segnalato dalla Redazione
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Come al solito ad ogni scadenza trimestrale pubblichiamo Copertina e Sommario della rivista e, questa volta, la pagina dell’editoriale del direttore editoriale Fausta Cotone
Editoriale
Fare rete
È di qualche anno fa un video divertente che mostra due colonie di pinguini delle Falkland a passeggio sulla terraferma. Quando i due gruppi si incrociano, si lanciano in una conversazione cordiale e vivace che termina però con un attimo di confusione: un pinguino distratto, cambia gruppo incamminandosi con la colonia sbagliata e si riunisce poi a quella originale solo perché un suo ‘amico’ corre trafelato a chiamarlo e se lo riporta indietro. Tutto si svolge in pochi secondi ma il video ci racconta tanto, non ultimo il bisogno vitale di socialità degli esseri viventi e la tendenza naturale a fare rete, con istintiva curiosità verso i propri simili.
I pinguini appartengono alla famiglia degli Sfeniscidi e vivono solo nell’emisfero australe, dal continente antartico alle Galàpagos, ma prevalentemente li troviamo al Polo sud sulle fasce costiere. La loro andatura un po’ oscillante che li rende così amabili ai nostri occhi è dovuta al fatto che i loro piedi sono più indietro rispetto a quelli di altri uccelli, quindi camminano eretti ma possono facilmente sbilanciarsi in avanti, tant’è che per accelerare il passo si lasciano andare in avanti sul ventre per scivolare sul ghiaccio, aumentando così la velocità e risparmiando energie. Amano vivere in gruppo e si registrano colonie che contano fino a 5 milioni di esemplari. Una favola di Bruno Ferrero intitolata ‘Solo solo’ racconta la storia di un pinguino che viveva apparentemente felice su un’isola di ghiaccio senza alcuna compagnia e che un giorno, dopo una breve conversazione con un gabbiano di passaggio, si rende conto che la sua vita è terribilmente noiosa perché in quel luogo, pur bello e ricco di cibo, c’è solo lui. E d’un tratto capisce che quella solitudine è letale e si avventura in un viaggio pericoloso e molto difficile, al di là del mare, pur di raggiungere una colonia di suoi simili coi quali vivrà finalmente una vita piena e felice.
La storia di questo piccolo amico ci ricorda molto da vicino una condizione che è anche la nostra. L’essere umano è per natura un animale sociale e già i nostri antenati preistorici, cacciatori e raccoglitori, si affidavano gli uni agli altri per la caccia e la difesa contro i predatori: questo aumentava infatti le possibilità di sopravvivenza di ogni membro del gruppo.
Tanti studi hanno dimostrato come – oggi più che mai – una rete sociale solida può diminuire lo stress, aumentare la sensazione di benessere e addirittura migliorare la longevità. L’umanità dipende dalle relazioni sociali per sopravvivere e prosperare.
Ma c’è dell’altro.
La vita dell’ homo sapiens dipende anche e soprattutto dall’equilibrio del rapporto che riesce ad instaurare con tutte le altre specie viventi: non è un lusso o un optional bensì una necessità vitale. E questa connessione non si limita solamente agli animali, ma si allarga al regno vegetale e a tutte le forme di vita che popolano il nostro Pianeta. Proteggere la biodiversità non è un semplice atto di conservazione ma anche di auto-salvaguardia: le altre specie animali, pinguini inclusi, sembrano averlo capito molto bene, mangiando e consumando sul Pianeta solo ciò che serve davvero. Perché noi non ci riusciamo?