Poesie, Racconti

Sull’Odissea di Nikos Kazantzakis

segnalato da Sara Ahimsa, un articolo di Erri De Luca su Avvenire

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Ulisse e gli altri
di Erri De Luca – Da Avvenire, di venerdì 20 settembre 2024

Leggo l’Odissea di Nikos Kazantzakis, vasto poema sui viaggi di Ulisse, immaginati dopo il rientro a Itaca. Salpa su un legno insieme a una ciurma di marinai disposti a seguirlo in capo al mondo. È un’opera grandiosa scritta nella prima metà del 1900. Conta 33.333 versi, numero ottenuto con il doloroso taglio di circa diecimila versi. Alcuni poeti si infliggono mutilazioni. L’Ulisse di Dante viaggia verso occidente, supera Gibilterra e si perde nell’Oceano. Kazantzakis lo indirizza a sud, in Africa, a risalire il Nilo e proseguire oltre. Le restrizioni dell’epidemia mi hanno istigato a letture solenni. Scandiscono il tempo a ritmo di fasi lunari. L’Ulisse di Kazantzakis è inattuale. Siamo contemporanei di viaggiatori scaraventati a catapulta fuori dalle patrie, perseguitati da sbarramenti accaniti. Le miriadi arrivano al Mediterraneo, ultima salita, Ulisse lo lascia alle spalle. Opposto ai profughi, viaggia per non fermarsi. Da lettore ammiro Ulisse, Sindbad, Marco Polo, Chisciotte. Da cittadino invece ho sentimenti di fraternità per chi nel viaggio è stato trascinato dalle forze maggiori che lanciano le vite allo sbaraglio, come semi su un campo, che attecchiscano o no. Ulisse ha un nome conficcato nei poemi, gli altri hanno perso il loro nelle fosse comuni. Da lettore aspetto chi scriva il poema delle loro Odissee.

«Nicola Crocetti si è imbarcato nell’impresa dell’impresa:
tradurre questo folle volo e folle sequel»
– Robinson (Repubblica)

«L’Odissea di Kazantzakis è un monumento immortale alla lingua greca, una Babele linguistica
di dialetti e tradizioni che collega idealmente la lingua di Omero al Novecento.
Un inno alla vita che assume i toni di un’esortazione alla ricerca della libertà»
[Stefano Malosso, da Bresciaoggi]

L’Odissea di Nikos Kazantzakis, “il più lungo epos della razza bianca”, come lo definì il suo autore, è la prosecuzione fantastica dell’omonimo poema omerico.
Fu portato a termine dopo 13 anni e mezzo di lavoro (dal 1925 al 1938) e sette stesure autografe. Nella versione definitiva si compone di 33.333 versi (la penultima redazione contava 42.500 versi) suddivisi in 24 canti, lo stesso numero delle lettere greche e dei canti dei poemi omerici. In quest’opera dall’estensione fluviale – tre volte l’Odissea di Omero – Kazantzakis riversò tutte le sue esperienze intellettuali e spirituali, sviluppando una dottrina ascetica sincretistica, basata sui principi di diverse religioni e di grandi, utopistici ideali politici. La narrazione delle straordinarie avventure di Ulisse dopo il ritorno a Itaca celebra soprattutto la mente libera dell’uomo. Quello di Kazantzakis è anche un avatar dell’Ulisse dantesco assetato di conoscenza, oltre che un alter ego del poeta stesso, alla disperata ricerca di una nuova visione di Dio e della salvezza del mondo. Poema di grande complessità, l’Odissea è anche un’arca di Noè linguistica, in cui Kazantzakis ha imbarcato e salvato dall’estinzione migliaia di termini popolari raccolti dalla bocca di pastori, contadini, pescatori e abitanti spesso analfabeti di isole e villaggi dell’Egeo. Un patrimonio linguistico prezioso destinato a scomparire, ma che Kazantzakis ha salvato tramandandolo ai posteri [dalla presentazione dell’Editore]

 

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