Racconti

Roma 1960, nascita di un amore

racconto storico breve di Fabio Lambertucci

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Durante le Olimpiadi di Roma 1960 che avrebbero cambiato il mondo, un giovane vigile del fuoco si innamora di una ragazza…

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Roma 1960, nascita di un amore

Ai Vigili del Fuoco “Caduti in Servizio”

Roma, mercoledì 6 luglio 1960
Quest’anno per la prima volta si terranno da fine agosto i Giochi Olimpici nella Città Eterna. È veramente un miracolo dopo soli quindici anni dalla fine della disastrosa guerra mondiale.
Io romano ventiduenne, Classe 1938, sto prestando da due anni il servizio militare di leva nel Corpo dei Vigili del Fuoco nella caserma di via Marmorata a Testaccio e spero tanto di essere assegnato di servizio allo Stadio Olimpico per vedermi gratis qualche gara.

Il vigile del fuoco Lamberto Lambertucci nel 1960

L’addestramento, 27esimo corso AVVA, l’ho effettuato alle Scuole Centrali Antincendio delle Capannelle sulla via Appia Nuova, dove c’è la “Torre Esercitazione K2”, il castello di manovra che tanto terrorizza gli allievi. Il terrore maggiore è però rappresentato dall’istruttore di ginnastica, un vero sadico che la mattina ci fa correre chilometri in cortile con gli scarponi!  Comunque la paura si vince perché come canta il nostro inno “Il pompiere paura non ne ha!”.

Il vigile del fuoco Lamberto Lambertucci nella Caserma di Capannelle (Roma) nel 1960

Tra i commilitoni c’è Giuliano Gemma, un ragazzo molto atletico che fa il cascatore e l’attore di cinema. L’ho visto nel film “Venezia, la luna e tu” con Alberto Sordi, Nino Manfredi e la bellissima Marisa Allasio e ha partecipato nel ruolo di un centurione al filmone americano “Ben-Hur”! È membro della squadra acrobatica e aiutante del nostro proiezionista e appena lo incrociamo gli chiediamo sempre: – A Giulia’ che date di bello sabato? – È così benvoluto dai superiori che gli permettono di tenere in camerata il cane, un pastore tedesco.
Si cimenta anche con la boxe tanto che è diventato amico di un altro nostro commilitone, il pugile dilettante triestino Nino Benvenuti, che si sta allenando per le Olimpiadi. È un peso medio ma sta dimagrendo per passare ai pesi welter. Sembra che così la medaglia d’oro sarà più facile da vincere… Gli altri atleti che si alleneranno nella nostra palestra saranno i ginnasti giapponesi.

Il vigile del fuoco Lamberto Lambertucci con sulle spalle un commilitone

Da civile di mestiere sono meccanico e lavoro nella rimessa-officina di mio padre Fernando al Casilino però noi viviamo vicino a piazza Tuscolo all’Appio-Latino. Il mio orgoglio è la moto Guzzi Falcone con cui scorrazzo per Roma a caccia di belle ragazze che poi porto al mare a Santa Marinella. Mesi fa un commilitone me l’ha chiesta in prestito per un giorno:
– Che ce devi fa’? – 
– Domani viene qui alle Capannelle Luigi Zampa, un regista de cinema che gira un film con Alberto Sordi su un vigile urbano e per delle scene d’addestramento cia’ bisogno de gente con la moto. Lamberto, famme ‘sto favore! –
Così ho fatto e andrò a vedere il film commedia “Il vigile” con Sordi, Vittorio De Sica, Riccardo Garrone, la stupenda Sylva Koscina e soprattutto la mia moto! Io di registi ne conosco uno molto famoso, Alessandro Blasetti, perché è cliente dell’officina: ha un macchinone americano un bel po’ scassato…
Da vigile sto seguendo tutti i corsi per prendere tutte le patenti di guida perché spero in futuro di essere assunto come autista di autobus o conducente di tram all’Atac, l’azienda comunale dei Trasporti pubblici della Capitale. Sarebbe per me davvero una svolta decisiva.

Fatti di Genova, luglio 1960 piazza De Ferrari (immagine da Wikipedia)

Quest’oggi c’è una forte tensione nell’aria: nei giorni scorsi a Genova ci sono stati violenti scontri tra antifascisti e Polizia perché il governo Tambroni ha permesso che vi si tenesse il Congresso del Movimento sociale. Ieri una delegazione di politici antifascisti ha chiesto di deporre una corona d’alloro alla lapide dei Martiri antifascisti a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza del 10 settembre 1943, ma il Questore ha improvvisamente annullato la manifestazione. Vedo così arrivare molti poliziotti della Celere e carabinieri su camion, jeep e gipponi, i camion idranti e un reparto di Carabinieri a cavallo, comandati dal capitano Raimondo D’Inzeo, un famoso campione di Equitazione. È la prima volta che li si vede in servizio di ordine pubblico. Il caposquadra ci ordina di prepararci e ci dirigiamo verso Porta San Paolo.
A un tratto vedo arrivare da viale Aventino una folla composta da qualche migliaio di manifestanti, davanti ci sono dei politici con una corona d’alloro. Vogliono, nonostante il divieto, rendere omaggio ai Caduti della Resistenza.
Un tram viene bloccato dai manifestanti nella piazza. All’improvviso alle 19.30 parte la carica dei Carabinieri a cavallo che mulinano in aria i frustini, dietro segue la Celere con i manganelli e gli idranti che spruzzano acqua colorata. Davvero impressionante è il calpestio degli zoccoli dei cavalli sui sampietrini. Grande confusione e fuggi fuggi generale. Vengono manganellati anche dei politici e la Polizia effettua molti arresti.
Non ci sono incendi e la nostra squadra ritorna in caserma.
I manifestanti si stanno rifugiando nel popolare rione Testaccio. Gli abitanti li invitano nelle loro abitazioni per sfuggire alla Polizia.
In via Luca della Robbia una bella ragazza con i capelli neri ne accoglie qualcuno nell’androne del suo palazzo.
– Cosa fai? Non lo sai che è un reato? – le grido
– Lei si faccia i fatti suoi! Non vede che cosa gli stanno facendo? – mi risponde con fiero cipiglio.
Rimango colpito da tanta forza d’animo e generosità. La Polizia accede nelle vie del rione per rastrellare i manifestanti ma dall’alto dei palazzi vengono gettati oggetti vari. La battaglia si protrae per ben due ore. Bilancio finale: un centinaio di feriti, un poliziotto, Antonio Sarappa di Catania, 30 anni, morirà due mesi dopo per le ferite e trecento arresti.

