Racconti

La ricerca della verità

Racconto storico breve di Fabio Lambertucci 

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Presentazione.
Il 23 agosto 1917 un colpo di mitraglia austro-ungarica uccise il sottotenente Adolfo Scalpelli di 29 anni di Tivoli sul Monte Kubilek, altopiano della Bainsizza, mentre tentava di conquistare al comando di un plotone una trincea nemica. Fu uno dei molti caduti dell’XI Battaglia dell’Isonzo.
Scalpelli era un bravo pittore, unico allievo del pittore e fotografo romano Ettore Roesler Franz che lo aveva adottato come figlio artistico lasciandogli in eredità quadri non compiuti e soldi. Il ragazzo aveva così iniziato una carriera artistica in ascesa.
Il sogno di eguagliare il suo Maestro fu però spezzato dalla follia della Grande Guerra.
In questo breve racconto ho immaginato i suoi pensieri nell’ultimo giorno di vita.
F. L.

Adolfo disegna a Villa d’Este sotto la guida di Ettore Roesler Franz


La ricerca della verità

                                                                                                  Alle Vittime delle Guerre

Alle falde del Monte Kobilek sull’altopiano della Bainsizza, fronte italo-austriaco durante la XI Battaglia dell’Isonzo, mattina del 23 agosto 1917.

È un bel giorno di sole adatto per dipingere all’aperto. Purtroppo invece devo guidare il mio plotone alla conquista di quel maledetto cocuzzolo brullo a quota 630 occupato dai cannoni da 305 e dalle mitraglie dei ceccopeppe.

Con immensa gioia ricordo ancora un altro giorno di sole di quindici anni fa nel parco di Villa d’Este a Tivoli, la mia città, quando, allora quattordicenne, incontrai per la prima volta il celebre pittore acquarellista e fotografo romano Ettore Roesler Franz, all’epoca cinquantasettenne. Si avvicinò mentre disegnavo per ammirare il mio modesto lavoro.
Mi chiese: – Giovanotto, come ti chiami?
– Adolfo Scalpelli, signore! – risposi prontamente.
Dove hai imparato a disegnare così bene?
– Ho fatto la scuola tecnica. Amo però di più le figure.
– Se vuoi fare il pittore ti posso insegnare io. Vorrei incontrare i tuoi. Dove state di casa?

Così chiese ai miei genitori di affidarmi a lui durante i suoi soggiorni a Tivoli per insegnarmi l’arte dell’acquarello. I miei acconsentirono e io fui il suo unico e ottimo allievo. Qualche anno dopo per ringraziarlo disegnai a carboncino il suo ritratto che il Maestro apprezzò molto. Nel 1903 mi scrisse:
Mio carissimo Adolfo, io mi aspetto molto da te, perché so purtroppo a quali immense difficoltà si va incontro nella carriera da te intrapresa, molte delle quali bisogna assolutamente sormontare adesso che sei giovane e più presto non si può.

Fui per lui come un figlio e quando morì nel 1907 mi lasciò l’attrezzatura da lavoro, i libri d’arte, i bozzetti e i quadri incompiuti e dei soldi. Aprii così il mio studio in via Porta Pinciana a Roma. Esposi i miei acquerelli con soggetti la Campagna Romana e le ville di Tivoli e il Re Vittorio Emanuele III mi comprò un quadro!
Dal ’10 mi trasferii a Parigi a imparare dagli Impressionisti e frequentare una scuola di nudo.
Che fantastici ricordi a Montparnasse di quelle belle modelle francesi! Ora vedo solo le signorine del bordello militare. Infine alla Biennale di Venezia del ’14 esposi il mio “Trittico della Thuile”, dicono i critici d’arte ispirato al grande Giovanni Segantini. Adoro infatti le montagne, soprattutto quelle della Valle d’Aosta.

Mi arruolai poi volontario per questa guerra “l’ultima del nostro glorioso Risorgimento”, come gridavano nelle piazze d’Italia.
Mi mandarono prima in Libia, poi con il mio Reggimento, il 248° Fanteria della Brigata Girgenti, al fronte trentino alla difesa del Monte Cimone. Quindi alla conquista del paese di Vertoiba. Lì l’ormai ex Zar di Russia Nicola mi ha decorato con la Croce di San Giorgio di III Classe per aver catturato dei nemici!

Ho con me il materiale da disegno. Al Comando mi facevano disegnare le carte militari. Ho già ritratto un disertore galiziano, una chiesa di campagna e un cimitero di guerra.
A maggio sono andato alla Scuola allievi ufficiali perché  ormai scarseggiano: ora sono sottotenente a 29 anni!

Sei giorni fa ho incontrato mio fratello minore Alfredo di 18 anni, anche lui arruolato, e a mamma, a papà e a mia sorella Irma ho scritto così:
Fui molto contento di rivedere il piccolo Alfredo. Passai con lui una buona mezza giornata. Sta bene e contento. Io sto benone come non sono mai stato.

