix “menta e finocchio”, ma più delicato. Pertanto, può essere facilmente impiegato in cucina in sostituzione di queste spezie o in associazione ad altre erbe aromatiche per creare una sinergia di sapori.
Si sposa bene con le preparazioni di carne, uova e pesce, ma può essere anche utilizzato per condire piatti di pasta ed insalate, o come ingrediente di salse e sughi.
Infine un ritaglio-immagine da Giallo zafferano, altra testata classica cucina e di ricette originali:
Questo è quanto so sul dragoncello. Spero che vi venga la curiosità! …botanica e gastronomica.
Bixio
7 Novembre 2024 at 16:44
Io che cammino spesso per i sentieri della costa, ho riscontrato dopo anni di uso e di protezione che la più bella pianta dell’isola è la cosiddetta “erica arborea”. Fa parte delle piante della macchia mediterranea; noi da ragazzi la chiamavamo in dialetto ‘a jolice”. Si usava in bracconaggio per realizzare i famosi archetti di cattura per gli uccelli: “i lacciole”. Pianta bellissima che può avere portamento a fusto o a cespuglio.
Poiché già da tempo – ne parlavo anche con Sandro Romano – enormi e veloci tentacoli di rovi stanno invadendo i terrazzamenti abbandonati, essi stanno soffocando tutta la macchia mediterranea dell’isola, in modo particolare la ‘a jolice, è a rischio di estinzione.