Editoriale

Epicrisi 487. I ponzesi, questi sconosciuti

di Giuseppe Mazzella

In pieno bailamme estivo, la domanda si propone insistentemente ancora una volta, e con sempre maggiore urgenza, per una popolazione che sembra perdere anno dopo anno la propria identità: chi siamo oggi noi ponzesi? E’ questo è il leit-motiv degli interventi di questa settimana di Franco De Luca (leggi qui, qui e qui); è questo il quesito posto dalla giovane antropologa Antonia De Michele (leggi qui), che collabora ad un progetto di ricerca coordinato dal professor Arturo Gallia, a noi notissimo e da anni ponzese d’elezione. Sono ancora su questo tema i numerosi Commenti  alle interlocuzioni tra i due.


Alle esuberanze speranzose giovanili della stessa De Michele, Franco De Luca contrappone la sua età più matura e forse più pessimistica. Ci si domanda, e lo facciamo tutti, cosa resta del nostro passato, che non sia semplice ricordo, ma elemento di carattere identitario? Tanto più che le recenti, allarmanti notizie di cronaca  finiscono per avvelenare un clima già surriscaldato.
La nostra isola vive, ormai da troppi anni, una doppia vita: lunghi, improduttivi e tristi inverni ai quali subentrano estate roventi, di circa tre mesi, di attività intense al limite della sopportabilità, centrate sulle diverse attività turistiche che non lasciano spazio ad altro. Gli isolani, che ci vivono stabilmente e non solo, non avendo alternative, sono costretti a ritmi assurdi e defatiganti. In questo scenario, popolato da persone residenti in maggioranza oltre i sessant’anni, non riescono a dare frutti le pur tante offerte culturali, che finiscono per essere finalizzate, anche queste, soprattutto alla fruizione turistica.
E, intanto, l’isola muore, e non si riconosce più, per uno fenomeno, opposto a quello che normalmente i piccoli centri da sempre hanno sofferto, cioè la cristallizzazione di modi e atteggiamenti. Oggi il fenomeno è opposto: a causa della facilità e all’abitudine di muoversi e ai canali social, sempre più invasivi, siamo bombardati da un ormai insopportabile proluvio di fatti, notizie per lo più inconsistenti, che non solo non riusciamo a seguire, ma che non possono mettere radici per una crescita culturale, disperdendo il nostro interesse in mille rivoli.

Va anche ricordato che, a cominciare dalla metà degli anni cinquanta, quando Ponza e le altre isole furono “scoperte” turisticamente, c’è sempre stato un chiaro mugugno da parte dei non impegnati nelle attività estive nei confronti degli addetti ai lavori, alcuni dei quali non dell’isola e ai quali dobbiamo un grazie per il loro apporto. Una ostilità che ha segnato anche i rapporti personali, oltre ad allontanare le persone tra di loro, creando un clima di scontento e di invidia.
È, infatti, accaduto, che il turismo è stato vissuto troppo spesso come una corsa all’arrembaggio, alla ricerca del profitto immediato, senza beneficiare dell’apporto di interventi adeguati per realizzare migliori infrastrutture.
Infatti nel 2024 l’acqua arriva ancora con le bettoline via mare; i mezzi di trasporto, obsoleti, hanno lo stesso tempo di percorrenza di mezzo secolo fa; la sanità, anche se ha fatto passi avanti, non è ancora in grado di assicurare una completa copertura ad una popolazione sempre più anziana. In sostanza la qualità della vita, al di là delle nuove comodità assicurate da una economia più florida, e alle nuove tecnologie, grazie proprio alle nuove entrate, non ha avuto il supporto di infrastrutture adeguate. L’esodo invernale sta facendo il resto.

