Manifestazioni

‘Israele e il 7 ottobre’ alla Casa della Memoria

di Patrizia Maccotta 

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Abbiamo preannunciato questo incontro sul sito, in data 15 ottobre: leggi qui.
Sono tempi tali che la stessa esibizione di un’immagine del genere – il logo dell’Associazione che ha organizzato l’incontro – sembra fuori luogo. Nonostante ciò un’altra visione delle cose esiste e cercheremo di renderne conto in questo articolo e in due successivi sul tema, di prossima pubblicazione.

Grazie a Patrizia Maccotta per la puntuale ed estremamente concisa cronaca dell’incontro.
La Redazione

Il 22 ottobre scorso, alla Casa della Memoria di Roma, è stata presentato il saggio del giornalista Fabio Nicolucci – analista alla Nato Defense Fondation“Israele e il 7 ottobre, il prima e il dopo”. L’opera comprende un’intervista all’ex capo dello Shin Bet, Yaakov Peri.

La vice presidente della F.I.A.P. (Federazione Italiana Associazioni Partigiane), Bianca Cimiotta Lami e il responsabile della  Casa della Memoria, Paolo Ruffini, presentano il luogo illustre dove in più  di cento persone siamo riuniti e ne sottolineano l’importanza: è la prima Casa della Memoria d’Italia. Osservano che è sempre più  necessario ragionare, in questo momento, su ciò che sta succedendo in Medio Oriente per respingere ogni idea preconfezionate e ogni ideologia.
La lettura del libro di Fabio è un’ottima occasione per una riflessione ragionata.

Il Presidente dell’Associazione Pace in Medio Oriente, Angelo Di Capua, che ha preparato e fortemente voluto questo incontro con l’Autore, illustra lo scopo dell’ associazione culturale che conta ormai tre anni di vita: lavorare per sostenere la creazione in sicurezza di due popoli e due stati in Palestina e per eliminare ogni forma di razzismo e xenofobia.
Anche l’assessore per le attività produttive, la mobilità e il turismo, Valentina Caracciolo, in qualità di rappresentante di Sinistra per Israele, ribadisce la necessità di battersi per la realizzazione della presenza in Palestina di due popoli e due stati con uguali diritti.

Fiorella Castelnuovo, associata di Pace in Medio Oriente, membro del consiglio direttivo, moderatrice degli interventi, presenta infine l’autore, i relatori e… sorpresa molto gradita per tutto il pubblico, il rappresentante della comunità palestinese, l’Iman Salameh Ashour.

I relatori sono, dunque: l’ambasciatore Maurizio Melani – con una lunga esperienza in paesi musulmani – attualmente docente straordinario di relazioni internazionali presso la Link Campus University; Alessandra Tarquini, professoressa di storia contemporanea presso l’Università  ‘La Sapienza’, Roma, e conduttrice di programmi storici su Radio 3 e Roberto Reali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

I tre relatori esprimono, in modo chiaro e conciso, le loro opinioni sulla situazione in Medio Oriente e sull’analisi che ne ha fatto Fabio Nicolucci, guidati dal ferreo controllo temporale di Fiorella.

L’ambasciatore Melani si dichiara d’accordo con le tesi presentate nell’opera. Osserva che il sionismo è nato, alla fine dell’ottocento, nell’alveo del movimento socialista e ha determinato la presenza degli Ebrei in Palestina, presenza che è aumentata dopo il primo conflitto mondiale e la nascita delle dittature fascista e nazista e dopo i fenomeni dei pogroms in Europa orientale. L’abominio della Shoah ha dato, dopo il secondo conflitto mondiale, corpo alla volontà di creare lo stato di Israele in Palestina (1948).
Lì sono intervenuti alterni equilibri politici: all’inizio sia l’URSS che gli USA hanno appoggiato questo intento contrapponendosi alla Gran Bretagna e, in loco, alla Giordania, all’Egitto e alla Legione Araba; nel 1967, dopo la guerra dei sei giorni, lsraele venne appoggiata dalla Gran Bretagna e da chi riteneva necessario un avamposto dell’Occidente in Oriente (questa riflessione sarà in seguito discussa nel momento del dibattito) e osteggiata dall’URSS e dalle repubbliche arabe diventate anticolonialiste. Si manifestarono allora dei movimenti di simpatia per i Palestinesi.

