di Francesco De Luca
Per la prima puntata (1), leggi qui
Devo far riparare questo specchio… o devo mettere ordine dentro di me?
Qualcosa devo pur fare… Quello che si riflette nello specchio non è la mia immagine. O meglio… non è quella che sono abituato a vedere ogni mattina.
– Cosa c’è… stamattina cos’è che non collima?
– Non mi garba quell’occhio furbo, volpino… Non mi appartiene…
– Dicono tutti così… tutti quelli che ambiscono mettersi in politica.
Mettersi in politica… è un’ espressione fuorviante. Perché tutti coloro che vivono in un consesso civile sono naturalmente in politica. L’essere inclusi in una organizzazione statale – democratica o no – comporta un interagire sociale regolato da norme – condivise o no – ma pur sempre inserite in un complesso di possibilità e divieti.
Questo è far politica in modo ‘meccanico’, direi. Per il semplice fatto di essere inserito in una comunità civile.
C’è poi il ‘far politica’ per scelta. E allora scendono in campo due ulteriori fattori. Uno, è l’intenzione, la coscienza singola, la volontà individuale. Due, è il ‘bene comune’. Senza questo fattore il far politica diviene sinonimo di ‘fare il proprio interesse’. Ma allora quell’intenzione è equiparabile al perseguire il proprio guadagno, oppure a truffare per raggiungerlo, oppure a brigare per i propri fedeli, per i propri iscritti.
I due fattori hanno la loro radice nella ‘morale’. Il primo nella morale individuale. Il secondo nella morale sociale.
Fusi insieme generano la morale politica. Quella che persegue il ‘bene comune’.
Puoi essere cristiano o musulmano, di destra o di sinistra, il ‘bene comune’ esige che si governi affinché la comunità di cui fai parte migliori la propria vita. La qual cosa esclude che le decisioni siano ‘contro’ qualcuno.
La maggioranza non cancella la minoranza, la tiene a bada ma non la distrugge. Giacché il ‘bene comune’ è temporaneo e mutevole, è fragile.
Questo lo esige la ‘democrazia’, la meno imperfetta fra le forme di governo, la più pronta ad auto-curarsi e, soprattutto, la forma di governo che pretende sia rispettata la morale politica.
I totalitarismi non rispondono a nessuna morale politica, giacché il popolo non ha loro dato nessuna delega.
La democrazia no… essa si basa sulla delega popolare e, pertanto, deve far collimare la morale individuale con quella pubblica. Ossia deve rispettare la ‘morale politica’.
Non se ne esce: ‘far politica’ comporta seguire le morale del ‘bene comune’.
Che guaio questo specchio. Ogni mattina una ramanzina. Non ne posso più.