di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Ritengo avvilente il dibattito sul “premierato” e l’autonomia differenziata fra Regioni.
Non credo che in Italia esista un solo giurista o un solo studente in economia e commercio o giurisprudenza, che abbia sostenuto almeno due esami – diritto pubblico e diritto degli enti locali (il primo fondamentale ed il secondo complementare), che possa dirsi favorevole, con onestà intellettuale, ad una riforma costituzionale per l’ elezione diretta del premier – che in Italia si chiama Presidente del Consiglio dei Ministri e non Primo Ministro – e per l’autonomia differenziata della Repubblica (Una ed Indivisibile) – in 20 repubblichette proprio al tempo del processo irreversibile di una Unione Politica, non solo finanziaria, di 27 Paesi del Vecchio Continente.
Sono due riforme Costituzionali in antitesi fra loro. Testimoniano la confusione mentale delle “destre” al potere, da Fratelli d’Italia alla Lega, in concorrenza fra loro per darsi una Teoria Politica ed Economica capace di spaccare l’ Italia, perché questo sta avvenendo. L’ obiettivo della destra – post-fascista, post-liberista, post-federalista – è arrivare ad una Seconda Repubblica costituzionalmente fissata con una nuova Costituzione anziché con leggine sparse, come il nome del leader nel simbolo elettorale con troppa leggerezza fatta passare dal Presidente Ciampi molti anni fa con Berlusconi capo del Governo. La Seconda Repubblica con una nuova Costituzione è l’ opposto della nostra Costituzione i cui Costituenti fecero di tutto per evitare un uomo o donna soli al comando.
La nostra Costituzione del 1948 delinea una Repubblica – unica ed indivisibile, cioè una irreversibile identità nazionale da Trieste in giù che non è solo una canzone ma sostanza di una Cultura – con un Parlamento forte NON debole. E’ impostata sulla democrazia indiretta cioè sulla Sovranità popolare esercitata con la “Rappresentanza Elettiva” espressa solennemente nel Parlamento Nazionale diviso in due rami – Camera dei Deputati e Senato della Repubblica – con gli stessi poteri proprio per massimizzare la Democrazia Politica anche se poteva sembrare – è lo è stato – eccessivo perché nessuna Democrazia al mondo ha due Camere con gli stessi poteri. C’è lentezza legislativa ma ampia Democrazia.
Il ricorso alla “Democrazia diretta” cioè ai Referendum previsto dall’ art.75 è ECCEZIONALE e lo strumento è solo abrogativo o confermativo, cioè si può abrogare una legge per iniziativa popolare ma non si può approvare. Il Popolo non ha iniziativa legislativa. E’ uno strumento – il Referendum – abusato dal populismo di cui il radicalismo di Marco Pannella ne porta la responsabilità storica. E’ una differenza fondamentale con l’ art.11 della Costituzione della Quinta Repubblica francese voluta dal generale De Gaulle. L’ impianto costituzionale della “Quinta Repubblica” assegna il potere esecutivo completo al Capo dello Stato. Assegna al Governo un ruolo di “amministrazione” con un Primo Ministro esecutore del Responsabile dello Stato. Il Presidente della Repubblica presiede il Governo. Ma comunque la Quinta Repubblica ha un preambolo che la richiama ai valori del 1789. Se si copia dai francesi bisogna farlo bene. Cosa che non sa fare questa destra.
La Costituzione “ italiana”
La Costituzione del 1948 assegna la Sovranità Popolare al Parlamento. Non vuole un uomo forte al comando. Imposta un semi-federalismo in 20 Regioni ma “decentra” il potere nei corpi locali – Comuni e Province – in modo da avere un Governo diffuso con classi dirigenti adeguate al rispettivo incarico di Governo. Il consigliere comunale di un piccolo Comune non ha il titolo di onorevole ma è un amministratore pubblico con piena dignità. Nel disegno istituzionale il Presidente della Repubblica NON solo è un garante del sistema ma interviene nel Governo. Soprattutto nei momenti di crisi e lo abbiamo visto con Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella – gli unici Presidenti rieletti dopo 7 anni di mandato – perché gli è stato riconosciuto il ruolo.
Le mie sono osservazioni evidenti per le generazioni che hanno studiato “educazione civica” fin dalla prima media nel 1960.
La Legge elettorale e l’ elezione diretta del sindaco
Una democrazia politica si esercita con la legge elettorale. Errore grave non aver inserito la Proporzionale Pura in Costituzione. Bisogna ripristinarla per ogni elezione perché per 50 anni ha garantito la Partecipazione Popolare. Così è stato un grave errore la riforma della riforma del 1993 sull’ elezione diretta del sindaco perché ha istituito un “cesarismo” a livello locale. La riformina ha snaturato la riforma ordinamentale del 1990 sugli enti locali detta legge Gava che non prevedeva l’ elezione diretta ma assegnava un ruolo fondamentale al Consiglio Comunale che doveva dotarsi di uno Statuto. L’ elezione diretta ha trasformato il sindaco in podestà. Ha allontanato i cittadini dalla vita pubblica. Poi la leggina Del Rio di svuotamento delle Province del 2014 riducendo la sua rappresentanza. La sinistra (ma oggi è tutta da ricostruire ma il punto centrale è il PD di Elly Schlein per Cultura e Speranza, una giovane donna che ascolta la base e si riconosce nel Socialismo Europeo) ha svuotato se stessa di Valori e contenuti per oltre 20 anni e di fatto ha varato il presidenzialismo in un regime parlamentare. L’ Italia non ha bisogno di rivoluzioni istituzionali ma di consolidamento della Democrazia Politica. L’ applicazione della Costituzione del 1948 è la Via Maestra.
La rivoluzione inglese del 1689
Sto rileggendo ancora una volta di G.M. Trevelyan La rivoluzione inglese del 1688-89 (Il Saggiatore 1964) che è opera del 1945 con la traduzione di Cesare Pavese per Einaudi. Trevelyan scrive con entusiasmo della rivoluzione inglese del 1688 con la vittoria del Parlamento nei confronti del Re. Segna l’ avvio della Democrazia Politica. Dura da circa 4 secoli con regolamenti non scritti e per prassi. Conclude il suo libro:
“il sistema di Governo per discussione ha i suoi svantaggi, e per questi svantaggi in nuove forme noi pensiamo quest’oggi, di fronte a poteri accentrati di un nuovo tipo e ben più formidabile che non quelli dell’ Europa dell’ ancien régime. Ma se, fra i due, noialtri inglesi preferiamo il sentiero dove poggiamo i piedi, dobbiamo approvare la scelta che venne fatta, una volta per tutte, con la rivoluzione inglese”.
Amen
Casamicciola, 25 maggio 2024