riceviamo in redazione da Arturo Gallia un lavoro scientifico in formato .pdf e proviamo a renderlo al meglio
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In relazione ad un recente quesito/articolo di Biagio Vitiello – “L’isola che non c’è”, descritta nell’Atlas Maior di Joan Blaeu del 1665 -, Arturo Gallia, Ricercatore della materia, ha fornito in Commenti (cfr.) a Biagio e ai lettori del sito una risposta esauriente. Al contempo ha inviato un articolo di 17 pagine in formato .pdf di un suo lavoro scientifico su una rivista di settore, sulla cartografia di Zannone. Ne abbiamo estratto alcune parti, raccomandando ai lettori interessati la consultazione dell’articolo completo. Il senso della semplificazione – a cura della redazione, in cui sono riportati i punti salienti -, è (ovviamente) meno scientifico del testo originale, ma speriamo possa invogliare i lettori ad approfondire una materia ostica, che si nutre di rimandi e procede per approssimazioni ed errori, verso una sempre maggior chiarezza e precisione, come viene ben evidenziato nel testo.
La Redazione
Zannone, un’isola fuori dall’arcipelago
di Arturo Gallia (Università degli Studi Roma Tre) – da L’Universo – Istituto Geografico Militare di Firenze -, n. 3/2020 (pp. 407 – 424)
Excerpta dal lavoro completo presentato a fondo pagina in file .pdf
L’Isola di Zannone è la più settentrionale dell’Arcipelago Ponziano, «emergente di fronte al grande arco del golfo di Gaeta teso fra il promontorio del Circeo e l’Isola d’Ischia ed è […] la più prossima al continente» (Zavattari, 1953, p. 129) (circa 15,6 miglia marine), ricade nel Comune di Ponza e dal 1979 è compresa nel Parco Nazionale del Circeo. L’isola è spopolata e le uniche presenze sono i turisti giornalieri, che in estate sbarcano dalle barche provenienti da Ponza, o i componenti del Comando Unità Forestale Ambientale ed Agroalimentare dei Carabinieri che periodicamente svolgono attività di controllo e sorveglianza.
La difficile accessibilità e l’assenza di persone stanziali, nonché la posizione più protetta, hanno reso l’isola poco interessante dal punto di vista insediativo e difensivo, rendendola «sotto il punto di vista scientifico […] una delle isole minori italiane meno studiate» (Zavattari, 1953, p. 130).
Nel corso della storia, è stata oggetto di alcune forme, o alcuni tentativi, di sfruttamento delle risorse naturali, tra cui il legname, grazie alla presenza di alberi ad alto fusto, o le pietre da cava, tanto che in alcune carte ricorre il toponimo «Calcara». In epoca moderna, furono stipulati diversi contratti di affitto, di sfruttamento o di occupazione dell’isola, mai andati effettivamente in porto. (…)
L’importanza del Monastero e la sua influenza nella cartografia
Nella cartografia a piccola scala 4, Zannone è quasi sempre presente, sebbene essa sia di misura ridotta e comunque più piccola rispetto a Ponza. (…)
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Da queste opere, come in altre raffigurazioni a piccola scala, emerge un ele- mento interessante, ovvero la presenza di ‘un’isola che non c’è’, che non esiste nel- la realtà. Zannone è raffigurata molto vicino a Ponza e di piccole dimensioni, alla stregua di Gavi o degli altri isolotti, e denominata «Senone» (Blaeu, 1654) o «Sanone» (Albrizzi, 1740), mentre un’isola ben più grande compare là dove potrebbe essere la stessa Zannone, l’Isola di Santa Maria o San Martino. La denominazione è dovuta, senz’ombra di dubbio, alla presenza in passato di un monastero benedettino, e poi cistercense, dedicato a Santa Maria e al Santo Spirito, che ha indotto in errore molti cartografi. L’errore è dovuto anche alla preesistenza di un monastero omonimo a Ponza, che poi si trasferì e diede origine a quello di Zannone.
