Usi e Costumi

‘A ‘mpagliasegge

di Francesco De Luca

 

Scrive Luigi Sandolo (l’avvocato) nel suo Su e giù per Ponza a pag. 79: ‘A ‘mpagliasegge era quella che faceva i fondi delle sedie con la paglia …”.

Sino agli anni ‘60 a Le Forna si poteva incontrare chi intrecciava il piano delle sedie con la fibra vegetale. Si chiamava Lucia (Luciella) Botto e abitava a La Piana. Era una delle figlie di Achille Botto, venuto a Ponza dal Piemonte. Trovò moglie a Le Forna e mise su famiglia: tre figlie e un maschio, Gioacchino.

Nelle sue molteplici abilità manuali Achille possedeva anche il mestiere di intrecciare le foglie secche. Tramandò questa pratica ai figli, fra i quali si distinse Luisella. La quale, oltre a fare le sedute delle sedie, imparò anche a intrecciare  ‘ u cutelo (pioppo), per creare cestini.
La nipote di Luisella, Lucia, che parla con me, mi dice che sapeva fare anche le scarpe. Con la stoffa, quella resistente. A Le Forna era conosciuta, e apprezzati erano i suoi manufatti.
Era la madre di Luisa, moglie di Peppe ‘i stocco, con casa sul Campo Inglese.

Quale era l’erba che utilizzava come  ‘paglia’? Erano le foglie dei sigarielle, pianta acquatica reperibile negli stagni. Quelli ‘i copp’ u Cienso e quelli di Cala dell’acqua. Le foglie venivano staccate e lasciate essiccare sulle aie.
Inoltre, mi dice Lucia, che i fondi usurati delle sedie, quelli tolti, non si buttavano perché servivano da imbottitura alle sedie nuove. Dato che l’uso delle sedie era continuo, se la trama della seduta non veniva imbottita la rottura era anticipata.
Le donne le portavano le sedie e Luisella ne rinnovava la seduta, ricavandone un utile che contribuiva al sostentamento familiare.

La mia dialogante, Lucia, è nipote di Luisella perché figlia del fratello di lei, Gioacchino.

Il nostro parlare è caduto sull’ impagliasegge perché si è partiti dalla domanda: che mange ogge?
“Ogge mangiammo ‘a murena. Il pescivendolo Nocerino l’ha tagliata e ce ‘a mangiammo fritta”.

Con la pelle della murena, fino agli anni ‘50, c’era chi faceva le scarpe. Bisognava avere in dote l’intelligenza “delle mani”, che trovava le migliori espressioni a Le Forna, sugli Scotti, sui Conti.

Da qui siamo partiti nella conversazione e infine… siamo giunti alle sedie impagliate.

‘Favole’… sono favole, queste, per i ‘giovani ponzesi’.
Sarei curioso di vedere l’espressione dei loro volti !

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