Innovazione tecnologica

Quelli che fanno la storia, quella vera…

di Guido Del Gizzo

.

Nei laboratori ENEA di Frascati, vicino Roma, si sta scrivendo un nuovo capitolo della storia (quella vera) della ricerca italiana.
Il progetto chiamato DTT, Divertor Tokamak Test, avrà lo scopo di testare soluzioni alternative per il divertore, che è uno dei componenti più critici di un impianto nucleare a fusione: è quello che consente di gestire le temperature di 70 milioni di gradi, alle quali si deve operare.
È la temperatura delle stelle, della superficie solare.

Il progetto DTT è uno dei più grandi esperimenti scientifici mai realizzati al mondo, e rappresenta un esempio virtuoso di partenariato pubblico-privato nel mondo della fusione:

ENEA detiene il 70%, Eni è partner dell’iniziativa con il 25% e il resto coinvolge molte Università e Centri di Ricerca italiani. Il progetto è infatti basato primariamente su competenze e tecnologie italiane all’avanguardia ed ha richiesto investimenti per circa 600 milioni di euro: è stato realizzato grazie al sostegno finanziario del Ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, della Regione Lazio, della stessa Enea, di Eni, della Banca Europea degli investimenti e di altri partner che sono entrati a far parte del Consorzio Create.

Il progetto DTT – Divertor Tokamak Test ha come obiettivo la realizzazione di una macchina sperimentale che dovrà rispondere ad alcuni dei nodi più complessi sul cammino della fusione, il processo per produrre energia a zero emissioni e con un processo sicuro, continuo e virtualmente inesauribile con lo stesso meccanismo che ‘accende’ gli astri; una sfida che coinvolge migliaia di scienziati in tutto il mondo e che vede l’Italia in prima linea nei grandi programmi internazionali di ricerca.

Per Eni, tra gli attori coinvolti nel progetto DTT, la collaborazione e le sinergie con alcune delle più importanti realtà internazionali ed italiane sono la chiave nello sviluppo di una tecnologia così sfidante come l’energia da fusione. In Italia, oltre al progetto DTT con ENEA, Eni collabora con delle eccellenze come il CNR, con cui ha un centro di ricerca congiunto sempre sulla fusione. Inoltre, ha collaborazioni su diverse linee di ricerca con alcuni tra i principali atenei italiani, per promuovere la ricerca scientifica direttamente sul territorio.

È importante notare che DTT s.c.ar.l. è al momento il più rilevante esempio di partnership pubblico-privato in questo campo. La società mette assieme le conoscenze nel campo della fusione delle istituzioni di ricerca e delle università italiane e l’esperienza di costruzione e gestione di grossi impianti della maggiore società energetica italiana. Questa interazione di esperienze diverse è un esperimento nell’esperimento, ma è destinata ad avere effetti fecondi.

La novità più importante degli ultimi anni , in questo settore di ricerca, è la nascita di diverse start-up private che hanno raccolto finanziamenti per circa sei miliardi di dollari.
Di conseguenza il panorama della fusione vede oggi tre distinti attori: i laboratori di ricerca, le industrie produttrici di tecnologie e i supplier.
Ciascuno di questi attori da solo non sarà in grado di portare la fusione allo stadio di sfruttamento industriale: solo combinando le conoscenze in questo campo presenti nel mondo della ricerca, l’approccio pragmatico delle industrie e l’esperienza sulla costruzione dei componenti dei supplier sarà possibile accelerarne lo sviluppo nei tempi che tutti aspettiamo.

L’Italia è in una posizione unica per giocare un ruolo di primo piano nella realizzazione dell’energia da fusione.
L’industria italiana è quella che ha maggiormente partecipato alla costruzione di ITER con commesse ad oggi pari a 1.8 miliardi di euro; DTT s.c.ar.l. è un consorzio che coinvolge i maggiori attori pubblici e privati ed, infine, la costruzione di DTT richiede non solo la padronanza delle singole tecnologie della fusione, ma anche l’integrazione di queste tecnologie in un progetto coerente.

Attualmente, la ricaduta del progetto sul territorio è stimata in circa 2 miliardi; l’occupazione di personale qualificato riguarda 1500 unità, ma se ne prevedono ulteriori 1000.La costruzione di DTT è una sfida e un’opportunità per il sistema Paese.
Vincere questa sfida richiede riconoscere che la fusione nucleare venga assunta come progetto nazionale:
– il combustibile è praticamente illimitato e diffuso – ne abbiamo sulla Terra per decine di milioni di anni;
– non produce gas serra;
– il processo è intrinsecamente sicuro;
– ha un limitato impatto ambientale – i neutroni prodotti nelle reazioni di fusione possono attivare la camera di reazione ma con una opportuna scelta dei materiali la radioattività decade a valori accettabili nel giro di 100 anni.
Esiste qualcosa di più importante e di più urgente, strategicamente parlando, per il nostro futuro di esseri umani? Per contrastare i mutamenti climatici? Per disporre di energia pulita, ovunque, a buon mercato?
Non mi pare.

La comunità internazionale ha dimostrato, ad esempio nel caso dello sviluppo dei vaccini per il Covid, di saper fare miracoli.
I dati raccolti indicano che, dal 2020 all’inizio del 2022, il sostegno combinato, sotto varie forme, fornito da finanziamenti esterni alle imprese farmaceutiche (tra cui in prevalenza finanziamenti provenienti dai governi, ma anche da alcuni enti filantropici, terzi privati, partenariati internazionali pubblico-privato e banche multilaterali di sviluppo) per R&S e l’ampliamento della capacità di produzione dei nove vaccini inclusi nello studio, ammontava a 9 miliardi di Euro: a questi devono aggiungersi altri 4-5 miliardi investiti dalle aziende stesse.
Contemporaneamente, lo storico rapporto di Legambiente dedicato ai sussidi ambientalmente dannosi in Italia, basato sui dati del Mite (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), racconta ancora una volta numeri al rialzo.
Nel 2021, infatti, sono stati 41,8 i miliardi di euro “investiti” in attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili. Ben 7,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Un incremento che non è più possibile giustificare in alcun modo, considerando l’emergenza climatica, quella energetica e quella sociale, che insieme stanno allargando il numero di famiglie nelle fasce deboli e a rischio.Un numero destinato ad aumentare nei dati 2022.
Questi pochi numeri di riferimento, confrontati con i 600 milioni del DTT di Frascati, fanno riflettere sull’evidenza che le priorità scelte sono altre.

Ma manca un ultimo dato su cui riflettere: circa un miliardo di euro, trovato al volo, da spendere in 7 anni, per trasportare pochi disperati da Lampedusa all’Albania…
L’età della ragione è ancora lontana…

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top