Sebbene fosse abbandonato da alcuni secoli, nella tarda età moderna il monastero a Zannone è rimasto un elemento simbolo sia nell’immaginario collettivo insulare sia in quello alloctono, e le fonti storico-cartografiche possono darne una testimonianza.
Nella carta Isola di Pontio di Francesco De Marchi, Zannone ha la forma e le pro-porzioni coerenti al resto del disegno e sui rilievi collinari appena accennati si erge proprio un edificio religioso, il monastero.
Nella carta Isole di Pontio, la raffigurazione, a china e non a colori, è analoga: un unico edificio religioso si erge sull’isola, seguito dal toponimo «San Benedetto». Come nota Vincenzo Bonifacio però, l’edificio è raffigurato integro, mentre dalle fonti storiche emerge che esso fosse già «in rovina per l’abbandono e per le devastazioni operate dai pirati» (Bonifacio, 2010, p. 59).
Lo stesso, ancora, si dica per la carta farnesiana Isola di Pontio, nella quale l’isola compare nell’estremità settentrionale di Ponza, di forma e di dimensioni coerenti e sulla cui sommità compare un edificio. Questo non è né denominato, né riportato nella legenda, mentre compare il toponimo, finalmente con la Z, «Zannone».
Maggiori dettagli sono riportati invece nel Progetto di fortificazione…, dove l’isola di «Sannon» è descritta distante «miglia 4» da Ponza ed è ricoperta da «un gran bosco», dotata di «buoni terreni» e «vi è buonissima pietra da far calce dirupata al mare». Inoltre, essa «non è come le altre inaccessibile però poco dubitosa per non haver cale né sicuro ridutto alcuno per corsari». (…).
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La finalità strumentale della relazione e della carta auspica che sia Napoli a prenderne il controllo perché ricco di risorse, come indicato per Zannone, ma soprattutto facile nascondiglio per «li turchi».
L’interesse francese per l’Arcipelago
Dalla fine del Seicento in poi, l’arcipelago rientrò nelle ambizioni espansionistiche francesi nel Tirreno e fu oggetto di alcune rappresentazioni cartografiche. Del 1680 è una veduta prospettica delle Isole Ponziane osservate da sud. Non è una rappresentazione con finalità topografiche, quanto più legate al fornire un orientamento a un possibile navigante o osservatore esterno: i territori insulari sono disegnati approssimativamente e alcune annotazioni riportano il loro perimetro, la loro distanza e la loro denominazione. In un fenomeno di trasposizione dei nomi delle isole dall’italiano al francese, Ponza diventa «Ponce», Ventotene «Veneteten», mentre la trasformazione più curiosa riguarda Zannone. Nella cartografia coeva, come visto anche in questo testo, l’isola era denominata, sebbene con varianti, «Sannone». Nell’adattamento linguistico al francese, sia per una errata interpretazione fonologica, sia per il richiamo, ancora una volta, al monastero, «Sannone» diventa «Sa.Nonne», poi «St. Nonne», e da ultimo «Saint Nonne».
