Poesie, Racconti

Cos’è un’isola?

di Dunia Hashem


Dunia è stata mia compagna di viaggio con il gruppo
“Cefalonia settembre 2024”
Tornata a Firenze, dove vive, mi ha mandato alcune cose scritte durante il soggiorno – Corso di Scrittura di Viaggio e qualche componimento ‘in forma di-‘ 
haiku sparso.
Benvenuta Dunia sul sito.
Sandrorusso



Cos’è un’isola?
Tra le tante domande poste durante il corso di scrittura, questa è stata la più complessa, quella a cui ancora non trovo risposta.

Negli occhi dei miei compagni di viaggio, ho visto tante isole diverse ma non la mia, sconosciuta ai miei
occhi sognanti
oceani immensi
dentro una lacrima

L’isola è forse un occhio che ha dentro di sé tutto quello che gli basta?

La fotografo, l’isola, in tutti i suoi colori ma non è abbastanza. Come comunicare i suoi profumi, i suoi suoni? Puoi provare a raccontarla in tutte le lingue ma la scoperta, lo sconcerto e lo stupore passano attraverso i nostri occhi, la propria isola. Come musica, in nostro mondo interiore, armonico a modo suo, vibra alla frequenza a cui apparteniamo: le emozioni. Senti il tuo ritmo.

Chissà, magari tra qualche giorno, come un fulmine a ciel sereno, capirò cos’è un’isola. Forse accadrà durante una mattinata d’autunno, seduta in tramvia, mentre le gocce di pioggia scivolando insistenti sul finestrino mi ricorderanno la voce di Cefalonia.

gocce zaffiro
sull’Arno colori pastello
alba d’autunno

L’approdo

Il sole sta calando, dal terrazzino della camera vedo la baia e le prime luci della città, Argostoli. Sulla sinistra, una chiesa gialla di recente costruzione, un piccolo cimitero ed una gigante nuvola bianca. Sullo sfondo un cielo rosa. Tutt’intorno ulivi, verde, odore di terra arma e profumo di timo; qualche timido fiore sbuca tra un masso e l’altro. Mentre sono assorta a contemplare tale quiete, una serie di belati interrompono il sogno. Sorrido, rido. Quanto sono buffe le capre!

Improvvisamente mi sento libera. Spengo il cellulare, metto nel cassetto l’orologio che non ho mai avuto, accendo una sigaretta e rivolgo nuovamente lo sguardo alla baia e osservo Cefalonia, terra di ribelli, che accoglie ogni spirito curioso nel suo “folle viaggio” alla ricerca dei propri limiti.

Nota
Le foto sono dell’autrice.
In alto, vista dalla sua camera, dalla collina che guarda Argostoli
Le altre due foto, poco prima del tramonto, dal sito archeologico di Sami

2 Comments

2 Comments

  1. Bixio

    18 Settembre 2024 at 18:30

    Commenta Bixio
    Cos’è un’isola? Solo chi ci nasce… chi ci trascorre l’ infanzia… Solo chi, disperato, è costretto a partire…. chi ci vive d’inverno…. chi conosce il suo mare… Chi infine si prepara a morirci, può parlarne.
    Citare e descrivere in modo superficiale un’isola è quasi offensivo!

    Risponde Sandrorusso
    Bixio è come sempre estremista. Anche tutti noi che ne abbiamo scritto, avendoci vissuto e conoscendole bene, di isole – o di Ponza nello specifico – possiamo parlarne con cognizione di causa e senza offendere nessuno.

    L’ha fatto per esempio Enzo Di Giovanni in questo bell’articolo di qualche anno fa:
    https://www.ponzaracconta.it/2016/04/06/il-genius-loci/

  2. arturogallia

    18 Settembre 2024 at 23:32

    C’è una letteratura sterminata, scientifica e non, su cosa sia o cosa non sia un’isola, su come viene percepita e descritta e da chi.
    Personalmente sono convinto che tutte le isole si somiglino, almeno in parte, e ciascuna debba essere declinata al plurale: non un’isola (di Ponza) ma tante isole nell’isola, tante sfaccettature quanti gli osservatori, interni o esterni che siano. È una domanda cardine, che non trova, secondo me, risposte, ma solo argomentazioni, estremamente soggettive. E forse il bello è proprio in questo.
    Basterebbe chiedere a tutti i ponzesi una breve descrizione di Ponza, dai giovani (i giovani!) ai più anziani: uscirebbero tante narrazioni differenti. Non una Ponza, ma tante Ponza. E io, ogni volta che la vedo, ne parlo, la percepisco, ne colgo un aspetto diverso.

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