Ma parlare di questi argomenti in un modo non emotivo è difficile di questi tempi, osserva la professoressa Tarquini. Alcuni punti del testo di Fabio Nicolucci hanno particolarmente ritenuto la sua attenzione come il fatto che la politica di Netanyahu ha determinato un conflitto nella sua nazione e ha deciso al posto dello Shin Bet (Intelligence) che ha subito, pertanto, un processo di politicizzazione e come il fatto che Hamas ha colpito perché ha sentito che Israele era disunito.

Il testo è molto critico su Netanyahu che vuole spostare il sionismo verso destra. Ma è veramente solo colpa di Netanyahu? Dove era, dov’è, la sinistra in Israele? E la sinistra italiana? Si rammarica che nella sua Università pochi abbiano ricordato il 7 ottobre e che, ormai, il confine tra l’anti-sionismo e l’anti-semitismo sia labile.
Fiorella Castelnuovo, commossa, ricorda come il massacro del 7 ottobre non sia stato ricordato con dovuto riconoscimento.

Per ultimo, prende la parola il professor Roberto Reali che elogia la scrittura dell’autore che invita alla lettura e che fa emergere come ogni singola guerra, ogni singolo atto di terrorismo, ha cambiato il rapporto tra Israele ed i suoi nemici ed Israele e la percezione della sua stessa sicurezza. Si chiede dove sono le persone laiche e relativiste e cita un’opera di Leonardo Sciascia, La Sicilia come metafora, dove l’Italia viene presentata come una nazione divorata dai partiti senza più uno sguardo verso il futuro. Sarà così per Israele?


A questo punto interviene l’autore, Fabio Nicolucci. È laureato in lingua araba, conosce il dialetto palestinese e la lingua bambara, parlata nel Mali dove ha lavorato. La sala si interroga, ma io no! Per scrivere un altro piccolo testo sulla presentazione di un libro di Fabio alla Festa dell’Unità dell’anno scorso (sempre su Ponzaracconta, leggi qui) mi ero documentata ed ero venuta a conoscenza di questa lingua Mandingo parlata da ben… 14.200.000 persone! Parlata dunque molto di più dell’islandese!

E qui vorrei esprimere io quello che mi ha colpito delle parole di Fabio in questo incontro. Egli ha scritto la sua opera tutta d’un fiato, dedicandola ai figli. Invito tutti a leggerla per conoscere il suo pensiero. ll suo dichiarare che imparare le lingue dei paese dove lavora per creare un legame, un canale di comprensione reciproca che abbassi le difese, per compiere un passo verso l’altro che smussi i conflitti. È forse grazie a questa sua qualità che non crede agli scontri tra le civiltà?

Come a dargli ragione, si presenta per ultimo a tutti noi Salameh Ashour, attivista per la causa palestinese nonché Iman, docente di lingua araba. Egli parla di pace, di fratellanza, di radici comuni dei popoli del Medio Oriente. Invita governi ed i popoli a ritrovare lo sguardo “senza peccati ” di chi è innocente per invertire la rotta che non deve più condurre alle guerre, ma alla pace. Purtroppo sappiamo tutti che non è facile se in secoli di storia non ci siamo riusciti per ragioni di potere, avidità, paura. Ma almeno, grazie soprattutto agli organizzatori, un piccolo grande passo è stato compiuto se si è riusciti a dialogare stasera e se una collaborazione di intenti ed incontri si potrà stabilire, in futuro, con Salameh Ashour.

La voce di Noah ci accompagna mentre usciamo e il futuro ci sembra ora possibile.

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