.
Non si sentono le voci sottili dei bambini né il loro passo leggero. Sul cimitero di Ponza annaspano soltanto figure di anziani, fra cappelle debordanti di fiori a cornice di volti. Quanti ce ne sono… più di quelli che si incontrano per strada. Questi per lo più sconosciuti, e quelli invece hanno un sorriso stampato sul viso, di cui abbiamo conosciuto ambizioni e paure, allegrie e dolori.
Incontro amici della stessa età, con gli stessi acciacchi e lo stesso volto rassegnato.
I bambini latitano, e l’ansimare dolente dei ponzesi non si urta coi loro giochi irriverenti e tollerati fra le cappelle.
Meno male che sono stati disposti i passamano lungo le scale di questo cimitero. Bello perché il sole oggi lo sazia e il mare intorno lo esalta.
Agognata meta per i Ponzesi di ieri e per quelli di oggi… ma la pietà umana va curata. Tratta fuori dall’anima e incanalata. Affinché dia vigore alla pietà per i defunti.
E’ stata una pratica religiosa che ha contribuito ad accorpare la comunità isolana, tanto da divenire, a mio avviso, uno dei pilastri su cui si è edificata l’identità culturale ponzese.
Oggi, la latitanza dei fanciulli, dei ragazzi e degli adolescenti non fa bene sperare. Le famiglie sembrano temere la presenza della morte nella coscienza infantile. E’ certamente un ossequio allo spirito del tempo, ma ugualmente è una caduta dei valori della società ponzese. Il mio è un giudizio opinabile ma non posso tacerlo. Perché all’uscita del cimitero mi sono sentito carico di sentimento paesano.
Ho rivisto mio padre, con la sua aria severa, e gli ho parlato in silenzio. Ho incontrato i compagni con cui ho giocato a nascondino fra le tombe e i cappelloni. Ho risentito il rimbrotto di quell’anziana allorché passai sul tumulo dove giaceva il figlio: Statte accorto… si no ‘u faie male ! E don Luigi cantava il Dies irae che mi straziava il cuore e, quando ne tradussi il testo: Giorno di ira quel giorno che dissolverà il mondo… lo stupore mi strinse il cuore in un pugno.
Tatonno mi dà una paccata sulla spalla. Sto col viso al mare. Lo scoglio Rosso troneggia in basso mentre un battello ne evidenzia il profilo.
Presente è la morte. Ma non muore il sentimento che accomuna noi che consumiamo l’esistenza con chi ci ha preceduto. Lasciandoci doni di vita e di amore.
Oggi tocca a noi dare il senso all’esistenza che trapassa da ieri al domani, dai nonni ai nipoti. Ossia dire della bellezza che si è prodotta e di quella che si riuscirà a produrre se si lasceranno le guerre, le divisioni, i rancori.
L’esaltazione della natura si ha nell’umanità che, a sua volta, la protegge e a cura.