di Francesco De Luca
Gli occhi sono comunemente intesi come ‘specchio dell’anima’. E lo specchio in cui gli occhi si riflettono?
Per logica… anch’ esso rispecchia l’anima.
L’anima di chi?
Ll’anema ‘i chi t’è vivo... – suggerisce l’adagio. Che è poi lo spirito reattivo che accompagna l’esistenza nei suoi palpiti.
Davvero… in un palpito si genera e si consuma lo sguardo… ed è in quell’attimo che si rassoda la vita.
Una volta – in gioventù – l’ attimo era fugace… lo avverto ora che, con l’età, l’ attimo è più quieto, riflessivo… più lungo.
Questo avalla la percezione del tempo come… periodo non meccanico e perciò variamente misurabile.
Il tempo ha un’andatura psicologica.
E allora?
Allora quello che vedo negli occhi riflessi nello specchio tende allo scetticismo, all’ apatia. E’ come se gli anni avessero minato l’ entusiasmo verso la vivacità, foriera di novità.
Non credo più.
Alla fin fine questo è il succo della conclusione. Non credere nell’ efficacia del proprio impegno, della propria partecipazione.
E’ un effetto collaterale – così ipotizzo – dell’ affievolirsi della forza vitale. Che è forza fisica, forza morale, forza logica… forza sentimentale.
La qual cosa è derivazione della cedevolezza del corpo. Con l’età si diventa meno sicuri dell’ efficacia nella propria azione. In conseguenza del minor vigore fisico. Ma anche – penso – dell’apprendimento dalle esperienze. Non tutte riuscite al massimo, non tutte proficue, non tutte salutari. Non tutte.
Si estenda la conclusione alla massa dei non-più giovani, che è la maggioranza della popolazione nel nostro paese, e si giunge all’affermazione: non si crede più.
Ai politici,
ai religiosi,
ai datori di lavoro,
ai maestri,
ai compagni di strada,
ai parenti,
a chi t’ è stra-vivo.
NdR: immagine di copertina – “Gli occhi specchio dell’anima”, olio su tela di Amedeo Modigliani (1884-1920)