la Redazione
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Abbiamo pubblicato il primo annuncio della via Appia patrimonio dell’Unesco, il 29 luglio scorso, attraverso un comunicato del Sindaco di Formia; poi abbiamo riportato, il 30 luglio, il parere del giornalista-scrittore Paolo Rumiz che l’ha percorsa tutta a piedi (nel 2015) e l’ha raccontata sulle pagine de la Repubblica e in un libro dedicato.
Ma non è tutto.
Nei giorni successivi abbiamo continuato a registrare notizie – non proprio trionfalistiche – su questa acquisizione al patrimonio dell’Unesco, di cui risulta che ad essere esclusi sono proprio i tratti del percorso che attraversano i Castelli romani e il territorio pontino (comuni di Cisterna, Terracina e Formia)
Leggiamo come e perché nelle pagine dedicate in Repubblica del 30 luglio 2024, edizione azionale e nello stesso giornale in cronaca romana (i due ritagli-immagine e i relativi file .pdf, per una più agevole lettura):
Appia dimenticata. Quelle meraviglie ignorate dall’Unesco: non sono patrimonio dell’umanità
di Marina de Ghantuz Cubbe – Da la Repubblica Cronaca di Roma del 30 luglio 2024
Dai Castelli a Terracina, passeggiata lungo i tratti non considerati patrimonio dell’umanità. Ci sono la tomba di Cicerone e il lago di Ninfa
Il Tempio di Giunone Sospita, il basolato dell’Appia Antica a Genzano di Roma, le antiche stazioni di posta dove hanno soggiornato anche il poeta latino Orazio e San Paolo, la tomba di Cicerone.
Questi ed altri siti archeologici sull’Appia Antica o nei suoi pressi, sono stati esclusi dall’Icomos, il Consiglio internazionale dei Monumenti e dei Siti, che a New Dehli ha proclamato bene universale la Regina Viarum. Lasciando però fuori dal tracciato del sito Unesco i tratti laziali che attraversano i territori di Genzano, Nemi, Lanuvio e Velletri e che corrono lungo la pianura Pontina.
Di qui la protesta dei sindaci dei territori dove passano le diramazioni “dell’Appia dimenticata”.
Di una «scelta incomprensibile» da parte dell’Icomos ha parlato il presidente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli, imputando al governo e in particolare al Ministero della Cultura di non aver fatto abbastanza per il riconoscimento delle meraviglie archeologiche presenti in questi due tratti.
Il primo inizia in corrispondenza dell’incrocio tra via Appia Antica con via Montecanino, nel Comune di Genzano di Roma, dove si trova il cippo miliario XIX che segnala il diciannovesimo miglio della Regina Viarum. Si trova in una piccola area protetta a bordo strada e la scritta poco leggibile fa riferimento ai restauri della via voluti dall’imperatore Nerva.
A breve distanza, inizia il tratto di Appia il cui antico basolato si estende per circa 200 metri, in località Montecagnoletto. Da qui una fascia continua di circa 70 metri di ampiezza segue il tracciato dell’Appia includendo la statio sub Lanuvium fino a raggiungere via dei Cinque Archi dove è stato rinvenuto un altro tratto di basolato che si trova in località Sole Luna, nel comune di Velletri.
In corrispondenza di via Appia Vecchia, si arriva poi al santuario di Giunone Sospita, uno dei più importanti del Lazio, nel comune di Lanuvio. La divinità appartenente alla mitologia romana veniva venerata nell’antica Lanuvium, solitamente rappresentata con una pelle di capra sul capo, una lancia in mano e accompagnata da una serpe. Come testimonia Cicerone, il principale centro di culto di questa divinità era appunto il santuario di Lanuvio, luogo dove si trovavano tra l’altro numerosi edifici religiosi. Si ritiene che il Tempio di Giunone Sospita fu edificato sull’acropoli verso la fine del IV secolo avanti Cristo. A questo periodo si possono attribuire alcune strutture in peperino ancora visibili.
Il secondo tratto inizia all’incrocio tra via Appia con via Ninfina II nel Comune di Cisterna di Latina dove si trova l’area archeologica Tres Tabernae: botteghe situate dove confluiscono le strade dei centri più interni (Ulubrae, Tiberia, Norba, Cora). Cicerone vi soggiornò e lo stesso fece per una notte anche San Paolo, durante il viaggio da Tarso a Roma. I barbari prima e poi i saraceni nell’868 la rasero al suolo. Tra i molti reperti tornati alla luce sono ci sono un’epigrafe funeraria della potente famiglia senatoriale Pinaria, coperture sepolcrali, un impianto termale, edifici con preziosi mosaici tra cui un artistico emblema figurato e vari monili, ma anche un diverticolo dell’Appia in basolato di calcare con marciapiedi, riportato alla luce per 35 metri.
Anche il Forum Appii era una stazione di sosta e nel sottosuolo gli archeologi hanno trovato magazzini, un porto fluviale, un santuario, un panificio, laboratori per la produzione artigianale di ceramiche e metalli. Sempre nel Comune di Terracina si trova la Mansio ad Medias, altro punto di riferimento per i viandanti sulla via Appia che attraversavano la pianura Pontina: fu aperta nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio per collegare Roma a Capua. Si trasforma nel tempo in un’importantissima Mansio grazie alla sua posizione strategica, a soli due giorni di cammino dalla Città Eterna. Citata dal poeta Orazio, molto dopo fu Valadier ad ampliare l’originale complesso murario realizzando un maestoso fabbricato di tre piani. Infine il Dennovium, canale navigabile romano lungo 19 miglia fino al fiume Ufente nel Comune di Terracina, a breve distanza dal ponte a due archi di età traianea sul fosso dell’Acqua Traversa.
Il tratto escluso comprende anche i siti archeologici di Norba e Minturnae, il lago di Ninfa con il giardino e il castello, il golfo di Gaeta, il teatro di Terracina e la tomba di Cicerone a Formia: il mausoleo risale all’età augustea ed ancora oggi rimane dubbia l’attribuzione del sepolcro al filosofo romano, anche se alcuni indizi confermerebbero tale ipotesi.
Uno tra questi, è la presenza di una delle sue grandiose ville nella zona, le imponenti dimensioni del monumento funebre e il fatto che nel 43 avanti Cristo qui Cicerone trovò la morte.
Tutto questo non è patrimonio Unesco e per il Mic è una sorta di male minore perché se il dossier fosse stato riaperto l’Icomos avrebbe chiesto un supplemento di indagine, rimandando a chissà quando il riconoscimento.
[Di Marina de Ghantuz Cubbe – Da la Repubblica, Cronaca di Roma del 30 luglio 2024]
Da la Repubblica edizione nazionale del 30 luglio 2024:
La Repubblica del 30 luglio 2024. Appia Unesco mutilata. Di Paolo Boccacci.pdf
La Redazione
3 Agosto 2024 at 21:25
Da “Posta e Risposta” la rubrica quotidiana di Francesco Merlo su la Repubblica di oggi, 03.08.2024
Caro Merlo,
tra gli articoli sull’iscrizione della via Appia Antica tra i siti Unesco non abbiamo letto alcun riferimento a una persona che per tutta la vita ha profuso impegno civile e passione per il salvataggio di quel che resta dell’Appia: Antonio Cederna. Spero che la nostra sia stata una svista.
Luisa Comencini e Giovanni Caragnini — Milano
Risposta
Capita anche ai giornali di distrarsi, ma non si può capire “la modernità” dell’Appia antica senza raccontare le epiche battaglie di Antonio Cederna per fermare l’assalto dei palazzinari alla Regina Viarum. Era detto l’Appiomane.