di Francesco De Luca
Gli incontri che propone col patrocinio del Comune di Ponza la Onde Road per l’estate sono di intrattenimento per il vasto pubblico di turisti che invade l’isola, in cerca di refrigerio. Quest’anno poi ce n’è tanto bisogno perché il caldo è martellante e persistente.
Il Porto, già intasato di locali, è straziato dalle colonne sonore che questi emanano a supporto del loro esercizio commerciale. Ieri sera però – 1° agosto – su tutti i motivi musicali e canori frammisti ha spiccato il repertorio di Sergio Caputo.
La formula Onde Road prevede che l’artista si esibisca per strada, in un angolo riparato, alla mercé dei passanti, indaffarati ciascuno dietro al proprio interesse. Con la strada come palcoscenico e come sala. Ce ne vuole di arte per riuscire a galvanizzare quel tipo di pubblico. E infatti nemmeno Sergio Caputo c’è riuscito, ma l’impresa era sovrumana.
E tuttavia la gradevolezza del repertorio proposto da Sergio Caputo è stata apprezzata. La sua è una musica con tanto swing, tanto umorismo, e piacevole jazz. E poi, il trio è stato bravissimo.
Ne scrivo perché i Porto di Ponza ha una architettura a ferro di cavallo, avvolgente. Che amplifica sia la bella musica sia quella distorta, trasmessa dai locali per propria attrazione.
Ieri sera lo stile e la bravura di Sergio Caputo sono riusciti a ridare al Porto la magia dei miei ricordi… quando scendere per i Corso nelle sere d’estate, era come abbandonare il casereccio per lasciarsi travolgere da uno spettacolo surreale: gente che passeggiava o che sedeva ai bar, donne e uomini che sfilavano come in passerella, luccicante di colori abbacinanti. E noi, Ponzesi, divenuti attori… per un attimo.