Due giorni fa, prima dell’avanzata ordinata dal generale Luigi Capello, comandante della II Armata, ho incontrato per caso il tenente toscano Ardengo Soffici del 128° Reggimento Fanteria Firenze, che, notando la mia attrezzatura da disegno, si è presentato come un collega pittore. Con mia sorpresa ha detto di aver visto qualche mia opera. Ha studiato pittura a Firenze con i macchiaioli Giovanni Fattori e Telemaco Signorini ed è amico fraterno del pittore emiliano Giuseppe Graziosi. A Parigi ha lavorato come illustratore per una importante rivista e ha conosciuto i pittori Max Jabob e lo spagnolo Pablo Picasso. Poi si è messo a scrivere d’Arte. Prima polemizzò con i Futuristi e ne era nata una rissa al famoso caffè Le Giubbe Rosse a Firenze però poi aveva aderito al loro movimento e fondato la rivista futurista Lacerba. È stato nel ‘15 un interventista ed è partito anche lui volontario.
– Scalpelli, la vostra concezione della Pittura è ormai superata. Questa terribile e igienica guerra l’ha dimostrato! La macchina, la velocità, sono i nostri nuovi idoli. Basta con i paesaggi di campagna con gli acquedotti romani e le pecore al tramonto!
Signorsì, signor tenente! -, ho esclamato e – Vai in malora te e tutti i Futuristi! –, ho pensato.

Non è questo che mi ha insegnato il mio Maestro che ha dedicato  la sua vita artistica a conservare il ricordo di ciò che stava scomparendo, per prima la sua amata Roma.

E non per farne cartoline per i turisti da romantico Grand Tour. Nessuno infatti prima di lui ha ritratto una realtà così cruda come la vita quotidiana degli Ebrei nel malsano Ghetto. All’ingresso del suo studio a piazza San Claudio era scritto: “La sincerità fa l’artista grande”.
Un giorno mi disse:
Caro Adolfo, credo che la cosa più importante della nostra Arte sia la ricerca della verità.
A questo suo insegnamento mi sono sempre attenuto, anche se sto seguendo il mio sentiero. Sono certo che sarebbe contento di me.

Alle 7 è iniziato il nostro bombardamento. Il colonnello ha ordinato l’attacco alle 8. Fischio. Saliamo con qualche difficoltà dovuta all’intenso fuoco nemico. Ci ripariamo dietro le rocce. A mezzogiorno, sotto un caldo sole, vedo infine la prima trincea nemica. 
– Coraggio ragazzi, è quasi fatta! –
, grido. Sparo due colpi di pistola. Una mitraglia nascosta in una caverna inizia a sparare: 
– No, Oddio!

Buio.

***

Il sottotenente Adolfo Scalpelli di Tivoli (Roma) di anni 29, professione pittore, cadde colpito in fronte il 23 agosto 1917 sul Monte Kobilek, chiamato poi dagli Italiani Monte Cavallo. Venne insignito della medaglia d’argento al Valor militare e nel 1918 il Re Vittorio Emanuele III acquistò in suo ricordo i suoi ultimi lavori.

Il fratello Alfredo sopravvisse alla Grande Guerra, divenne un celebre architetto e nel 1944 progettò il Piano Regolatore di Tivoli.

Il tenente Ardengo Soffici di Firenze,  ferito all’occhio sinistro e decorato con la medaglia di bronzo, pubblicò nell’aprile 1918 il libro “Kobilek. Giornale di battaglia”, che riscosse un notevole successo di critica e di pubblico.

 

Allegate, opere di Adolfo Scalpelli.

A. Scalpelli. Ritratto di Ettore Roesler Franz (1906).

A. Scalpelli, Tivoli.

A. Scalpelli, Autoritratto.

A. Scalpelli, La sorella Irma (1914)

Appendice

Ettore Roesler Franz (Roma, 1845 – 1907) è stato un pittore italiano. È tra i pittori italiani dell’Ottocento che più hanno esposto e si sono affermati in Italia e all’estero. Noto per l’uso della tecnica dell’acquerello, appartiene alla corrente dei Realisti del tardo Ottocento.
Di tutte le opere realizzate, quella che più gli ha dato notorietà è la serie Roma sparita, per dirla con le sue parole: «Roma pittoresca. Memorie di un’era che passa». Si tratta di 120 acquerelli realizzati tra il 1878 e il 1896. Rappresentano efficaci testimonianze visive che precedono gli storici mutamenti nella struttura urbanistica di Roma, grazie alle quali è oggi possibile avere una documentazione storica degli scorci che stavano scomparendo.
Ettore Roesler Franz è stato, tra le altre cose, tra i primi pittori a dipingere il Ghetto di Roma (fonte. Wikipedia. ibidem)

Qui di seguito, qualche opera di Ettore Roesler Franz.

E. Roesler Franz. Via dell’Arco di San Marco

E. Roesler Franz. Tivoli, Ponte Lupo – Poli (1898)

Di Ettore Roesler Franz, una serie di vedute del Ghetto di Roma alla fine dell’Ottocento (inviate da F. Lambertucci)

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