di Francesco De Luca
La più alta delle ‘facoltà’ umane è la consapevolezza, ossia l’essere coscienti di cosa si sta facendo, del suo fine, dell’inserimento dell’azione propria all’interno di un sistema che organizza la materia, la capacità di produrre fattori che ordinano gli eventi, e, ove non lo facessero, dei fattori di disordine. E ancora, di dare un senso a tutto questo.
Un miracolo, anche soltanto a venir dietro alle mie parole. Che sono inadeguate ad illustrare il concetto.
Eppure la consapevolezza ha innumerevoli sfaccettature. Ne esamino alcune che, allorché evidenziate, dimostrano in quanto mare di bugie siamo immersi e da quanta ipocrisia siamo circondati. E tutto in funzione di un obnubilamento della pressione ‘morale’.
Ognuno di noi vive la propria quotidianità ed essa ci appare dominabile dalla nostra facoltà di scegliere e di decidere. Mi alzo, mi vesto, prendo la macchina, vado al supermercato, parlo con gli amici, mi faccio il segno della croce, mi fermo e attendo che il gatto nero attraversi la via, sorrido ad un bimbo e borbotto se la macchina precedente non parte al semaforo verde. Tutto razionale, un po’ rigoroso, un po’ tollerante, col sentimento pronto a seguire le scelte economiche, quelle religiose, quelle civili, quelle politiche.
Eppure siamo inseriti in un contesto che alimenta la guerra, perché si è individuato un ‘nemico’, che è il nostro vicino, dal quale compriamo il gas col quale accendiamo i fornelli di cucina, al quale vendiamo utensili e tecnologia; dal quale ci separa la visione politica ma a lui ci unisce lo stesso futuro ecologico. Ci sentiamo figli di uno stesso Padre Eterno eppure vendiamo armi per uccidere chi a parole riteniamo ‘fratello’, la cui economia è alimentata da noi, anche se attraverso sotterfugi, tanto maldestri quanto nocivi. Per noi, per loro, per tutti… per tutto il pianeta. Che soffre della nostra ipocrita coscienza. La quale, nelle pause di riposo, avverte la consapevolezza del disastro incombente. Verso il quale non corre soltanto l’odiato Putin ma anche l’amato popolo americano, inneggiando a Bella Ciao e mostrando buffamente il saluto fascista.
Siamo ultra edotti sulle funzioni del nostro organismo tanto che rifiutiamo i ‘vaccini’. Non ci fidiamo del ‘potere della medicina’ perché la sentiamo prona alle multinazionali dei farmaci. Nel contempo siamo convinti che aumentando le forniture di armi ci si avvicini alla pace. Come se la deterrenza, ovvero la paura, faccia generare la pace. E questo… contro l’insegnamento della Storia. Quella che abbiamo scritto noi e che insegniamo… e che delegittimiamo. L’odio, l’inganno, la discriminazione sono i germi della guerra, ossia della morte procurata. La alimentiamo pur se col sorriso sulle labbra, pregando in chiesa, ingozzandoci del superfluo.
Tanto coinvolti e… tanto indifferenti. Inclusi e… distratti. Partecipi e… passivi.
Siamo la coscienza dell’universo e ne tolleriamo lo sfacelo.
Penso che questa consapevolezza sia il nostro ‘peccato originale’.
NdR: l’immagine di copertina è presa dal web
Vincenzo Ambrosino
17 Settembre 2024 at 17:27
Io direi al nostro Franco De Luca: “una cosa è certa, ci possiamo permettere una sola consapevolezza, quella di essere mortali per cui dobbiamo morire”. Come può un uomo condizionato fin dai primi vagiti maturare una consapevolezza? Non avrà mai la certezza che qualsiasi suo pensiero, per cui azione, possa dipendere dalla sua volontà, per cui dal suo libero arbitrio.
Se poi si pone la domanda: “di quale consapevolezza si può disporre”, e non capisce nemmeno che le logiche che stanno dietro ai vaccini, stanno dietro alle armi, allora siamo alla frutta. Ed ecco che pensiamo che al mattino ci svegliamo, ci facciamo la croce, prendiamo la macchina, ci fermiamo al semaforo e apriamo il cruscotto, cercando da qualche parte consapevolezze che non possiamo permetterci di trovare.