Indago al mercato di Testaccio per conoscere il nome della ragazza. Così apprendo che si chiama Eugenia, ha 18 anni, studentessa al Professionale per segretarie d’azienda; vive con i genitori e la sorella maggiore Cesira, studentessa di Ragioneria. Il padre Otello lavora come tecnico all’Istituto Nazionale LUCE sulla Tuscolana e la madre Elisabetta, romagnola, è casalinga. Eugenia, che nome insolito.
Per me è proprio un colpo di fulmine, ammetto che mi è entrata nel cuore!

La cerimonia inaugurale allo Stadio Olimpico
(
da Wikipedia. Alex DawsonFlickr: Rome Olympics 1960 – Opening Day)

Il 25 agosto in una Roma calda e afosa con una suggestiva cerimonia si sono aperti i Giochi della XVII Olimpiade. Purtroppo subito funestati dalla morte del ciclista danese Knud Enemark Jensen in viale Cristoforo Colombo. Pare per un colpo di calore.
Di servizio all’Olimpico ho assistito alla favolosa vittoria di Livio Berruti nei 200 metri e con tutti i commilitoni sono andato al Palazzo dello Sport dell’Eur al trionfo del  pugile Nino Benvenuti che ha sconfitto in finale il sovietico Jurij Radonjak. Ha destato una grande impressione per la sua grazia micidiale il pugile nero americano Cassius Clay.
Il capitano dei Carabinieri Raimondo D’Inzeo, quello che ho visto in azione a Porta San Paolo, davanti al fratello Piero anche lui ufficiale dei Carabinieri, ha vinto l’oro, così come il “Settebello”, la squadra maschile di pallanuoto. I ginnasti giapponesi hanno vinto ben quattro medaglie d’oro, due d’argento e tre di bronzo.

Il 10 settembre, ultimo giorno dei Giochi, il caposquadra ci ordina di portare delle alte fiaccole sulla via Appia Antica. Serviranno per illuminare di sera gli ultimi chilometri della Maratona che per la prima volta non terminerà nello Stadio Olimpico ma sotto l’Arco di Costantino. Io vengo assegnato a Porta San Sebastiano.
Siamo in mille, posizionati a dieci metri di distanza l’uno dall’altro.
La corsa è partita alle 17.30 dal Campidoglio. Quando cala la luce ci ordinano di accendere le fiaccole. Mi trovo a due chilometri dal traguardo e vedo passare i primi due maratoneti: il primo è un nero con pantaloncini rosso scuro e una maglietta verde squillante con le due verticali del numero 11 sulla schiena ossuta, incredibilmente è scalzo, impressionante il costante pat, pat, pat, pat dell’impatto sul suolo dei piedi nudi. È seguito a ruota da una maglietta rossa col numero 185.

Abebe Bikila al traguardo della maratona alle Olimpiadi di Roma, 1960

Dopo un po’ alla radio annunciano il vincitore: è un etiope, Abebe Bikila di 28 anni, guardia del corpo dell’imperatore d’Etiopia Hailé Selassié. Ha infranto il record mondiale del cecoslovacco Emil Zatopek ed è la prima vittoria di un africano alle Olimpiadi! Mi sembra una bella notizia di buon auspicio per il mondo intero.
Preso da una strana euforia, torno in caserma a Testaccio, chissà che non rincontri quella meravigliosa ragazza…

***

Epilogo
A Roma il 20 gennaio 1968 Lamberto Lambertucci, tranviere dell’ATAC dal 1962, ed Eugenia Vinciguerra, segretaria d’azienda della Pfizer italiana, si sposarono. L’11 novembre 1968 nacque Fabio e nel 1972 Paola. Rimasero felicemente sposati fino alla morte di Eugenia nel 2015, Lamberto la seguì nel 2019.
Riposano nella stessa tomba nel Cimitero di Santa Marinella (Roma).


Eugenia Vinciguerra e Lamberto Lambertucci

Eugenia Vinciguerra Lambertucci con suo figlio Fabio al porticciolo di Santa Marinella (Roma)

 

[Di Fabio Lambertucci (2024)]

Nota della Redazione
Il racconto ci era stato preannunciato da Fabio, insieme a una nota sulle Olimpiadi  – XXXIII edizione dei Giochi – che vanno a incominciare dopodomani, venerdì 26 luglio 2024 a Parigi: leggi qui

 

 

 

 

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