di Sandro Russo, ispirato da un articolo da la Repubblica
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Gli ultimi dieci anni della mia vita professionale, di medico universitario – dopo quindici anni circa da medico al Centro di Rianimazione al Policlinico / Università di Roma -, si sono svolti al Centro Antiveleni. Presso l’Istituto di Anestesiologia e Rianimazione c’era stato in passato (fino agli anni ’90, circa) un tiepido interesse per la tossicologia, documentato da un vecchio schedario e da una certa praticaccia a dare risposte telefoniche sul tema degli avvelenamenti, ma niente di scientifico ed efficiente. Al tempo il centro guida in Italia era il Centro Antiveleni di Milano Niguarda fondato e diretto dalla dottoressa Maria Luisa Bozza-Marrubini.
Fu quando l’Istituto decise di dotarsi di vere competenze nel campo specifico che io “fui spedito” (ovvero presi contatti) con il Centro di Milano che da poco aveva cambiato direttore, per pensionamento della fondatrice (di cui permaneva l’eredità e un libro basico) e fu durante il mio stage di alcune settimane in quella struttura che conobbi Carlo Locatelli e altri giovani medici – ricordo (e ringrazio) soprattutto Maria Luisa Farina – che furono molto accoglienti con me, spaesato nell’ambiente e tra le nuove conoscenze, e da loro ricevetti una bella ‘ripassata’.
Avevano preso piede, in campo tossicologico, i nuovi mezzi informatici, soprattutto un data base americano (il famoso Micromedex) e loro mi addestrarono alla ricerca di informazioni, (anche) con quella modalità (leggi qui).
Ed ecco, più di trent’anni dopo, che ritrovo Carlo Locatelli su un paginone di Repubblica dedicato ai veleni… Irriconoscibile. A quei tempi aveva una gran massa di capelli e un’aura che mi ricordava un po’ Baricco. Ma il tempo passa e me lo ritrovo – Direttore del Centro Antiveleni di Pavia – sull’articolo del giornale che consiglio di aprire anche in versione .pdf (v. sotto) per la quantità di dati e schemi che contiene.
Ciao Carlo, ne è passato d tempo, eh!?
Libri e manuali di Tossicologia
Carlo Locatelli: “Vivo tra gli antidoti, i veleni la mia passione
di Elena Dusi – Da la Repubblica del 21 agosto
Intervista al direttore del Centro Antiveleni di Pavia: “Dimenticate i gialli di Agatha Christie. Siamo circondati a nostra insaputa da sostanze pericolose. Farmaci scaduti e piante sconosciute, quanti rischi nelle nostre case: i più grandi dal botulino”
“Il pericolo è il salnitro venduto nei kit online”
Carlo Locatelli in laboratorio con Cristina Benussi
Aveva ragione Agatha Christie. «I metalli come il tallio, protagonisti dei suoi gialli, sono fra i veleni più insidiosi. Aveva d’altra parte un amico tossicologo come consulente».
A Carlo Locatelli, che ha 68 anni e da 32 dirige il Centro Antiveleni di Pavia all’ospedale Irccs Maugeri, nessuno ha ancora chiesto consigli per un libro. «Ma mi piacerebbe scriverne uno, quando mai avrò il tempo».
Gli spunti non mancano al tossicologo che guida il Centro di riferimento in Italia per gli avvelenamenti di ogni tipo, gestisce la Scorta nazionale antidoti, rappresenta il nostro paese nelle esercitazioni antiterrorismo e collabora con il sistema di allerta nazionale per le nuove droghe.
Qual è il veleno più temibile?
«Il botulino, il più potente che esista. È una tossina estremamente resistente e bastano dosi minime per avvelenare molte persone. Nella prevenzione del terrorismo è uno dei veleni contro i quali ci prepariamo di più. Abbiamo distribuito antidoto in quantità in tutto il paese, ma i 50 casi all’anno che registriamo nascono da conserve fatte in casa e mantenute male. Tre anni fa in Sicilia cento intossicazioni ci fecero temere un attentato, ma era una partita di tonno contaminata».
Il caso più simile a un romanzo?
«Un ragazzo usò proprio il tallio per avvelenare la famiglia a Desio. Era il 2017 e la diagnosi per la nonna venne fatta proprio qui da noi a Pavia».
Come ci si avvelena oggi in Italia?
«Dimentichiamo Agatha Christie. La maggior parte dei veleni sono sotto al lavandino o nell’armadietto delle medicine. Delle 200 richieste al giorno che riceviamo a Pavia, pazienti trattati direttamente o consulenze in tutta Italia, la metà riguarda farmaci usati male. O assunti in eccesso in modo volontario. Bugiardini difficili da leggere o preparazioni con le siringhe complicate da maneggiare sono tra i problemi principali. Il 20% dei casi riguarda detersivi. C’è chi rompe il flacone e versa il prodotto in una bottiglia, messa in frigo accanto alla minerale. Tra 5 e 10% abbiamo nuove droghe, piante raccolte senza conoscerne l’identità e alimenti, con i funghi in autunno a farla da padroni. D’inverno c’è il monossido di carbonio di camini e stufette. Non mancano poi le batterie a bottone inghiottite dai bambini. Il 45% dei casi riguarda proprio l’età pediatrica. Ricordo un nonno che andò in farmacia a comprare un integratore contro le coliche per la nipotina e per sbaglio ricevette della colchicina, un farmaco non certo per uso pediatrico. La bimba ha avuto un’intossicazione grave».
