da articoli della stampa internazionale e italiana proposti da Luigi Narducci e dalla Redazione
New York, 6 novembre 2024: è un’immagine falsa, creata dall’intelligenza artificiale e rielaborata dall’illustratore Mirco Tangherlini per il Venerdì di Repubblica, in edicola il 1° ottobre 2024
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Shockato – come molti, immagino – dalla copertina del Venerdì comprato ieri insieme a la Repubblica. Però sono andato a sfogliarlo per saperne di più. Per questo ho deciso di riproporla anche sul sito – se può farlo la Repubblica potremo farlo anche noi, ho pensato. Il senso dell’operazione, incluso il nostro titolo dovrebbe essere un potente (?) esorcismo per evitare che una cosa del genere avvenga. Ma per capirne di più proponiamo anche la visione (ultra-sintetizzata) di due opinionisti dalla stampa internazionale e del nostro Molinari da la Repubblica.
Sandrorusso
Due interessanti articoli dell’ultimo numero di Internazionale (George Packer ‘L’America allo specchio’ e Emily Bazelon ‘Uomini contro donne’) permettono di comprendere meglio la situazione politica negli USA e non solo.
‘È probabile che alle elezioni sarà decisivo il voto delle comunità rurali della rust belt, la zona industriale nel nordest degli Stati Uniti’ dove vivono cittadini bianchi declassati socialmente a seguito del processo di deindustrializzazione e di finanziarizzazione dell’economia statunitense che ha penalizzato fortemente la classe operaia e aumentato le diseguaglianze.
Negli ultimi trent’anni i bianchi senza una laurea hanno vissuto un declino della salute e del reddito rispetto ai bianchi con una laurea triennale e ai neri. In questa situazione gli immigrati diventano i capri espiatori della destra, ma « il razzismo è solo una delle forze che tengono insieme la base elettorale di Trump. La frattura più importante della politica statunitense riguarda l’appartenenza di classe, definita dal divario tra gli elettori laureati e tutti gli altri. Questo spiega perché molti neri e ispanici della classe operaia si stanno spostando verso i repubblicani».
Anche le dinamiche di genere aiutano Trump a compattare il suo elettorato perché gli uomini stanno perdendo terreno in termini assoluti e rispetto alle donne e in questo contesto il sessismo di Trump fa breccia. Il 40 per cento degli elettori di Trump tra i 18 e i 49 anni è convinto che i progressi delle donne siano avvenuti a spese degli uomini. Quegli uomini dicono anche di sentirsi sminuiti e lasciati indietro. La maggioranza delle donne è favorevole a Harris, tuttavia queste donne, per la loro identità di classe, potrebbero finire per schierarsi con Trump perché preoccupate per la situazione economica.
Il repubblicano Trump appare come l’uomo in grado di distruggere e rivoluzionare un ordine che ha fortemente penalizzato i più poveri, soprattutto uomini, che si sentono sminuiti sul piano delle identità di classe, di genere e di etnia.
Elezioni Usa
La rincorsa di Kamala Harris
di Maurizio Molinari – Da la Repubblica del 1° ottobre 2024
A 96 ore dal voto per la Casa Bianca Kamala Harris vede la possibilità di una rincorsa in extremis capace di farla diventare la prima donna a sedersi nello Studio Ovale. A dispetto dei sondaggi che da dieci giorni danno avanti, anche se di poco, il rivale Donald Trump a rovesciare la situazione sono i dati sul voto per posta: sono già 52 milioni gli americani che si sono espressi e fra loro ben il 55 per cento sono donne mentre gli uomini sono il 45 per cento. E poiché fra le donne Harris ha un vantaggio che nell’elettorato suburbano arriva a toccare i 19 punti questo significa che il fattore entusiasmo — la capacità di mobilitare la propria base — sta favorendo lei, proprio come avvenne per Barack Obama nel 2008.
