Attualità

San Silverio 2024, una possibile conclusione…

di Francesco De Luca

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Ogni 20 giugno è un evento, per noi Ponzesi. E’ la manifestazione del Santo.
San Silverio, la sua figura, la vicenda storica che ha vissuto, il richiamo sentimentale che genera in noi isolani ovvero gente che vive in un ristretto lembo di terra ed ha intorno un orizzonte infinito di mare.
San Silverio e il termine stagionale del 20 giugno, inizio dell’estate. E con l’estate la stagione turistica e con essa la produttività economica.
San Silverio, la deflagrazione della scorza costrittiva, subita per l’intero arco di tempo da ottobre a maggio, e l’esplosione della bellezza, a terra e a mare.
L’evento, tanto atteso, lascia una traccia.
La mia età di tracce ne ha immagazzinate tante.

Provo a narrare quella che lasciato la festa di san Silverio in quest’anno 2024. Lo faccio stamane, giorno 22, dopo aver goduto ieri sera del concerto di Erminio Sinni, giù al Mamozio.
Sarà stato il cavo racchiuso fra la banchina Di Fazio e la banchina Musco, forse l’aria rinfrescata da un ponentino niente male, e poi il repertorio delle canzoni suonate da una band bravissima, e la voce alta e roca di Sinni, le sue canzoni malinconiche, e quelle celebri, cariche di verve e di fascino.
Ho goduto il tutto insieme all’amico Mariano, con la gente quanto basta, e un profumo melenso diffuso nell’aria.
Un pubblico decisamente romano, pochi ponzesi.
Un regalo, quel concerto, dell’Amministrazione. Di cui ieri sera si è dovuto parlare per forza. Parlare e non sparlare. L’arresto di un Consigliere in flagrante reato non è cosa da poco. Specie per una piccola comunità come quella ponzese.
Non mi attardo su nessuna chiacchiera ma mi viene da sottolineare come la società (quella italiana e quella ponzese) sia incline a spettacolarizzare ogni evento. Per il bisogno di mostrare, di mostrare di esserci, per esserci come oggetto da vedere.
L’allusione cui tendono queste parole va a considerare lo spettacolo della processione. Otto preti, quattro sindaci, forze dell’Ordine in quantità e il corteo consumato un tratto a terra e un secondo tratto a mare: lungo, poco devoto e molto funzionale alla visualizzazione, all’immagine, allo spettacolo.
Uso queste espressioni perché non posso tacere il mio pensiero pur senza oppormi a questo stato di cose.
La realtà va accolta. Per modificarla ci vogliono idee e impegno. In questa direzione va il mio giudizio.
Accolgo la realtà ma non la condivido, e nemmeno la favorisco.
Chiarisco: nell’infanzia bisognava coniugare la devozione (espressa nella processione). Era lei a predominare, e produceva anche comportamenti intemperanti. Che occorreva mitigare, frenare, contemperare.
Poi, gradualmente la devozione ha ceduto il posto alla celebrazione. Oggi questa è appannaggio esclusivo della spettacolarizzazione.
Riscontro questa evoluzione e la sottopongo ad esame.
Un amico di Roma mi ha messaggiato per aver fatto partecipare a tanti l’inno di san Silverio. Lo dico per avvertire tutti che queste mie osservazioni pertengono soltanto a me.
San Silverio vive dello spirito che ciascuno gli apporta. Lo spirito… ossia la conoscenza e il sentimento. Il sentimento comanda, non media. La conoscenza invita, non comanda.
Una conoscente, ritirandosi, mi dice: pure chist’anno ammo visto san Sirverio… E’ la conclusione amara e ineluttabile, ma anche soddisfatta e serena.

La foto di copertina è di Rossano Di Loreto (ndr)

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