Ai giovani, che non sono inseriti in attività produttive, non è rimasto che emigrare per trovare lavoro. Le diverse amministrazioni, segnate spesso da forti contrasti, non hanno accompagnato con nuove opere questa crescita, lasciando Ponza sguarnita e impreparata a far fronte ai nuovi tempi. Basti ricordare solo le carenze portuali, la mancanza di cantieri attrezzati per il rimessaggio e la custodia delle imbarcazioni, in grado di assicurare importanti risorse economiche anche nei mesi invernali, il potenziamento delle attività tradizionali come la pesca e quel che rimane dell’agricoltura.
Puntando tutto sul turismo, beninteso un turismo limitato ai tre mesi estivi, si sta arrivando inevitabilmente alla trasformazione di una comunità in un sempre più desolante villaggio estivo. Tutto questo in un clima reso ancora più rovente dai tentativi che si susseguono negli anni di chi tenta di inserirsi in questo processo produttivo con nuove attività finalizzate al solo sfruttamento commerciale, che vengono normalmente osteggiate da quanti sono felicemente già impegnati.

Come invertire la rotta? Io constato che molti sono ancora i giovani che vorrebbero vivere stabilmente sull’isola, ma non sono aiutati a realizzare i propri desideri. Constato che, nonostante le inevitabili trasformazioni, le nostre isole conservano ancora un cuore che si ispira alla nostra storia, alle nostre tradizioni e che condisce le diverse attività offerte di quel sale di accoglienza che hanno fatto innamorare del nostro piccolo mondo migliaia  di turisti che lo hanno scelto come buen retiro.
Credo che in queste scelte non abbia influito solo la bellezza del nostro mare, ma il carattere isolano, naturalmente ospitale, frutto di antica tradizione. Io credo, però, che i giovani, che vogliono stabilizzarsi nell’isola, più che di dotte dissertazioni, abbiano bisogno di aiuto, anche da parte dell’amministrazione e di buoni esempi a cui far riferimento. Certamente – e il mio è una speranza e un augurio – lo studio in corso della De Michele, potrebbe fornirci idee e nuovi strumenti per uscire dall’impasse. Un invito a tutti a collaborare alle sue analisi. Molte volte chi osserva dall’esterno percepisce sfumature che noi radicati stanziali non afferriamo.

Nella settimana appena trascorsa molte sono state le notizie di cronaca che riguardano le nostre isole e le viciniori:

– Le dimissioni di Pasquale Sarao, dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Ponza (leggi qui);

– La scomparsa di Michele Morricone (leggi qui), conosciuto anche come lo  “scienziato”, persona garbata e buona;

– L’annuncio dell’evento che si svolgerà il prossimo 23 novembre, (leggi qui) in occasione della Giornata Mondiale della Pesca, in cui il Papa riceverà presso la Sala San Pietro del Vaticano i pescatori ponzesi e le loro famiglie;

– La costituzione di uno sportello europeo presso il Comune di Formia (leggi qui), per aiutare quanti vorranno accedere ai fondi del PNNR;

– Molte e brutte le notizie, invece, quelle che riguardano l’ormai dilagante spaccio di stupefacenti, per fortuna contrastato dalle forze dell’ordine (leggi qui) e i casi di violenza che si stanno reiterando a Ponza, nonché l’annosa e irrisolta questione della bonifica di Giancos da parte della Società Elettrica Ponzese (leggi qui);

– L’inaugurazione, nel comune di Casamicciola Terme (leggi qui), del cantiere per i lavori di consolidamento e restauro della chiesa di Sant’Antonio da Padova;

– La quarta edizione del Premio Lido Green (leggi qui), con la collaborazione di ABC e il Comune di Latina, nella quale verranno premiati gli stabilimenti più virtuosi del litorale. Spesso, come afferma la redazione, non cogliamo (per importare da noi) le iniziative virtuose di altri Comuni;

–  L’esame del Piano della “Mobilità sostenibile” nel Comune di Ventotene sui Fondi del PNRR per circa-14 milioni di euro, di cui alle Del. N°37/2024 e N° 44/2024 (leggi qui), nell’analisi di Tonino Impagliazzo, che farebbero emergere dubbi e perplessità per scelte tecniche e amministrative poco convergenti con la realtà dei luoghi  e con la storia dell’isola;

Il ripristino, notizia positiva, della tratta commerciale Terracina-Ponza (leggi qui);

– Il Meteo giornaliero, con le bellissime foto a corredo che i lettori del sito hanno imparato ad apprezzare e ogni sera attendono con anticipazione di piacere.

