di Francesco De Luca
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“Cosa hai fatto a quel ginocchio?” – gli chiedo, e Fabio mi racconta l’odissea passata per quel ginocchio. Prima uno stiramento, poi la lacerazione del tendine, l’operazione seguente e… il continuo dolore che lo obbliga a tenerlo compresso in una grossa, nera, fascia elastica. Limitandolo anche nella sua passione: la pesca in apnea. La praticava (ora penso molto meno), nei mesi lontani dal tramestìo estivo.
Ho incontrato Fabio (Fabio Cantone) a Giancos, dove lavora presso il pontile di Kaled. Muratore in inverno e operaio a mare in estate. Come quasi tutti i giovani di Ponza.
“E al collo… che hai?” – gli chiedo con confidenza, dato che sono stato il suo insegnante. “E’ un otolite. L’ho preso da una corvina (pesce) catturato anni fa”.
Come ho già detto Fabio è un bravo pescatore subacqueo e in una pescata incontrò un branco di corvine.
“Pesce bellissimo – mi dice – e attentissimo. Difficile prenderlo perché riesce a schivare l’asta anche da vicino. Lo freghi più quando va a zonzo fra gli scogli che se lo punti da vicino”.
La corvina ha nel cervello gli ossicini che governano il suo equilibrio (otoliti). Sono bianchi, smussati come sassolini di spiaggia.
I nostri antenati ne apprezzavano la bellezza e lo appendevano al collo come madunnella (così lo chiamavano).
Quello che ha Fabio al collo è un otolite abbastanza grande, come doveva essere il pesce da cui l’ha tratto. L’ha fatto poi inserire in una cornice d’oro da un orafo locale. Lo esibisce come un ciondolo. Come un trofeo? Come un ricordo delle ‘belle pescate’? Non so, non gliel’ho chiesto.
Certo… il bambino che accolsi in Prima elementare è diventato un uomo maturo. Con talune delusioni dalla vita che gli punzecchiano l’esistenza, ma il suo sguardo è rimasto pulito e schietto. Non più ingenuo, ma cristallino.
Fabio è un ponzese verace, di quelli che fanno onore all’isola e perciò vanno apprezzati. ’A madunnella l’accumpagna!