Personaggi ed Eventi

L’attentato a Donald Trump che infiamma l’America

segnalato da Enzo Di Fazio 

 

Non possiamo non considerare ciò che succede in un paese come l’America. Per tanti motivi. Per essere la potenza economica più grande al mondo ed una delle superpotenze militari più moderne capace di influenzare equilibri e scelte politiche a livello globale. Ma anche per essere una parte della terra ove vive e lavora una grande rappresentanza della comunità ponzese.
Sulle pagine di questo sito, anche se marginalmente, cerchiamo di dar conto di quanto succede nella campagna elettorale tra Biden e Trump. In questa direzione va l’articolo Tramontare presentato qualche giorno fa.
Dalla lettura dei giornali ci siamo fatti, ormai da un po’ di tempo, l’idea di come entrambi i candidati appaino fragili e inadatti a guidare un paese così complesso come gli Stati Uniti. E mentre in tanti fanno queste considerazioni e sollecitano il candidato democratico a fare un passo indietro, ecco accadere l’attentato a Donald Trump, evento destinato a dare, macchiandola di sangue, un nuovo volto alla competizione elettorale.

Su quanto successo le prime riflessioni a caldo di un giornalista attento e conoscitore dei fatti americani, come Gianni Riotta.

 

Da la Repubblica del 13 luglio: Sul palco di Butler cambia la Storia. Il sangue di Donald infiamma l’America

La nazione è spaccata ma il repubblicano ne esce come eroe ferito che non molla mai. E riceverà ancora più slancio nella sua corsa verso la Casa Bianca


(immagine reuters)

NEW YORK — La foto dell’ex presidente americano Donald Trump  con il pugno chiuso, sanguinante al volto per la ferita subita durante un comizio in Pennsylvania, in testa il cappello rosso Make America Great Again, entra a far parte della storia politica Usa, muta il clima delle elezioni per la Casa Bianca 2024 e offre alla Convenzione repubblicana, che si apre lunedì a Milwaukee, un diverso e più profondo messaggio politico, costringendo i democratici del presidente Joe Biden a una drammatica linea difensiva.

Mentre scriviamo la dinamica dell’attacco non è del tutto chiara, le immagini mostrano l’ex presidente accasciarsi, colpito all’orecchio, subito circondato dagli agenti del Secret Service. Mentre lo sorreggono, Trump alza gridando il braccio verso i militanti, in un gesto di sfida e unità che incendierà la platea della Convenzione e sta già mobilitando online milioni di seguaci, persuasi che “la sinistra vuole la guerra civile”. Un sospetto sarebbe stato ucciso dalla polizia, ci sarebbero anche un altro e dei feriti: le cronache si completeranno presto, ma l’icona politica è stata delineata e non muterà in fretta.

L’America si avviava al voto del 5 di novembre in pessime condizioni, l’esausto presidente Biden circondato dalle richieste di passare la mano a un candidato più giovane, Trump a insultare lui e la vice Kamala Harris, gli estremisti conservatori di Project 2025 a stilare un manifesto per la svolta autoritaria a Washington. Ora i toni si alzeranno in peggio, al di là della solidarietà di facciata offerta dai democratici al Congresso, il web gronda odio, con i trumpiani a reclamare rappresaglie e i radicali di sinistra persuasi che si sia trattato solo di un “false flag”, finto attentato per far di Trump un martire ed eroe. Per gli uni l’ex presidente è vittima di una persecuzione politica, prima legale e ora violenta, per gli altri o è un trucco mal organizzato o una occasione mancata per liberarsi del detestato rivale. La disinformazione infuria e le immagini vengono toccate e distorte.

Di certo la campagna 2024 perde razionalità di confronto, pur serrato, fra diverse filosofie politiche, per ridursi a brutale scontro di personalità e propaganda in cui ogni interesse nazionale comune viene smarrito e le due Americhe si confrontano irriducibili, ostili, estranee, sorde. Quanto l’attentato a Trump influenzerà la paralisi dei democratici nel risolvere il nodo Biden Si-Biden No è impossibile dire, probabilmente li lascerà sprofondare nell’inerzia verso la sconfitta. Il gesto di violenza potrebbe non restare isolato, sintomo di una nazione spaccata, generazioni opposte e la memoria che torna a John Kennedy ucciso a Dallas e Ronald Reagan scampato per miracolo all’attentato di Washington.

Donald Trump appare ai repubblicani, ma anche a molti incerti e indipendenti, per la prima volta autentico, non sceneggiato da copioni tv visti e rivisti: la rabbia ostinata con cui ha richiamato i suoi all’azione, agitando i pugni e gridando, pur grondante sangue, sarà ricordata a lungo e gli darà ulteriore forza verso la Casa Bianca.

L’attacco al comizio di Butler ne fa personaggio diverso, per chi lo ama e chi lo odia, ma senza ombra di dubbio leader politico assai più ostico da battere. In un Paese in cui milioni di cittadini sono armati, e online spopolano i video TikTok con vecchi e giovani a sparare al poligono, indicare come bersaglio i nemici politici è, da sempre, rischio atroce ma troppi sembrano esserne dimenticati.

Ora la campagna del Grand Old Party repubblicano si indirizza su una strada ben marcata, Donald Trump l’eroe ferito che non molla mai, fra condanne e sparatorie. Come i democratici sapranno replicare a questa nuova figura, incancellabile, non è semplice da immaginare e molti ormai, nello stesso partito, contano preoccupati i giorni della scelta imminente.

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top