Ospitiamo ben volentieri questa nota dell’amico Gianni Sarro su Sophia Loren, benemerita ponzese dal tempo dei suoi esordi (leggi qui e qui).
Una delle più grandi icone della storia del cinema oggi compie novant’anni. Sophia Loren ha incarnato per almeno tre decenni, dagli esordi degli anni ’50 fino all’alba dei ’70, un’idea di femminilità fondata principalmente sul personaggio della popolana (esplicito il debito con la Magnani) a cui Loren aggiunge brillantezza e una sensualità, per i tempi, sfrontata che è una novità per il pubblico italiano. Possiamo affermare che l’immagine della Loren è disomogenea, frutto di una contaminazione tra una bellezza straripante e la necessità di mantenerla sotto controllo. Protagonista di una filmografia sconfinata, per dare un’idea della bravura di Sophia, personale e discutibile ma non capricciosa, scelgo tre film, che rappresentano tre fasi della sua carriera.
1. Peccato che sia una canaglia (Alessandro Blasetti, 1954) commedia brillante ed agile, dove quasi esordiente davanti alla macchina da presa, per la prima volta fa coppia con un altro giovane volto del cinema italiano: Marcello Mastroianni. Con un grande Vittorio De Sica nel ruolo della padre della ‘canaglia’.
2. La contessa di Hong Kong (Charlie Chaplin, 1967) dove Loren recita al fianco di Brando. È uno dei tanti film hollywoodiani che certifica il successo internazionale della diva italiana. Cambia la cornice ma non la sostanza: sempre volitiva, determinata grazie ad una recitazione che esprime autenticità istintiva, mimetica che tocca e coinvolge lo spettatore.