Usi e Costumi

1980 – ‘A quinnecina

di Francesco De Luca

 

Dal 31 luglio al 14 agosto al tramonto si univa un gruppo di donne attorniate dai loro figlioletti su un’aia o terrazza per recitare il rosario in onore della Madonna Assunta…
E’ una tradizione che sta scomparendo non per la mancanza di fede religiosa ma per l’evoluzione dei costumi…” (pag. 37 – Su e giù per Ponza – Luigi Sandolo).
Quanto è divenuta lontana quella vita.
“I ragazzi aspettano il tempo della quinnecina per poter continuare a giocare dopo il tramonto. Anche le donne col calar del sole erano chiuse in casa di sera…”

Lontana… fortunatamente, aggiungo. Sì… l’atmosfera nostalgica un po’ avvince il sentimento ma, oggi, tutta la vita è più all’insegna della libertà.
I detrattori della contemporaneità sottolineeranno come questa libertà, nei comportamenti e nelle usanze, sia foriera di sciagure, giacché i ragazzi possono rincasare senza limite di tempo e… le donne si godono le notti estive senza alcuna remora sociale (eccetto quella individuale… se la possiedono).
C’è da lamentare scandali? No… in termini civili, giacché la società cerca di essere più permissiva possibile. Certo… le notizie che la droga circoli con facilità agita chi ritiene che la gioventù sia il periodo della vita più aperto all’amore, all’amicizia, all’avventura mentale, all’esuberanza fisica… non alla dipendenza. Così come la libertà delle donne è motivo di soddisfazione civile, nonostante presenze sospette di ragazze sulla banchina Di Fazio o sulla banchina Nuova. Lì, come in attesa, come per invitare, come per adescare.

Se si imbocca la strada del turismo per l’uso selvaggio e fugace dell’isola, in quanto luogo ove è possibile fare ciò che altrove non si può, allora… la morale individuale è un intoppo mentale di cui liberarsi.
Purtroppo, senza alcun divieto non c’è libertà, bensì assoggettamento al potere del più forte, del più danaroso, del più influente. Penso di non dire stupidaggini.

Coniugare le possibilità e i divieti, lo sfizio e il tabù, la propensione e il divieto. Antinomie vecchie, logore e ignorate. Occorrerebbe dare ad esse il guizzo della vita.

Nell’avvocato Sandolo già declinava al pessimismo il giudizio, negli anni ‘80. E oggi?
Oggi  più che il giudizio valgono le direzioni che si privilegiano.
Così, ‘a quinnecina si è ripresa in modo vigoroso a Calacaparra, dove tante sono le mamme fornesi che si ritrovano per chiedere alla Vergine Maria:

putentissima maistà,
sta grazzia che ve cerco
fammella pe pietà,
fammella o Maria,
me la faie pe carità,
pe chillu dono ca riceviste
dalla santissima Trinità

di essere sollevati dai gravami della vita.
Così, dico, si cerca di riannodare i fili di una trama di relazioni sentimentali, sociali, economici e fisici, affinché la vita isolana si ritrovi all’interno di un ordito umano, che affronti il futuro.

 

NdR: nell’immagine di copertina Cala Caparra in una  foto degli anni ’80 scattata da Sandro Vitiello 

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