Racconti

Le mie esperienze al Pronto Soccorso

di Pasquale Scarpati

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Ciò che vado a scrivere è semplicemente la mia esperienza. A dire la verità ero un po’ indeciso, ma visto che oggi se ne fa un gran parlare, vuol essere un piccolo contributo, senza polemiche. Da una descrizione dei fatti ho dedotto, pacatamente, alcune considerazioni.
Un saluto a tutti i lettori, ponzesi e non, da Pasquale.

Vorrei spendere due parole su un tema del giorno: i pronto soccorso.  Parlo della mia esperienza e di come il P. S. è cambiato (si è evoluto!?) nel corso del anni.
Fin dal 1986, purtroppo, ne ho dovuto fruire piuttosto spesso. Ero sempre in codice giallo. Allora, ricordo, per la mia patologia i medici del P.S. chiamavano un collega del reparto, il quale decideva sul da farsi: o tentare di risolvere il caso tramite flebo oppure mi si trasferiva in reparto.
Con il passare degli anni le cose cominciarono a cambiare. Fu istituito, infatti, un piccolo locale alle spalle del P.S. detto: osservazione breve. Anche lì fui dirottato, dove sul letto trovai lenzuola di… carta. Alle mie osservazioni in merito, mi fu risposto che quelle erano più… igieniche rispetto alle lenzuola di stoffa! Ma forse neppure quelle erano tanto… igieniche se, dopo un po’, quei letti  furono sostituiti da poltrone con una spalliera alta!
Ma, soprattutto, notai che nessun medico scendeva dal reparto.
I medici del P.S., infatti, dopo avere constatato ciò che avevo, mi chiedevano quale farmaco usassi. Ma, se non l’avevano, me ne propinavano… un altro.  Non so se si consultavano con i loro collegi del reparto afferente alla mia patologia.
Una volta, la notte di un sabato santo, mi somministrarono una doppia dose di farmaco nella stessa flebo. Forse perché volevano che in quel giorno (quale coincidenza!) salissi al cielo o che guarissi prima! Tant’è che, quando mi alzai dalla barella dove ero stato allocato per tutto il tempo, tutto girava intorno a me. Per andare al bagno mi dovetti far accompagnare da un infermiere.
Però, a onor del vero, in qualche modo hanno sempre risolto il mio problema. Altrimenti non sarei qui!
Ma cosa posso dedurre?

È vero che lì è un turbinio, che si corre e che non c’è tempo neppure di dire – Mio Dio aiutami”. Oggi più di prima, per la nota carenza di personale. Ma mi sorgono alcune considerazioni.
Chi va al P.S. di propria iniziativa ci va perché ha… paura, teme per la propria vita o per l’altrui. Io, tanto tempo fa, non avevo coscienza della gravità del mio caso, per cui andavo al P.S. guidando la mia auto. Ebbi un solenne rimprovero: – Non si deve più permettere – mi dissero – di fare questo. Si deve far accompagnare o chiamare l’autoambulanza! Da allora in poi feci ed ho fatto sempre come mi fu detto.
Anche se a volte capitava che arrivato al P.S., tutto già si era risolto da se stesso, anche un secondo prima di arrivarci.
Io conosco bene la mia patologia. Ma chi non sa nulla? Se si accusa un dolore al braccio sx o un gran mal di testa o ha sintomi  di mancamento o un qualsiasi altro accidenti che sembra – dico sembra – lieve e non c’è un medico subito reperibile, che si fa? Non si è medici per cui si può fare una diagnosi. Si ha solo paura di arrivare troppo tardi come spesso si sente dire in Tv o su internet.
Per cui è un bel dire: – Non bisogna intasare il P.S. con delle sciocchezze!
Ma un semplice cittadino come fa a diagnosticare che è una… sciocchezza? Un taglietto si vede o una tumefazione, ma altro? E’ come un voler pretendere che un bimbo o anche un adulto capisca un’ordinanza ministeriale che usa il “burocratese” (il linguaggio burocratico)!
Una volta un medico, chiamato perché una persona aveva continuamente un gran mal di testa che non riusciva a passare, diagnosticò una semplice artrosi cervicale. Andando via disse: – Non mi chiamate più per questa sciocchezza!
Ma una persona “normale” mica lo sa se è una sciocchezza o meno. Forse sarà colpa della TV o di internet che ci propinano molte informazioni sulle malattie, spesso anzi quasi sempre superficiali!