La disattenzione è il veleno più insidioso?
«Vediamo spesso incidenti alla “ma come ti è venuto in mente di farlo”. Poi però ricordo mia figlia. Con mia moglie, tossicologa anche lei, all’arrivo delle bambine mettemmo in sicurezza la casa in modo ossessivo. Non bastò a evitare che lei inghiottisse una monetina da un centesimo. Per fortuna nulla di grave».
Oggi ci sono veleni nuovi rispetto al passato?
«Ci sono sempre veleni nuovi rispetto al passato. Pensiamo a farmaci e droghe introdotti di continuo. I nuovi oppioidi sono in aumento anche in Italia, reperibili sul web in decine di versioni leggermente diverse tra loro. Non per tutte esistono test di pronto soccorso. Quando arriva un paziente in urgenza si fa una diagnosi e si iniziano subito i trattamenti. Allo stesso tempo scattiamo con le analisi per capire di quale sostanza si tratti e segnalarla al Dipartimento Politiche Antidroga. L’adrenalina non ci manca . Poi ci sono i nuovi veleni portati dal cambiamento climatico».
Ad esempio?
«Si diffondono nuove piante, insetti, pesci. Attorno al Duemila abbiamo visto a Pavia i primi casi di ciguatera, un’alga tossica arrivata nei nostri mari. I pesci piccoli la mangiano e la accumulano nel corpo. I pesci grandi mangiano i pesci piccoli e una volta nel piatto possono intossicare anche l’uomo. Ma niente ansia, i controlli dei servizi sull’igiene alimentare in Italia sono rigorosi».
E la Scorta nazionale antidoti cos’è?
«È una scorta del Ministero della Salute per i veleni più diffusi, ma anche per incidenti maggiori o armi chimiche. Noi nel nostro Centro abbiamo un’ottantina di antidoti. Sembrano pochi, ma ciascuno basta per più sostanze tossiche. Possono anche essere combinati fra loro. Se necessario li spediamo con le staffette delle forze dell’ordine, in elicottero, sull’alta velocità o sui voli della compagnia di bandiera. Una volta una hostess ritardò l’imbarco di un antidoto, che non poté partire sul volo fissato. Per il senso di colpa affittò personalmente un aereo privato. Ci sono voluti anni per risarcirla. A metterci in difficoltà di tanto in tanto sono i possessori di serpenti esotici. Reperire l’antidoto in caso di morso diventa una caccia al tesoro internazionale».
Quali storie vissute userebbe per il suo futuro romanzo?
«A colpirmi sono i kit del suicidio. Contengono salnitro, una sostanza venduta sul web senza difficoltà. Continuiamo a vedere casi, soprattutto tra i giovani, e abbiamo ottenuto che tutti i mezzi di soccorso abbiano a bordo l’antidoto, il blu di metilene salnitro. Ci sono poi le intossicazioni da alcolici tossici. Nel 1986 notammo i primi avvelenamenti da vino al metanolo. Nel 2007 ci sono stati un’altra ventina di decessi, tutti in Sicilia fra colf e badanti dell’est europeo. Avvenivano puntualmente nello stesso giorno della settimana, quello del riposo. Trovando troppo leggera la nostra vodka, le vittime la mescolavano con un alcol che conteneva metanolo. Un incidente simile ha riguardato un comandante di nave straniero morto in un porto del Sud Italia. Distillava la vodka in cabina. Ma se non si è più che precisi nell’operazione si forma metanolo».
Le guerre oggi vi preoccupano?
«È dalle Torri Gemelle che facciamo scorte di test e antidoti per attacchi con botulino, gas nervini, ricina, cianuro e altre sostanze dell’elenco delle armi chimiche. Con la guerra in Ucraina abbiamo iniziato a premunirci da eventuali incidenti nucleari. Abbiamo terminato, con Ministero della Salute e Regioni, la distribuzione di ioduro di potassio al Nord. Procederemo ora con Centro e Sud. Io non ho comunque paura. In Italia siamo fra i più bravi al mondo a contrastare gli avvelenamenti. In questo mestiere conta molto l’esperienza e noi, dai tempi dei Borgia, ne abbiamo accumulata un bel po’»
La pagina di Repubblica dedicata:
La Repubblica del 2 agosto 2024. Cronaca. p. 19. Centro antiveleni.pdf
Per una serie dedicata, sul sito, in 19 capitoli, digita Droghe d’abuso in “Cerca nel sito”, in frontespizio.
La prima delle tante schermate, sul sito
Una schermata dal sito del Centro Antiveleni del Policlinico Umberto 1° di Roma, dove ho lavorato io