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Non siamo mai stati particolarmente entusiasti dei pannelli fotovoltaici, soprattutto dalla parti nostre, su terreni fertili, finora intensamente coltivati, che vengono sottratti alle colture con offerte economiche che spesso i contadini non se la sentono di rifiutare; scelta cui contribuisce – per quelli più anziani – la stanchezza di un lavoro duro che dà sempre meno profitti.
Parecchi anni fa, già nel 2011, ne abbiamo scritto sul sito: Trantor comincia da sotto casa
Scriveva a quel tempo Carlo Petrini, il patron di Slow food e di Terra madre: “Se i pannelli fotovoltaici sono posati direttamente a terra e per grandi estensioni essi tolgono spazi alla produzione alimentare e desertificano i suoli fino a renderli inservibili. Allora bisogna dirlo chiaro: sì al fotovoltaico, ma sui tetti, nelle cave dismesse, lungo le strade. No a quello sul terreno libero”.
Ritorniamo sul tema con un articolo ripreso da Il Messaggero, pagine di Latina, di ieri, 30.09.2024 che sembra proporre qualcosa di nuovo per quanto attiene alla sottrazione di superfici coltivabili.
Eccolo in ritaglio-immagine e in formato .pdf:
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Il Messaggero Latina 30 Settembre 2024. Agro-fotovoltaico