La seconda considerazione.
Ho sentito dire che i concorsi per i medici di P.S. vanno deserti. Io credo che una delle cause sia che quel medico abbia una bella responsabilità! È divenuto, infatti, un…tuttologo! Fatti gli esami strumentali o di laboratorio di routine, ricevuto il referto dopo molte ore (ed è questo uno dei motivi dell’intasamento dei P.S.),  danno un calmante o una pillola e ti rimandano a casa con il rischio che dopo un po’ si ritorna di nuovo al P.S. Mi è capitato non molti giorni fa.
Il problema, pertanto lo devi risolvere a casa o altrove. Sempreché trovi una visita specialistica, presto presto, anche a pagamento. In pratica un medico di P.S. diviene un medico di base che, a differenza di quest’ultimo, ha una strumentazione al suo servizio.
Può anche capitare (come mi è capitato) che dopo avere atteso ore ed ore gli esami di laboratorio, essi non collimavano, per mia fortuna, con quelli di un referto esterno che avevo portato con me. Intanto, mio malgrado, ho sottratto tempo ad altri che forse avevano più bisogno di me. Ma non ne ho colpa.
Poiché il medico di base a causa dell’elevato numero dei pazienti, non ha tempo né la strumentazione per fare un’analisi approfondita ed inoltre spesso deve fare anche il burocrate con ricette e certificati. Ha, inoltre, un orario di studio non molto ampio per cui il paziente resta in balia delle onde specialmente il sabato e la domenica o nelle ore notturne, per eliminare la “preoccupazione ansiosa” si potrebbe ipotizzare un P.S. veloce aperto h 24 dove un medico dà subito una diagnosi. Vede cioè se è in atto un infarto o è una semplice periartrite; se il dolore addominale è dovuto a una semplice stipsi o a qualche altra patologia e si regola di conseguenza. Anche pagando un piccolo ticket. Ciò, forse snellirebbe di parecchio l’intasamento dei P.S.
Poi ci vorrebbero degli specialisti reperibili (da noi ad esempio manca del tutto un urologo). Ma per fare ciò occorrono organizzazione e… tanti soldini! Ma ne va della salute anche di chi ha effettivamente più bisogno di cure rispetto ad altri che possono “ aspettare”. Spetta, comunque, a chi gestisce, gestire al meglio i fondi.

Fanno molto male, pertanto, quelli che negli Ospedali picchiano e fanno violenza sugli uomini e sulle cose.
Sugli uomini che fanno il loro dovere pur tra mille difficoltà (un po’ come gli insegnanti) e quindi sono stressati. Insomma nel XXI secolo, da noi, esiste ancora l’arte di arrangiarsi! Ma ciò è un miracolo ed è un gran merito perché, con pochi strumenti a disposizione, si riescono anche a fare grandi cose!
Danneggiano poi strumenti e suppellettili che sono costosi e dovranno essere ricomprati; questo, purtroppo, non da parte di chi li ha danneggiati ma da parte della collettività e soprattutto bisogna vedere quando essi saranno di nuovo operativi: passano mesi!.
Fanno male perché rassomigliano a quelli che fino a non molti anni fa, quando arrivava l’esattore delle tasse o il postino che portava un’ingiunzione di pagamento, li bastonavano. I malcapitati non c’entravano nulla! Il pesce se puzza, puzza dalla testa. Quelli (i nostri antenati) erano, però, ignoranti (nel senso letterale del termine) e soprattutto analfabeti (non per colpa loro) per cui queste cose non le potevano sapere e oltretutto, ingenuamente, pensavano che chi stava in alto, stesse dalla loro parte. Oggi, si pensa che questo handicap l’abbiamo superato! O no!?
Abbiamo, poi, nel momento opportuno, gli strumenti per cambiare! O anche quelli ci mancano? Ma questo esula dall’argomento oppure ne fa parte integrante?

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