di Eduardo Filippo
Alla Redazione di Ponzaracconta
Qualche anno fa, in occasione di precedenti scambi vi avevo scritto che possedevo una reliquia di San Silverio con relativo reliquiario. Mi chiedeste di mostrarvi l’autentica.
Purtroppo sono passati degli anni fino a che, a tempo perduto, ho sistemato il mio archivio – 43 anni di insegnamento e di 70 anni di scultore – e solo ieri, tra i faldoni più vecchi dell’archivio di mia madre, ho ritrovato l’autentica che accludo in formato .pdf unitamente ad una certificazione trovata sempre in archivio.
Cordiali saluti
Eduardo Filippo
Documento in formato .pdf (3 pagg.): Scheda tecnica reliquia
Sandro Romano
9 Ottobre 2024 at 21:25
Ho seguito per oltre dieci anni le tracce di San Silverio, pubblicandone, circa 20 anni fa, l’esito su Vivere Ponza.
Di San Silverio si aveva un piccolo frammento di osso conservato nel Monastero di Santa Maria fino all’813 (prima del 1000) quando poi i pirati saraceni distrussero tutto “fino alle findamenta” (Tricoli) . Quel frammento osseo (unico) attualmente si trova custodito nella chiesa di Ponza e viene portato in processione il 20 giugno.
Nel corso degli anni sono emerse varie reliquie, ma considerata la storia tormentata del Santo anche da morto, finora sono risultate solo falsi. Una di esse faceva provenire la reliquia dal Vaticano, quando in Vaticano San Silverio non ci è mai ritornato nemmeno da morto, visto che fu sotterrato sotto l’altare maggiore della chiesa del Monastero di Santa Maria poi, come detto, distrutto dai pirati nell’813.
Monsignor Dies, anche lui per anni impegnato nella ricerca dei resti di San Silverio, arrivò alla conclusione provata che del Santo unica reliquia accertata (certificata) era quella custodita a Ponza.
Convinto che non fosse così iniziai le mie ricerche non solo a Roma ma anche a Ponza di Arcinazzo convinto che i Ponzesi in fuga dai pirati si fossero portati con loro le reliquie. Ma nessuno risultato. Cercando nelle attività promosse dal Papa Pasquale I sul recupero dei resti delle chiese isolane distrutte dai pirati, mi imbattei in una lapide nella chiesa di Santa Prassede in Roma che certificava la presenza tra migliaia di resti, delle ossa di Santa Candida. Ma di San Silverio nessuna traccia, solo la reliquia di Ponza.
Eduardo Filippo
10 Ottobre 2024 at 16:22
Pur rispettando gli studi e le ricerche e gli studi del sig. Romano, mi corre ľobbligo di far osservare alcune cose: la bolla di autentica reca un numero di protocollo una data ed una firma inconfutabili; basta andare in S. Giovanni in Laterano e controllare. Io credo nel 1992 lo feci anche se con molte difficoltà e pazienza.
La Bolla o autentica che dir si voglia reca la firma del Cardinale Marchetti Selvaggiani Arciprete della Basilica Lateranense, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, Segretario del SanťUffizio. Un porporato di così alto lignaggio che ricopriva importantissimi incarichi tra cui quello del SanťUffizio che era ed è il severo controllore di tutto ciò che riguarda la Fede Cattolica, non avrebbe firmato e fatto registrare un FALSO.
Mia madre Silveria Albano figlia della ponzese Lucia Conte ottenne la reliquia sia perché collaborava in alcune attività di assistenza Vaticana sia perché era parente di mons. Alfonso Castaldi all’epoca funzionario Vaticano e successivamente Cancelliere della Curia di Napoli nonché nipote diretto del Cardinale Alfonso Castaldi. Per come raccontatomi sia da mia madre che da mia zia Giuseppina, per molti anni impiegata del Comune di Ponza, nel 1942 quando per seguire mio padre nei suoi trasferimenti per servizio, essendo sottufficiale dell’Esercito addetto ai Comandi di tappa, noi fummo costretti a seguirlo in alta Italia. Prima del trasferimento mia madre portò a Ponza i gioielli di famiglia per farli custodire da mia zia Giuseppina. Tra essi la reliquia di San Silverio.
Molti anni dopo ebbi la gioia di eseguire alcuni restauri a mons. Luigi Maria Dies al quale mi legava un profondo affetto sia derivante dai suoi rapporti con la mia famiglia materna sia perché nei miei soggiorni ponzesi – quasi sempre oltre i due mesi – divenivo un chierichetto di don Luigi.
Ricordo benissimo come fosse avvenuto ieri che quando consegnai il restauro su una tela rappresentante una natività attribuita da don Luigi al Conca, prima di abbracciarmi, perché dopo poco sarei ripartito, mi disse guardandomi fisso: Siente, ťarraccumanno tiene sempe stritto a te o Vicchiariello nuosto… ‘U ssaccio ca mammeta t’ha lassata ‘a reliquia. L’aggie vista e vasata… T’arracumanne!
Altra piccola osservazione nel 1958 mons. Trigilio nel deporre le reliquie dei Santi nella pietra sacra dell’altare eretto nella Cappella di San Silverio, volle leggere ľautentica della reliquia di San Silverio si appuntò tutti i dati, consacrò la cappella e successivamente ci fece pervenire ľautorizzazione a celebrare messa ogni 20 del mese e nel contempo autorizzò ľesposizione, durante la festività del 20 giugno di ogni anno della reliquia in nostro possesso. Di questo ne sono testimone diretto perché ero presente e perché ritirai le autorizzazioni di cui sopra nella cancelleria del Vescovado di Napoli. Purtroppo qualche tempo dopo il terremoto de 1980 la nostra Cappella fu derubata di ogni cosa, tra cui statua di San Silverio con mitra in argento sbalzato e pietre dure opera dello scultore prof. Minucci di Napoli, croce pettorale in oro e pietre dure, bastone in argento e pietre dure, numerosi ex-voto in argento, statua settecentesca di Santa Margherita da Cortona, grande coppa in alpacca sbazata di circa 80 cm. con fascio di rose sempre in alpacca ancĥ’essa opera del prof Minucci, candelabro porta-turibolo in similoro lavoro del primo ottocento, completo di turibolo e navetta settecenteschi in argento, paramenti sacri vari con galloni in argento puro, cornice in argento contenente le autorizzazioni vescovili di cui sopra; porticina di custodia in argento con simboli eucaristici placcati in oro 18k. La Cappella fu costruita dal mio padrino Vincenzo Lettieri, da mia madre, da Rosina De Fazio, ponzese doc e con il contributo dei ponzesi residenti a Napoli tra cui zio Geppino Ezio Coppa.
Sono certo che comunque anche la Storia deve a volte chinarsi alla Fede, ne sono ancor più convinto essendo uno scultore che da oltre 60 anni opera nell’arte Sacra con la produzione tra ľaltro di 17 porte bronzee per Cattedrali o Chiese Matrici. Spesso nel mio lavoro devo rappresentare fatti che pur non trovando riscontro nei documenti, sono “La Storia”, “La Fede” di quelle popolazioni.
Cari saluti, evviva sempre SAN SILVERIO
Eduardo Filippo