di Enzo Di Fazio
Riflettendo sui circa 14 anni di vita di Ponzaracconta (stiamo per raggiungere il traguardo dei 18mila! articoli) osserviamo spesso, noi della Redazione confrontandoci a volte anche con gli abituali contributori del sito, che ormai non c’è più niente da raschiare dal fondo del barile dei ricordi.
E invece no… a sorpresa nella settimana ci pensa Franco De Luca, con i suoi articoli sulla vecchia banda musicale di Ponza, a farci ricredere e a dirci che forse c’è ancora spazio per seguire le tracce di quello che il frontespizio ci suggerisce.
Gli scritti di Franco, (1) e (2), sono dei quadretti bellissimi e vivi che ripercorrono la storia dei nostri musicanti, storia che ha interessato almeno tre generazioni, guidate dai maestri Titta, Cafolla e Anzalone. Dico vivi perché, in tanti abbiamo rivissuto, grazie a quello che ha scritto Franco e a quello che hanno ricordato, attraverso i commenti, Silverio Lamonica, Franco Zecca, Biagio Vitiello, Pasquale Scarpati e Silverio Guarino, i momenti e l’aria che si respirava quando la banda passava.
È stato inevitabile anche per me, nella circostanza, volgere il pensiero a mio padre che mi raccontava d’aver fatto parte, in gioventù, della banda musicale. Aveva suonato – mi diceva – il bombardino, calcando i lastroni di corso Pisacane e della piazzetta della chiesa, a fianco ad Elio Zecca, al padre Ciccillo, a Silverio Guarino e a tanti altri. Ricordo quello strumento ormai dismesso, un po’ scolorito ed ammaccato, abbandonato in un angolo del mezzanino della casa degli Scotti. Mi sarebbe piaciuto averlo oggi tra i ricordi lasciati da mio padre ma ne persi le tracce dal momento in cui, a nove anni, partii per Napoli per frequentare in quella città le scuole medie. Probabilmente le partecipazioni di mio padre alla banda dell’isola sono state sporadiche, visto che non emerge il suo nome dalla rievocazione dei ricordi. Quello che posso dire è che, nell’età in cui con i genitori si parla da pari a pari, ho saputo quanto mio padre amasse la musica, soprattutto quella classica. Così ho anche scoperto le sue conoscenze, le sue esperienze musicali e quanto piacere provasse nel parlarmi ogni tanto di crome, semicrome, biscrome e.. di pentagramma.
Quanti innanzi per dire che ogni tanto ancora oggi si apre, grazie ai frequentatori del sito, uno squarcio sul passato, utile per portare alla luce valori, personaggi e momenti che rischiano di essere dimenticati.
Il sito conserva insomma ancora questo pregio, nonostante i cambiamenti.
E, leggendo gli articoli della settimana, per rimanere nell’ambito dell’amarcord, il sito è anche depositario di sentimenti, oserei dire di confessioni, che vengono dal profondo dell’anima.
E’ il caso di Elena Consalvi, una ragazza, una studiosa in giro per l’Europa alla ricerca di tante cose (ma forse semplicemente per vivere intensamente, come dice) che affida alle pagine del sito la sua dichiarazione di amore per la nostra isola e per la sua solitudine, quella che fa paura a tanti.
Mi piace quando scrive “quando abitavo sull’isola e c’era il temporale, di Ponza mi piaceva la certezza che da lì non sarei potuta fuggire né farmi richiamare altrove. Come se quello scoglio in mezzo al mare, altamente esposto ai cataclismi del mondo, in realtà mi proteggesse dal mondo stesso”. È la sensazione forse di un particolare momento della vita ma è una dichiarazione molto forte e bella.
Mi fa ricordare quando da piccolo, al faro della Guardia, imperversando la tempesta, mi rifugiavo nella torre là dove c’era la lanterna. Lì, protetto dalla grandezza e dalla solidità del faro, mi sentivo forte e sicuro, capace di sfidare la paura che, proprio lì, ho imparato ad affrontare e a gestire.
Certo la vita sull’isola non è sempre così poetica.
C’è il problema dei collegamenti. Cambiamenti e incertezze sono all’ordine del giorno. Così, nella settimana, in merito alla sospensione delle corse sulla tratta di Terracina, interviene il TAR.
Ci sono problemi di abusi edilizi, non i primi per la verità. Ogni tanto compaiono e, leggendo le notizie riportate dai giornali, fa rabbia che emergono quando il grosso è stato già fatto. Se ne parla per un po’ e poi non se ne sa più niente. Ma – è inutile recriminare – è un problema non dell’isola ma dell’intero il paese. È un fatto di costume. Tanto ci sarà sempre un condono a sistemare tutto…
Ogni tanto si parla di assistenza medica inadeguata, soprattutto per quanto riguarda gli anziani. Ma qualcosa si muove in materia di prevenzione, e – per fortuna – non è la prima volta.
Da domani e fino al 7 novembre l’isola sarà interessata dalla campagna di prevenzione avviata dalla ASL di Latina nell’ambito di un tour di medicina itinerante,
I momenti belli e le speranze vengono dai giovani di cui ci fa sempre piacere riportare i successi che vanno conseguendo. Angelo Feola si laurea in Ingegneria gestionale, Simone Conte in Fisica. I laureati sono veramente tanti. Basterebbe che il 10% di loro si dedicasse all’isola per far sperare in un futuro migliore.
È stata questa la settimana di tutti i santi e dei defunti.
Ponza ha ospitato, complice il bel tempo, tanta gente che si è divisa tra le passeggiate poetiche organizzate dall’Associazione Exotique e la partecipazione alla festa di Halloween di cui Martina ci ha fatto un breve resoconto. Ma ci sono state anche, ovviamente, le visite al camposanto, luogo in cui ormai non vanno più i bambini. Le famiglie sembrano temere la presenza della morte nella coscienza infantile, scrive Franco De Luca.
