Ischia

Reportage dalla Casamicciola d’antan (2)

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

per la prima parte (leggi qui)

 

Casamicciola, il paese senza memorie – 1959, l’anno delle grandi opere pubbliche e private
Casamicciola, 23 ottobre 2024

Non c è un archivio storico pubblico qui.
La storia locale è dispersa nelle raccolte private degli amanti della memoria. Poi le vecchie cartoline del primo novecento (anche queste in archivi privati) e la storia orale. I ricordi dei sopravvissuti alle epoche come chi scrive.

La prima cosa che si doveva fare per la “ricostruzione” dopo tre catastrofi in 15 anni era una “Casa della Storia”. Un luogo dove accogliere le memorie e progettare l’avvenire perché non tutto è perduto. Poteva essere la villa del dottor Giuseppe Mennella (1867-1949) perché é stato il più grande bibliofilo dell’isola e se la sua biblioteca è conservata dal duca Camerini almeno la casa ed il suo giardino potevano essere il luogo simbolico per conservare la storia e discutere su come ripartire.
I cittadini di Casamicciola – quelli che hanno antenati e radici secolari – sono abituati alle ripartenze.

Il municipio di Casamicciola non ha un patrimonio disponibile. Non ha un palazzo, un appartamento, una stanza per farne una biblioteca con un circolo culturale dove cementare o tenere in vita una identità civile da conservare dopo tre catastrofi che hanno fatto andare via almeno 2mila abitanti. Poteva essere l’ex Capricho de Calise lo spazio pubblico per un circolo nautico e culturale come simbolo della nuova economia del porto turistico in attesa di riprendere sotto nuove forme l’economia delle Terme distrutta dalle rovine del complesso Pio Monte della Misericordia, dal terremoto per piazza Majo e la Rita e dalle due alluvioni per piazza dei Bagni del Gurgitello.

Da 30 anni propongo una società di trasformazione urbana ai sensi dell’art. 120 del testo unico degli enti locali. É ancora più necessaria perché il sistema commerciale ed alberghiero superstite non può investire 100milioni di euro in questo contesto. Non ne ha la disponibilità e la forza del capitale umano. Ci vuole un intervento pubblico ed è questa l’utopia che si propone in un tempo di liberismo sfrenato poiché non c’è solidarietà civile.

Ma ci può venire in soccorso la memoria.

Nel 1959 furono realizzate qui tre opere significative: l’hotel Cristallo, l’hotel Gran Paradiso e lo stabilimento in cemento armato nella marina chiamato “Kursal” e poi “il Gabbiano” e poi ancora “complesso Calise” perché “Capricho” era solo il nome del night club.
Dal 1959 al 1969 il “Kursal”, realizzato da un imprenditore romano, non ebbe buone gestioni. Nel 1969 l’impresa imprenditoriale fu acquistata dal cav. Francesco Calise e dalla sua famiglia. Fu il figlio Emiddio il protagonista della riconversione del complesso ex Kursal su progetto di trasformazione dell’arch. Ugo Cacciapuoti. Un complesso di accoglienza multifunzionale: bar ristorante pizzeria tea room night club. Adatto per ogni esigenza e capace di accogliere 50 o 500 persone. Per almeno 10 anni fu un successo. Il successo del piccolo night club nel semi-interrato che ospitò I Ricchi e Poveri, Umberto Bindi, Gegè di Giacomo, Romano Mussolini, Remo Germani, Perez Prado e tanti altri. La parete di ingresso del night club esponeva tutti I manifesti delle “attrazioni”.
Poi cambiano le mode ed il night diventa discoteca ma non è più la stessa cosa. Poi ancora la chiusura per “inagibilita”. Ilocale é troppo basso per le nuove norme di sicurezza. Cominciò il declino di tutto il complesso per il cambiamento delle mode e della qualità della clientela.
Ma questa è un’altra storia.

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