di Rosanna Conte
Quest’anno il 2 giugno si festeggia tra il becero vociare che attacca la Costituzione della Repubblica italiana su tre fronti: giustizia, unità nazionale, rapporti tra poteri.
Un attacco massiccio che deve soddisfare le aspettative dei tre partiti che “governano” l’Italia per poter avere mano libera su tutto, cioè di poter gestire le istituzioni senza i contrappesi che una democrazia non solo parlamentare, ma anche semplicemente liberale, ha normalmente per potersi chiamare democrazia.
Abituati a non volgere lo sguardo al passato, ci sfugge che i padri costituenti furono attenti ad alcuni punti essenziali della Carta che stavano scrivendo e quello dei contrappesi fu uno fondamentale. Giusto per ricordarlo alla Carta costituzionale lavorarono insieme persone che avevano diverse visioni della società e del paese, anche opposte, ma le misero da parte perché una Costituzione non poteva essere di una sola parte politica, bensì di tutti i cittadini. Certo ne stettero fuori coloro che ancora guardavano al fascismo, ma essi non potevano farne parte perché, come disse Pertini, il fascismo era un regime che toglieva le libertà a tutti, l’opposto di quanto voleva garantire la Costituzione dell’Italia repubblicana. Ed è stato per garantire quelle libertà che hanno fatto in modo che i tre poteri fossero ben distinti e liberi tutelandoli proprio con i contrappesi.
Ma oggi l’attacco è portato anche all’Europa.
E nel giorno della festa della Repubblica mi chiederei cosa significa meno Europa.
Nel contesto globale significa contare sempre meno, e se l’Europa non guarda agli interessi di alcune categorie a cui apparteniamo anche noi, non è colpa sua, cioè dell’Europa intesa come grande federazione di Stati, ma di chi lì non ha saputo fare bene il proprio dovere.
Se gli USA stanno perdendo continuamente spazi d’influenza nel mondo per l’avanzata della Cina, dell’India, del Giappone ed altri paesi emergenti -ci sarebbe anche l’Europa se si contasse come un unico paese- pensiamo davvero che la nostra piccola Italia possa districarsi da sola e non lasciarsi schiacciare dalle potenze economiche che avanzano? Allora stiamo nel mondo dei sogni e rischiamo di cadere in un profondo burrone da cui non ci sarà più la “buona America” a darci una mano.
La dichiarazione di Trump, che se fosse stato presidente degli Usa avrebbe bombardato Mosca, non è un boutade: ha il suo fondamento nella consapevolezza della perdita di competenza Usa e per recuperarla sarebbe disposto anche ad una terza guerra mondiale.
Bene, a chi predica un’Europa che guardi prima agli italiani chiederei “Come, di grazia?” La sorte degli italiani è incastrata in quella degli europei.
Quanti italiani vivono e lavorano in altre nazioni europee? Sono più di mezzo milione i giovani che sono andati via.
Perché invece di guardarci l’ombelico non guardiamo ai vicini che stanno meglio di noi e cerchiamo di raggiungerli? L’Europa, da circa 40 anni, fa piani annuali per sostenere le zone più povere e noi italiani non siamo stati in grado di prendere tutte le risorse che potevamo o non le abbiamo sapute spendere. Altre nazioni, invece ci sono riuscite, come la Spagna, la Lettonia, Malta e molte altre.
E’ ovvio che è dipeso molto dal ceto politico che ci siamo scelti, dalle difficoltà connesse alla malavita organizzata e, naturalmente dall’incapacità organizzativa del nostro paese. Il PNRR dovrebbe servire a migliorare le nostre strutture operative. Ce la stiamo facendo?
Stiamo attenti a non buttare a mare una costruzione ultradecennale che certamente deve essere migliorata. Rischiamo di rimanere soli e senza quella rete di relazioni che ci rende più forti con esiti infausti. La nostra ricchezza personale, per chi è ricco e non ha scappatoie all’estero, potrebbe crollare rovinosamente mentre la nostra povertà si accentuerebbe moltissimo e ci troveremmo a breve ad essere noi i migranti clandestini del futuro, come lo siamo stati fin o a 150-100 anni fa.
Oggi, quindi, il discorso sulla Repubblica italiana, va fatto guardando all’imminente futuro. Perciò sarebbe opportuno cercare di comprendere cosa faranno in Europa le persone per le quali pensiamo di votare, ma pare che sia piuttosto difficile. Non abbiamo un sistema d’informazione veramente libero. Basti guardare alla presidente del Consiglio che, oltre ad avere le mani su tutte le reti pubbliche e dalla sua quelle di Mediaset, si è costruita anche una Telemeloni di garanzia dove può scegliere a suo piacimento, più di quanto non faccia già, quando, cosa e come comunicare. E naturalmente non si espone a Conferenze stampa in cui qualcuno potrebbe osare rilevare che quanto dice è falso. La stessa rete, che riteniamo libera, non fa che offrire un palcoscenico a chi decide di affermare qualcosa senza contraddittorio.
Siamo messi maluccio! Ed è il caso di ricordarlo nel giorno della festa della Repubblica Italiana., anche perché a una settimana dal voto europeo rischiamo di illuderci che votando per il nostro piccolo interesse personale, possiamo stare tranquilli.
Niente di più sbagliato! Il voto europeo richiede uno sguardo più alto, che vada oltre i nostri confini nazionali e se voteremo per la dissoluzione del patto europeo, saremo noi a perdere.