Tutt’altra storia a Napoli, città che è teatro, in questi giorni, della terza edizione di “Uanema, la festa degli altri vivi”, una rassegna che racconta, attraverso una serie di eventi tra cultura e scaramanzia, il particolare rapporto che i napoletani hanno con l’aldilà, rapporto dove spesso il sacro si mescola con il profano.
Tra storia, folclore, antropologia, attualità, viaggi, curiosità e ricordi alcuni scritti della settimana.
A Ponza si infoltisce lo zoo umano di Franco De Luca con altre due caratteristiche figure isolane: ‘u fottucumpagno e ‘a malalengua,
A Porto Santo Stefano Ortensia Vitiello spegne 101 candeline
A Ventotene un documentario raccoglie la testimonianza di alcuni anziani nel tentativo di tramandare alle giovani generazioni un mondo di esperienze e di tradizioni che rischia di perdersi anno dopo anno.
Da Ischia tanti i contributi di Giuseppe Mazzella di Rurillo che trova sempre il modo di collegarli al problema della ricostruzione post terremoto dell’isola
– il ricordo di Gegè Di Giacomo, il mitico batterista del complesso di Renato Carosone
– la presentazione del libro Il mare dentro di Salvatore Lauro
– alcune riflessioni sul futuro di Casamicciola al tempo di internet.
Dall’estero un ennesimo resoconto di Sandro Russo del suo viaggio “letterario” a Cefalonia. Questa volta l’argomento è il faro più vecchio dell’isola, occasione per parlare anche di altri fari ma di godere soprattutto dei momenti magici legati all’aria che si respira, all’ora del tramonto, intorno alle sentinelle del mare. Bellissime le foto a corredo dell’articolo, da fare concorrenza a quelle che inseriamo nella rubrica quotidiana del Meteo.
Infine uno scritto interessante e curioso sulle cartoline di foglie di ficus. Impensabile che potessero esistere foglie su cui poter scrivere per poi essere spedite,
C’è poi un articolo che, partendo dalla considerazione dell’uomo come essere al centro di tutte le cose sposta l’attenzione sul mondo delle piante.
Ne scrive Stefano Mancuso. Ha dell’incredibile scoprire che noi rappresentiamo solo lo 0,01 per cento della vita del pianeta, raggiungendo lo 0,3 insieme agli animali.
Scrive Mancuso: se guardiamo al mondo vegetale, alla forza delle sue comunità, al mutuo appoggio, alla capacità di comunicazione, alla capacità di resistere, troviamo innumerevoli esempi alternativi al nostro modello. Dal punto di vista della robustezza e dell’innovazione nulla è più moderno delle piante. Forse è tempo che l’uomo comprenda che non è davvero la misura di tutte le cose.
C’è veramente da meditare,
Ho riservato in chiusura di questa epicrisi i due articoli che affrontano le questioni politiche internazionali del momento: il conflitto israelo-palestinese e le elezioni americane, argomenti di cui non possiamo fare a meno di interessarci.
In merito al conflitto riportiamo uno scambio di opinioni tra Michele Serra e Giuliano Ferrara. Che dire? Rispettabili entrambi perché partono da punti di vista diversi. Forse più condividibile la posizione di Michele Serra perché parla da pacifista, perché ricorda Gino Strada, vero e proprio guerriero della pace. Francamente ho difficoltà ad esprimermi, né tanto meno ha senso, a mio avviso, capire le argomentazioni sostenute dall’uno o dall’altro.
Sta di fatto che è maledettamente complicato trovare la ragione da che parte sia, se a Gaza o a Israele, e le ragioni di questa guerra. Sta di fatto che è straziante vedere distruzione, macerie e morte, soprattutto di tanti bambini senza che si riesca a porvi termine.
L’altro argomento sono le elezioni che si terrano in America tra qualche giorno. Esito incertissimo stante ai sondaggi e alle ultime proiezioni.
Anche qui quello che sta accadendo ha dell’incredibile, dopo tutte le vicende che hanno visto coinvolto, nel tempo, Trump a partire dall’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 dei suoi sostenitori.
Esito molto incerto e la differenza la potrebbero fare, tra tante cose, due fattori importanti: la determinazione delle donne, maggiormente schierate a sostegno di Kamala Harris, come scrive Maurizio Molinari nel suo articolo, e la decisione degli indecisi, come ho avuto modo di apprendere recentemente da un notiziario di fonte americana.
E’ per questo che inserzionasti, studiosi, media, organizzatori delle campagne elettorali si sono interessati da qualche tempo a questo segmento dell’elettorato.
L’indeciso americano è tendenzialmente maschio, molto giovane, alla prima o al massimo seconda elezione, poco interessato alla politica, in genere disoccupato o pagato male, appartenete ad una minoranza come quella dei neri o degli ispanici. Alla domanda cosa avrebbe potuto farli decidere per Trump o Harris in molti hanno risposto che è la convinzione della capacità dell’uno o dell’altra di incidere sulla loro posizione economica a fare la differenza. E questo avvantaggia Trump, perché la vulgata vuole che una nuova elezione di Trump gioverebbe all’economia. Non ha importanza poi se i risultati della presidenza Trump siano stati pessimi mentre quella della presidenza Biden sono stati ottimi; non conta quello che è vero ma quello che la gente crede, soprattutto a questo momento della corsa.
Martedì 5 ne sapremo di più e l’esito, sia il nuovo presidente Trump o Harris, sicuramente avrà ripercussioni sull’Europa e sul conflitto israelo-palestinese.
Buona domenica a tutti.