Giovani

I giovani a Ponza

di Francesco De Luca

Articolo collegato con il precedente: La restanza dello scorso 16 agosto

Premessa: tutto quanto dirò sui giovani di Ponza è frutto della mia esperienza di ponzese, residente ad oltranza, e attento. Una opinione come tante.
Questa premessa la reputo opportuna perché non pretendo di dare insegnamenti e non ambisco a condivisioni.

Leggo gli inviti lanciati dalle pagine di Ponzaracconta affinché i giovani ponzesi esprimano i loro pareri sull’andamento della vita isolana. Ne ho lanciati anch’io… a vuoto !

Sono giunto alla conclusione che i giovani di Ponza nutrano interessi di comodo sulle vicende ponzesi. Di comodo, non vuol dire dissennate né acritiche, bensì motivate dall’interesse strumentale alla sopravvivenza.
D’altra parte, non vedo perché i giovani debbano essere preoccupati. Le ansie di noi opinionisti di Ponzaracconta riguardo allo spopolamento invernale, alla radicalizzazione del turismo verso un esclusivo consumo, alla in-sostenibilità dell’approccio turismo-territorio, all’essiccamento della fonte culturale con deriva verso la perdita dell’identità, sono argomenti che loro non trattano perché non li individuano, non ne misurano la gravità, e Ponza, per loro, significa semplice interesse economico.

Così come viene loro inculcato dalla famiglia, e la Scuola non influisce perché non si fa carico di questi problemi, insieme alle Istituzioni, tutte miranti a potenziare, migliorare, supportare le attività economiche.
Le quali, attività economiche, rincorrono un progetto di turismo volto a consumare le bellezze naturali, il territorio, le mode, le condizioni climatiche.

Nessuna istituzione, privata o pubblica, ha come fine l’elaborazione di un Progetto Turistico Ponzese. Che sia ancorato alla Storia (riscoperta e valorizzazione dei reperti storici); che segua il fascino della cultura prodotta dalla colonizzazione (valorizzazione del dialetto, dell’eno-gastronomia); che si innesti nelle presenze naturalistiche (avi-fauna, flora, itinerari marini).

Come pretendere che le problematiche culturali trovino adepti se esse sono assenti dalla vita quotidiana dei giovani?
A mio vedere è tutto perfettamente conseguente alla logica dominante. I giovani perché dovrebbero diversificarsi?
Di risposte ce ne sarebbero tante, ma chi le presenta?

7 Comments

7 Comments

  1. arturogallia

    18 Agosto 2024 at 15:50

    Sicuramente c’è un’assenza palpabile delle istituzioni, ma continuo a dire che i giovani non sono presenti su Ponza Racconta non per disinteresse, bensì perché non è un canale comunicativo a loro uso e consumo, come non lo è neanche più Facebook e quasi quasi pure Instagram.

  2. Sandro Russo

    19 Agosto 2024 at 07:12

    Non ero d’accordo con Arturo Gallia neanche in un suo precedente commento alla mia epicrisi (488) in cui semplicemente prendevo atto di un’assenza:
    “Ponza ch’avessa veni’… ma ancòra nun se vede
    Qui non c’è, in nessuna forma nota, la voce dei giovani. Solo alcuni commenti che li evocano in absentia, nell’articolo dell’antropologa Antonia De Michele di qualche giorno fa.”

    Nessuno sul sito ha mai detto che i giovani di Ponza sono nullafacenti e disinteressati del futuro. Si prendeva atto di una distanza e di un’assenza (non solo da Ponzaracconta). Questo è un dato di fatto. Ed è su questo che da tempo ci stiamo interrogando.
    Ora Arturo ribadisce: “Continuo a dire che i giovani non sono presenti su Ponza Racconta non per disinteresse, bensì perché non è un canale comunicativo a loro uso e consumo, come non lo è neanche più Facebook e quasi quasi pure Instagram”.
    Come se le notizie dovessero andare a cercare i giovani, e non il contrario.
    Mi spiego meglio. La realtà – come dice il nome – è dovunque intorno a noi, ci si impone e ci condiziona. Una bomba; una guerra che sembra non debba finire più, gli stessi piccoli problemi dell’isola (degli esempi a caso); questa è la realtà, ma la sua comprensione non è immediata. Il lavoro vero è andare a capire perché. Cosa c’è dietro e intorno. Questo lavoro/impegno vedo mancare, se bisogna individuare la modalità più adatta affinché la realtà entri nel campo visivo dei giovani: Tik-Tok? I fumetti? Le scritte sui palloncini colorati?
    Nella mia analisi (in un commento all’antropologa) individuavo un rifiuto e una vendetta. Verso il mondo dei padri.
    “Siete voi che avete fatto questo mondo (che a noi non piace). Ora ve lo tenete, ma non ci chiedete nessun tipo di partecipazione” (di qui negazione e eventuale violenza distruttiva).
    Capisco bene che è un problema che non ha soluzione, se non attraverso lo scioglimento di un nodo, che è precisamente questo: il rapporto irrisolto con la generazione precedente. Che ciascuno dei giovani affronta in termini personali. Questo processo era stato più fluido nelle generazioni precedenti; ora si è inceppato.

