Personaggi ed Eventi

Carcere 4.0. Dal ‘manicomio’ al carcere

di Silverio Lamonica

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È il momento dell’attenzione per le carceri, su Ponzaracconta. Dopo l’escursione di un ns redattore all’isola di Gorgona (unico penitenziario ancora attivo su un’isola, sia in Italia che in tutta Europa), ci è giunto in redazione un articolo su Pianosa, altra isola dell’Arcipelago toscan0 (dove la casa di detenzione è stata attiva fino al 2011); di prossima, futura pubblicazione. E ora questa segnalazione di Silverio Lamonica che anch’essa tratta di una problematica carceraria: quella dei detenuti con associato disturbo psichico di rilevanza medica.
Introduciamo intanto l’argomento.
La redazione

In carcere la presenza di un diffuso disagio psichico rimane una delle problematiche di maggior rilievo; tra quelle più spesso segnalata all’Osservatorio di Antigone (1): il 12% delle persone detenute (quasi 6.000 persone) ha una diagnosi psichiatrica grave (l’anno scorso era il 10%).
Questo dato ci dice moltissimo sul “governo” del carcere e della penalità nel nostro Paese e ci riporta alle fondamentali riflessioni critiche del criminologo Vincenzo Ruggiero sul carcere come “fabbrica di handicap” e sul suo carattere intrinsecamente “patogeno” (Gallo e Ruggiero, 1989).

Oggi dunque, per la persona detenuta con disagio psichico dichiarata capace di intendere e volere esistono due principali soluzioni.
Una è fuori dal carcere, qualora la patologia psichica lo renda “incompatibile” con l’ambiente carcerario.
L’altra strada – che è anche la più frequente – è che la patologia psichica venga “trattata” dentro al carcere. Ed è qui che il carcere dimostra tutta la sua inadeguatezza di spazi, professionalità e risorse.

Un’alternativa al trattamento “fuori” sarebbe quella di prevedere una misura “alternativa” specificamente pensata per le persone detenute con una patologia psichiatrica diagnosticata nella detenzione domiciliare, sulla scorta dell’affidamento “terapeutico” immaginato per le persone tossicodipendenti, ma il legislatore pare rimanere sordo a questa proposta.

In questo contesto mi pare importante la notizia [ripresa da www.marigliano.net], di cui si è mantenuto il titolo (2).


Ieri 10 ottobre il prof. Leone Melillo (3) ha incontrato, presso il Ministero della Giustizia, il Sottosegretario, Sen. Avv. Andrea Ostellari.
L’attenzione si è soffermata sui soggetti affetti da disturbo mentale, a prescindere dall’imputabilità, sulla loro compatibilità con il regime carcerario e, quindi, sulla posizione di “controllo e garanzia”, che investe gli psichiatri.

 

Note

(1) – Dal 1998 l’Associazione Antigone è autorizzata dal Ministero della Giustizia a visitare i quasi 200 Istituti penitenziari italiani. Originariamente ogni due anni, ma dal 2007 ogni anno, Antigone redige un rapporto annuale sulle condizione di detenzione in Italia, che è strumento di conoscenza per chiunque si avvicini alla realtà carceraria: media, studenti, esperti, forze politiche.
Per una trattazione più approfondita, leggi qui: www.rapportoantigone.it/ventesimo-rapporto

(2)L’innovazione 4.0 non consiste nell’introdurre un bene (che sia un macchinario, un dispositivo, un’attrezzatura, un sistema, ecc.) all’avanguardia o nel costruire la «fabbrica intelligente» (smart factory): si tratta di creare un sistema integrato fabbrica – filiere produttive che combini diverse tecnologie e fattori produttivi (assets fisici, persone e sistemi informativi)per realizzare prodotti, servizi ed ambienti di lavoro più intelligenti (smart product).
[fonte: https://www.team40.it/industry-4-0/il-paradigma-4-0/]

(3) – Leone Melillo è uno studioso di storia Risorgimentale, docente dell’Università Parthenope di Napoli. Ha già pubblicato sul sito: Il Premio Internazionale Carlo Pisacane a Sapri. E anche L’autonomia universitaria e la posizione di un paralitico con intelligenza viva.

 

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