Con i sette Stati in bilico appesi a poche migliaia di voti, la carica delle donne può spiegare anche perché negli ultimi due giorni Harris è passata in testa — sempre per percentuali minime — in North Carolina, Georgia e Pennsylvania oltre al Michigan che già aveva. Jen O’Malley Dillon, guida della campagna democratica, non ha dubbi sul fatto che siamo alla svolta decisiva della sfida: “Saremo noi a prevalere”. Perché a frenare Trump sembra essere l’assenza di una eguale spinta fra gli uomini, che sono invece la sua più importante base elettorale. È lo stesso Trump ad ammettere la difficoltà del momento, tentando di correre ai ripari con una promessa dell’ultim’ora: “Sarò io a proteggere le donne, che a loro piaccia o meno”.
Convinta di avere il vento a favore, Harris si getta in una maratona di eventi elettorali “on the road” negli Stati più contesi — iniziando da North Carolina, Wisconsin e Pennsylvania — per trasformare la rincorsa su Trump in un vantaggio impossibile da colmare. Per riuscirci scommette su un messaggio che parla sistematicamente a repubblicani, conservatori e indipendenti che non si riconoscono nell’ex presidente. “Rappresenterò tutti gli elettori, anche chi non mi ha scelto” ripete Harris, sostituendo la tradizionale contrapposizione fra democratici e repubblicani al contrasto fra “Trump che pensa solo a se stesso e gli americani che amano la nazione”. Da qui l’importanza di Barbara Bush, figlia e nipote di due presidenti americani, che ha scelto la cornice di un comizio in Pennsylvania per sostenere Harris “per i meriti nella battaglia in favore dei diritti delle donne” a nome di una delle famiglie che rappresentano la storia più recente del “Grand Old Party”. Ricordando come la nonna Barbara, moglie e madre di presidenti, nel 2016 affermò: “Non riesco a capire come delle donne possano votare per Trump”. Il riferimento è alle numerose denunce di abusi sessuali che lo hanno investito — e in un caso hanno portato alla condanna in tribunale — così come al suo linguaggio, spesso molto offensivo, nei confronti delle donne. Da qui l’importanza di altri ex repubblicani, da Liz Cheney ad Arnold Schwarzenegger, che affiancano Harris nel tentativo di conquistare negli Stati in bilico — Arizona, Nevada, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, North Carolina e Georgia — quegli ultimi voti di indecisi capaci di fare la differenza in una corsa che resta al cardiopalma.
Basti pensare che per il settimanale l’Economist, che monitora dozzine di sondaggi locali e statali, il recupero di Harris ha azzerato il precedente vantaggio di Trump arrivando a non poter escludere un risultato di perfetta parità: 50 a 50 per cento del voto popolare con 269 voti elettorali a testa. È uno scenario che consegnerebbe l’esito delle elezioni nelle mani della Camera dei Rappresentanti di Washington — dove la maggioranza è repubblicana — ma Harris è convinta che la rimonta spinta dalle donne è oramai inarrestabile e porterà a una sconfitta di Trump talmente evidente da scongiurare anche qualsiasi contesa legale. A sostenere Harris è uno schieramento di star dello spettacolo che può avere impatto sulla mobilitazione degli elettori più giovani: dopo Beyoncé e Taylor Swift sono stati Eminem, Usher, Neil Young, Bruce Springsteen e dozzine di altre star a inondare il web con messaggi e video che puntano a raggiungere il pubblico delle nuove generazioni, a cominciare da chi vota per la prima volta. Con il “reggaeton” Nick Jam protagonista dell’ultimo affondo con uno show in difesa dei portoricani dopo l’offesa contro la loro “isola spazzatura” da parte di un comico intervenuto all’evento di Trump al Madison Square Garden di Manhattan.
Ogni candidato presidente in America costruisce una diversa coalizione elettorale sulla quale scommette la vittoria e possono esserci pochi dubbi sul fatto che Kamala Harris punta sulla mobilitazione in massa delle donne e sulla defezione di una componente significativa dell’elettorato repubblicano al fine di trasformare l’“Election Day” in un referendum fra “l’America e un piccolo tiranno” come lei ha affermato a Washington, ricordando l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 da parte dei sostenitori di Donald Trump.
[Di Maurizio Molinari, da la Repubblica del 1° ottobre 2024]
La copertina di Internazionale. Numero 1587. 31 ottobre 7 novembre 2024.