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Braccianti in nero, ancora da Concita De Gregorio (2)

segnalato dalla redazione

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Per un precedente articolo di Concita De Gregorio sul tema, leggi qui

Il commento
Nell’Italia schiavista patrioti bella gente
di Concita De Gregorio – Da la Repubblica del 23 giugno 2024

L’Italia è un paese schiavista, come l’America dello Zio Tom. È schiavismo di Stato. Noto, tollerato e ignorato dallo Stato. Muoiono? Pazienza, capita. D’altra parte hanno nomi che non sappiamo pronunciare, sono stranieri che nessuno verrà a rivendicare, clandestini.

Sì, ma le aziende italiane li assumono perché lavorino al nero: per pagare meno e guadagnare di più. Somme che poi non dichiarano. Schiavizzano, ricattano, evadono: lo sappiamo tutti, sono qui da decenni, vivono come bestie a un passo da casa.
Le inchieste e le denunce di Alessandro Leogrande, sul caporalato, sono libri pubblicati quasi vent’anni fa. Libri, che noia. Niente su TikTok? Dice: ma ne hai già parlato ieri, e l’altro ieri, e tre giorni fa. Vuoi davvero scrivere per il quarto giorno un altro articolo sullo stesso argomento? Sì, voglio.

Anche quaranta giorni di seguito, o quattrocento. Dice: avrà stancato, stancherà. Stancare in che senso? Li voglio conoscere ci voglio parlare, con quelli che si stancano. Vi stanchereste voi, se morisse vostra figlia stritolata da una macchina lasciandovi un nipote orfano da crescere? Vi arrendereste dopo due giorni, due anni o venti se morisse vostro figlio diciottenne?

Non credo. Allora provate a metterla così. Fate come se fosse toccato a voi, o potesse toccarvi domattina perché può. Cosa ci può essere di più importante in un Paese che garantire a tutti un lavoro, e che chi va a lavorare torni a casa la sera, e che la paga sia dignitosa, e che chi si spacca la schiena alle macchine o nei campi abbia casa, un foglio che attesta: questo essere umano esiste, sta producendo un bene che voi consumerete domani, una scatola di pomodori un succo di frutta una cassa di ortaggi che comprerete al supermercato a due soldi e sarete contenti di aver risparmiato, guarda che vantaggio. Ma il vantaggio vostro, nostro, è la schiavitù e sovente la morte di un altro.

La questione è molto semplice ed è questa. L’Italia è un paese schiavista, ripetiamolo. Ma non da oggi, eh? Da decenni. Quindi tacciano pure quelli che dicono: state accusando questo governo. No, no. Tutti i governi che si sono succeduti nel tempo, destra e sinistra, nulla o quasi nulla hanno cambiato.
Quelli che dicono: certo i sindacati potevano denunciare. No, no. I sindacati hanno denunciato, è la politica che se ne è fregata.
Quelli che dicono: è stata colpa sua, del morto. Ha commesso una leggerezza, ha attivato una macchina che non doveva. Che vergogna, vergognatevi.

Veramente dite? Veramente pensate che la colpa sia del morto, pagato quattro euro l’ora, portato nel campo insieme a decine di persone su un carro, privato dei documenti, ricattato da un datore di lavoro — un italiano, un imprenditore — che in questo caso, uno fra tanti, denuncia 111 euro di profitto e nove dipendenti?

Ma come è possibile, domando, che se io prendo una multa per ritardo nei pagamenti, per divieto di sosta mi inseguano per anni con maggiorazioni e more e che l’Agenzia delle Entrate, i finanzieri, i controllori non vedano trentamila schiavi nelle baracche che lavorano nei campi dell’Agro Pontino a un’ora da Roma, dal Vaticano e da Palazzo Chigi, lo sanno tutti che sono lì.

Come mai nessuno va a vedere, una mattina qualsiasi, domani. Fantasmi. Trecentomila in Italia. Di più, molto probabilmente. La famosa sovranità alimentare. La celebre eccellenza italiana: gli schiavi, la fanno, e se muoiono pazienza.

Ora certo. Il caso di un giovane uomo di 31 anni a cui la macchina per coprire con un telo il campo di fragole ha tranciato un braccio — buone le fragole, no? Avete comprato un cestino a buon prezzo di recente? — sia stato scaricato come un rifiuto, il braccio buttato in una cassetta della frutta, tolti i telefoni ai suoi connazionali ugualmente schiavi perché non chiamassero i soccorsi, se no l’azienda poteva patire un danno. Si poteva salvare, l’hanno ucciso. È anche abbastanza schifoso che alla compagna abbiano dato i documenti solo ora che è vedova. Solo a lei e non agli altri. Sono trentamila, in provincia di Latina: vogliamo dare i documenti a tutti o solo ai parenti di chi muore?

La legge esiste, è stata scritta dopo la morte di Paola Clemente, cercatela su Google. Non la rispetta nessuno. La verità è che lo sanno tutti, che il lavoro agricolo si basa sulla schiavitù degli stranieri. Che fanno un lavoro che nessuno vuole fare, che sperano di avere una vita e un posto, prima o poi, ma qualcuno gli sequestra le carte. Come nei campi di cotone.

Qualcuno, italiano, fa soldi tenendoli schiavi. Lo sanno tutti, basterebbe andare a fare un sopralluogo domattina. Che ne dite. Mandiamo qualcuno a controllare o restiamo così: a dire che gli stranieri ci invadono ci rubano il lavoro, a dire che la stirpe italica è da preservare. La stirpe dei sequestratori di telefoni, degli scaricatori di monconi. Un bel bacino elettorale da non disturbare. Bella gente, patrioti.

 

 

[Di Concita De Gregorio; da la Repubblica del 23 giugno 2024]

 

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