  3. arturogallia

    19 Agosto 2024 at 09:13

    Caro Sandro, non mi trovi d’accordo. Ma è questo il bello dei dialoghi. C’è un mancato dialogo intergenerazionale, certo, ma da come scrivi SEMBRA, che tu stia dando la colpa alle generazioni più giovani che non vogliono dialogare, ma noi siamo ancora qui a sollazzarci anziché andare a bussare alle porte e chiedere ai giovani “parliamo?”.
    Un caro saluto

  4. Enzo Di Fazio

    19 Agosto 2024 at 12:17

    Franco parla dei giovani con cognizione di causa, conoscendoli. Le sue considerazioni scaturiscono dai rapporti avuti e che ha con i giovani.
    Come esperienza vissuta tramite Ponzaracconta posso affermare che in quelle poche volte che i giovani hanno avuto un ruolo sul sito è stato sempre grazie anche al coinvolgimento del corpo insegnante. Così è avvenuto con Racconta Ponza a Ponzaracconta (anno 2012), con il Concorso Fotografico e dei Disegni (anno 2014) e di recente con il Caffè letterario
    Questo mi porta a dire che l’insegnante ha un ruolo importante, per l’autorevolezza che esprime e per la capacità di condurre per mano.
    Partecipare al sito vuol dire innanzitutto avere passione per la lettura e stimolo per la conoscenza, cose che non sono innate ma vengono fuori da un lavoro di educazione, fatto dai genitori a cominciare dalla più tenera età e poi dai formatori che si incontrano nei rapporti quotidiani, tra i quali in primis gli insegnanti.
    Sappiamo come sono oberati di lavoro gli insegnanti; tra programmi ministeriali da portare avanti e adempimenti amministrativi le ore non bastano mai. Ma se si introducesse nelle scuole l’abitudine di dedicare uno spazio delle ore di lezione alla lettura dei quotidiani (alle scuole superiori io l’ho vissuta positivamente con l’insegnante di lettere) forse, stimolando la curiosità e l’interesse, si riuscirebbe a rimuovere, passando attraverso l’analisi dei fatti, quella frattura esistente tra il mondo dei giovani e quello degli adulti. Probabilmente la cosa presuppone un’autorizzazione ministeriale, ma perché non provarci a chiederla?
    E farei un’altra cosa. Un sondaggio tra i giovani attraverso un questionario con una serie di domande su abitudini, conoscenze, desideri, aspirazioni, passioni, sogni. Troppo spesso parliamo dei giovani sapendone poco o, addirittura, senza nemmeno coinvolgerli.

  5. Francesco De Luca

    19 Agosto 2024 at 13:24

    Mi inserisco nel dialogo con una proposta.
    Mi viene suggerita
    a – dalla costatazione che i giovani non utilizzano il Sito Ponza-racconta come canale comunicativo;
    b – dal desiderio che ci sia un colloquio coi giovani. Desiderio espresso dalla generazione dei non-più-giovani.
    Che si faccia Ponza-racconta promotore di un incontro pubblico, nel prossimo autunno, con la complicità della scuola Superiore e del Comune, in un pomeriggio, nella Sala Polifunzionale, fra un relatore che introduce il tema ( socio-economico ), i giovani, il pubblico ( qualificato e no ), e un moderatore che controlli il tutto.
    Finalità: scambiarsi opinioni.

  6. arturogallia

    19 Agosto 2024 at 15:45

    Colgo con grande apprezzamento il commento di Enzo Di Fazio e la proposta di Francesco De Luca. Il progetto a cui ha accennato Antonia De Michele Islands 4 Future (https://is4future.uniroma3.it/) va proprio in quella direzione e potrebbe essere l’occasione per proporre un dialogo intergenerazionale e interistituzionale. Potremmo valutare noi la possibilità di proporre il questionario, magari elaborato in dialogo con la Redazione, e poi analizzare i dati insieme. Insomma, le possibilità ci sono e almeno per il prossimo inverno (ottobre-maggio) avremo benzina per mandare avanti la cosa, sia operativamente che proponendo momenti di riflessione e dialogo. Mi sembra una buona prospettiva con un orizzonte temporale ragionevole.
    Un caro saluto, A.

  7. Guido Del Gizzo

    19 Agosto 2024 at 16:07

    Molto interessante il dibattito agostano suscitato dai due articoli, “La restanza” e “I giovani a Ponza” e partecipo volentieri, se posso.
    La prima considerazione è che ho sempre nutrito forti dubbi sull’esistenza della categoria socio-politica “giovani”.
    Di solito se ne parla in termini di disagio sociale, cioè disadattamento, difficoltà di comunicazione, mancanza di prospettive.
    Ho l’impressione invece che il disagio sociale sia uniformemente distribuito per classi di età, mentre non lo è affatto per classi di reddito.
    Per dirla con Francesco De Luca, i giovani di Ponza nutrono interessi di comodo sulle vicende ponzesi: esattamente come gli adulti.
    Questioni di sopravvivenza, nient’altro.
    Nessun altro approccio è offerto dal dibattito politico, economico e culturale dell’isola, che non riguardi l’ossessione turistica: L’identità e la cultura ponzesi sono questioni di archeologia antropologica.
    Quanto alla partecipazione, non credo che sia un problema “tecnico”, la ricerca del medium o delle modalità per comunicare con chi vogliamo: è piuttosto, mi pare , un problema di progetti e di iniziative condivise.
    Cruciale secondo me, invece, il ruolo della politica e dell’ente locale, che invece si occupa di tutto, tranne che di promuovere progetti e partecipazione: anzi, evitandolo con cura.
    Che si tratti di giovani o di ultrasettantenni.

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