Ben diverso è il Plan des Iles de Ponza et Zannone (1862), che, a dispetto del nome, ha finalità specificatamente marittime. Le aree interne delle due isole sono appena accennate e i rilievi disegnati a sfumo, mentre le linee di costa e la batimetria sono molto dettagliate. (…)
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La Toponomastica
Oltre alla questione della denominazione dell’isola, la toponomastica sulle car- te si è andata strutturando dal XVIII secolo in poi14. Nell’Atlante marittimo di Rizzi Zannoni, compaiono i toponimi costieri – da nord e in senso orario – «Capo Negro», «la Chiaja», «Punta del Lauro», «Punta del Savino», «la Navicella», «Pietra del Bove», «Punta Galletella», «il Varo», «li Marioli», «li Fenestroni»
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La Toponomastica
Oltre alla questione della denominazione dell’isola, la toponomastica sulle carte si è andata strutturando dal XVIII secolo in poi. Nell’Atlante marittimo di Rizzi Zannoni, compaiono i toponimi costieri (…)
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Nella carta Isole di Ponza e di Zannone (1830-1840), lo «Scoglio grande» diventa «Rosso», mentre la toponomastica, come anche gli elementi terrestri rappresentati, aumentano per numero. Lungo la costa, sono indicati «Capo Negro», «la Calcara», «la Chiaja», «Punta del Lauro», «Punta di Levante» (laddove era la «Punta del Savino»), «il Monaco», «Punta Navicella», «Pietra del Bove», «le Grottelle», «il Varo», «Punta Iunchetielle», «il Mariolo» (al singolare). La morfologia dell’isola, rispetto alle carte precedenti, è molto più dettagliata: … (…)
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La cartografia IGM
Nel F. 170 Terracina della Carta d’Italia del 1883, Zannone, insieme a Ponza e Palmarola, è raffigurata in un riquadro e le indicazioni toponomastiche evidenziano «Capo Negro», «Punta di Levante», «Il Varo», «Punta Lunghetiello», e «la Lanterna», coincidente con Capo Negro. Monte Pellegrino è indicato anche con la quota (184) e un vertice trigonometrico; il rilievo è disegnato con il tratteggio, attraversato da una parte di sentiero.
Cartografia artistica contemporanea
Infine, l’Isola di Zannone è ritratta in due opere cartografiche di stampo artistico realizzate negli ultimi anni. Una prima è quella di Silverio Mazzella, proprietario della Libreria il Brigantino di Ponza e, soprattutto, storico e uomo di cultura locale. Si tratta di una doppia immagine dell’isola: una pianta e un profilo visto da sud. Nell’originale si tratta di un acquerello, riprodotto poi in serie a stampa. Al disegno cartografico sono affiancati una rosa dei venti e una scala metrica sulla destra, l’intitolazione della carta e il disegno di una testa di muflone, animale importato nel 1922 e perfettamente ambientatosi. Infine, l’intersezione tra un segmento di meridiano e uno di parallelo riporta le coordinate nella parte SE dell’isola. Oltre alla bellezza artistica della carta, essa è interessante perché riporta una ricca toponomastica, non presente nelle carte fin qui prese in esame e il tracciato dei sentieri che mettono in congiunzione il Varo e Capo Negro con i ruderi del convento e questi con il Monte Pellegrino, il Monte del Savino e Capo Caccia.
Più semplice, ma estremamente interessante è la carta di Zannone disegnata, priva di scala, da Salvatore Perrotta (1990, p. 110 e ss.), accompagnata anch’essa da un profilo visto da sud e da una seconda carta con indicazioni legate alla batimetria dei fondali. Questi disegni, a china, stampati in un volume che ha finalità itinerario-turistiche, sono, nuovamente, interessanti perché accompagnati da notizie di vario genere, legate alla storia dell’isola, all’avvicinamento via mare, agli elementi mitologici, mentre scarse sono le indicazioni terrestri, se non il sentiero dal Varo ai ruderi del Monastero e i toponimi dei monti.
Sia Silverio Mazzella, sia Salvatore Perrotta hanno una profonda conoscenza del luogo e questo permette loro di avere un elevato grado di approfondimento dell’informazione, soprattutto, in questo caso, per quanto riguarda la toponomastica. A parte pochissime discrepanze nelle occorrenze, i toponimi sono pressoché gli stessi: … (…)
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L’importanza di queste due carte (Perrotta, 1990; Mazzella, 2000) è quella di aver fissato su rappresentazioni cartografiche nomi di luoghi che venivano citati solo in documenti testuali (come, ad esempio, Zavattari, 1953; Baldacci, 1954) o che si tramandano ancora oggi solo oralmente tra i pescatori più anziani, custodi di un glossario specialistico di toponimi e saperi, che rimangono in balia del vento e delle onde.
Bibliografia
Ricca e aggiornata; contiene 22 voci tra cui anche un articolo di Enzo Di Fazio su Ponzaracconta
L’articolo in file .pdf: GALLIA_isola zannone_UNIVERSO_3_2020
Immagine di copertina: Silberio Mazzella. Zannone; acquerello (2000)