inviato in redazione da Daniela Sialbani
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Sull’amicizia, di Khalil Gibran
E un adolescente disse: Parlaci dell’Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
È il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
È la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l’amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione,
né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell’amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall’amico non rattristatevi:
la sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro scopo che l’approfondimento dello spirito.
Poiché l’amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l’amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell’amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.
Khalil Gibran [Bsharre (Libano), 1883– New York, 1931], è stato un poeta, pittore e aforista libanese naturalizzato statunitense.
Libanese di religione cristiano-maronita, emigrò negli Stati Uniti; le sue opere si diffusero ben oltre il suo paese d’origine: fu tra i fondatori, insieme a Mikha’il Nu’ayma (Mikhail Naimy), dell’Associazione della Penna (al-Rābiṭah al-Qalamiyyah), punto d’incontro dei letterati arabi emigrati negli Stati Uniti.
La sua poesia venne tradotta in oltre 20 lingue, e divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici, specialmente nell’ambito della New Age e della controcultura degli anni ’60.
Gibran ha cercato di unire nelle sue opere la civiltà occidentale e quella orientale. Fra le opere più note: Il Profeta (scritto in inglese) e Massime spirituali.
Morì giovane, a 47 anni, per tubercolosi ed epatopatia (era stato alcolista)
Una nota più ampia della vita e delle opere dello scrittore-poeta è in Wikipedia.
Immagine di copertina
Tradotto in decine di lingue, “Il Profeta” è un capolavoro di prosa poetica e di riflessione spirituale. In questo libro d’arte (ed. Lindau; traduzione di Paola Giovetti) le immagini di Ernesto Morales dialogano con le parole di Gibran, evocandone l’atmosfera sospesa e i profondi insegnamenti.
Gabriella Nardacci
31 Luglio 2024 at 14:15
Grande tema anche ‘letterario’, l’amicizia; ne ho scritto qui, nel gennaio 2020:
https://www.ponzaracconta.it/2020/01/08/cari-amici-vicini-e-lontani/
In questi termini:
“Mi piace capire cosa c’è dietro la scelta di certi scrittori e ne studio anche il loro percorso di vita. Molti hanno sentito e sentono il sentimento dell’amicizia, come un dono speciale e ne fanno opere come il dialogo tra la volpe e il piccolo principe (Antoine de St. Exupery), Malpelo e il suo amico ranocchio (G. Verga), Il conte di Montecristo e l’abate Faria (Dumas), Amleto e Orazio (Shakespeare), Achille e Patroclo (Omero), Eurialo e Niso (Publio Virgilio Marone), Sal e Dean (Kerouac), Harry Potter e Weasley (Rowling), Frodo e Sam (Tolkien), Il vecchio e il mare (Hemingway)… portati anche sullo schermo. Ce ne sono tanti e tanti altri ancora degni di menzione, ma mi limito a citare quelli che mi sono venuti in mente di primo acchito”.