di Francesco De Luca
Scrive Luigi Sandolo (pag. 85 di ‘Su e giù per Ponza’) nel suo stile stringato: “Ponza ha avuto sempre capaci lavoratori del legno. Se ne ricordano i fratelli Vincenzo, Pasquale e Veruccio Tricoli, recentemente scomparsi. In attività di lavoro vi sono Salvatore Coppa alias Tore ‘i caramella, Silverio Tricoli fu Vincenzo, Luigi Ambrosino. i fratelli Luciano e Giulio Poloni, Giggino Pacifico ed il figlio Severino”.
Attualmente, di tutti i nominati, in attività (di ripiego, saltuaria, quasi per diletto) operano Luigi Ambrosino, uno dei fratelli Poloni a Le Forna, e Pacifico Giovanni.
Giovanni Pacifico all’interno della falegnameria che era di suo padre
(da Frammenti di Ponza, blog di Francesca Iacono)
Dove voglio arrivare? Certamente non a lodare il tempo passato. Serve soltanto a deprimerci. E nemmeno a dare pubblicità a seri lavoratori che non chiedono attimi di notorietà. Lo scritto dell’avvocato Sandolo attesta il cambiamento epocale che si è avuto dal 1980 (data di pubblicazione) ad oggi, 2024. Solamente 44 anni e la fisionomia sociale dei Ponzesi si è stravolta!
Lo si andava dicendo in questi giorni con una giovanissima antropologa, che circola per Ponza, chiedendo e accumulando informazioni e pareri. Cerca di farsi una rappresentazione della realtà ponzese. Collegandola anche con altre realtà isolane (Alicudi in specie, che lei adora e visita spesso).
La realtà fisico-umana di Ponza è cambiata, e l’accelerazione del mutamento in questi ultimi anni è sotto gli occhi di chi la osserva.
Non voglio seminare paure ma bisogna pur dirlo, altrimenti si viene meno all’obbligo morale dell’onestà intellettuale: noi Ponzesi stiamo diventando i custodi. Di cosa, non ha importanza. Museo, tesoro, rovine, discarica: non ha importanza. Sempre e solo custodi. Con le chiavi in mano, con una ‘guida’ aggiornata, col sorriso d’occasione e con una divisa sgargiante… Ma, sempre e solo custodi. Di una realtà che va perdendosi.
L’ antropologa è molto più ottimista di me, perché puntella tutto con l’entusiasmo. Anche se fiocamente le dico che senza l’impegno del fare, la fatica del programmare, la testardaggine di collaborare, la realtà, che ha già una strada prefissata, non si muta.
Ma voi, se vi capita di incontrarla, spalleggiate la sua foga, lasciate a me, la figura del piagnone!