Il sito offre anche questa settimana, tantissime e variegate segnalazioni culturali. In redazione arrivano continuamente comunicati stampa e notizie, che siamo ben lieti di pubblicare. Evidentemente Ponza Racconta  è diventata una vetrina – anche culturale – molto seguita e apprezzata. Ce n’è davvero per tutti i gusti:

–  L’articolo sulla luna piena (leggi qui), oltre a dare la stura a considerazioni storiche e tradizionali, ha sollecitato a realizzare bellissime fotografie a commento di Biagio e Filippo Vitiello e Rossano Di Loreto (leggi  qui);

– Molto interessante lo speciale di Repubblica, Robinson presentato da Sara Scarafia, dedicato agli scrittori Joseph Conrad e Björn Larson (leggi qui);

– Continua la serie di “Love letters”, che ripropone brani di lettere d’amore che hanno resistito nel tempo: frasi d’amore modello “Baci Perugina”, ma anche considerazioni più profonde e sentite(leggi qui);

– La pubblicazione, in occasione delle Olimpiadi di Parigi, di un numero di “Storica” di National Geographic (leggi qui);

– Dedicato alle Olimpiadi, ma a quelle di Roma del 1960, il racconto di Fabio Lambertucci (leggi qui) su quell’anno fatidico che “realmente” fu decisivo per la sua vita;

– La quarta edizione di “Azzurro Storie di Mare Estate 2024”, che torna su Rai Uno (leggi qui), condotta da Beppe Convertini; da questo sabato per diverse settimane ancora;

La presentazione alla Villa La Colombaia, già di Luchino Visconti, a Forio, sull’isola d’Ischia (leggi qui), del nuovo marchio e la rassegna estiva degli eventi, dando seguito al calendario già iniziato il 13 luglio scorso:

“Strangers in the night”, il fascino intramontabile di Sinatra nel concerto di Luca Liberini e Young Art Jazz Ensemble nell’Area Archeologica di Caposele (leggi qui), a cui seguirà il concerto in piano solo di Danilo Rea (leggi qui);

–  L’inizio a Ventotene (leggi qui) della nuova edizione del Film Festival;

– Un’altra interessante puntata di Repubblica (leggi qui), della serie “Le vacanze intelligenti”, dedicata al Salento.

Per tornare, infine, alle nostre isole, anche quest’anno Ponza e Ventotene ricordano con ima cerimonia solenne (leggi qui) l’affondamento del piroscafo Santa Lucia avvenuto il 24 luglio 1943 al largo di Ventotene; la nave, denominata “il tram dei ponzesi” collegava le due isole dell’arcipelago pontino con Gaeta e la terraferma. Una pagina tristissima della nostra storia sulla quale non è ancora stata fatta piena luce.

Sollecitato da un articolo apparso sul sito, Pasquale Scarpati (leggi qui) ricorda una sua permanenza nel 1984 nel Casentino.

Enzo Di Fazio, attingendo ad un vecchio numero della Gazzetta Di Gaeta, propone Le papengole di Conca,  un bel racconto di don Paolo Capobianco  (1907-2006), storico, pubblicista, sacerdote della diocesi di Gaeta. Una sorta di metafora che ben s’attaglia alla situazione attuale di Ponza e che si collega quasi naturalmente e chiude le note iniziali di questa “epicrisi”.

Buona domenica

1 Comment

1 Comments

  1. Antonia De Michele

    29 Luglio 2024 at 07:56

    Caro Giuseppe,
    credo che le riflessioni che proponi offrano intanto dei fertili spunti per ragionare; consapevole che, aldilà di ragionamenti e di “dotte dissertazioni”, c’è bisogno di strumenti concreti.
    Personalmente, ringrazio per la fiducia e spero col mio lavoro – anzi nostro, visto che faccio parte di un gruppo di ricerca più ampio – di poter contribuire, con idee, attività e riflessioni, all’uscita dall’impasse.

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