di Francesco De Luca
Ci siamo visti pochi giorni fa al Poliambulatorio per effettuare lo screening oculistico, organizzato opportunamente dalla Comunità Arcipelago per opera del dott. Gennaro Di Fazio.
Nel rivederci stamane, avendo rotto il gelo creatosi fra noi da anni di non frequentazione, Vincenzo mi si è avvicinato e mi ha amichevolmente confessato: “stanotte sono andato al bagno tre volte”. E’ una confessione non inopportuna perché siamo entrambi settantenni e perciò soggetti alle bizze della prostata.
La cosa può apparire fuori luogo ai lettori e invece manifesta, in modo estroso, come la popolazione dell’isola sia prevalentemente anziana ( e infatti sul Poliambulatorio ci si è ritrovati in tanti ), e come, proprio sotto l’urgenza dell’età, gli anziani abbiano bisogno di vedersi, di sentirsi uniti, coi ricordi e con la pacatezza, contro l’incedere duro dl tempo.
Vincenzo, dopo l’impegno lavorativo, si è ritirato a Ponza dove accudisce la vecchia madre. Capitano di navi ha solcato i mari del mondo ed ora ha gettato l’ancora della sua esistenza nell’isola natia.
Lo vedo un po’ trascurato. Gli manca una donna accanto. E’ divorziato e la moglie vive lontano, così come i figli. Mi pare rassegnato in questa condizione che non gli è confacente. Ma le mie considerazioni me le tengo per me. Non posso tacere però che l’isola non alimenta l’ottimismo. L’esistenza, specie quella nella sua parte finale del ciclo vitale, dovrebbe trovare puntelli sociali che sviluppino scenari più gratificanti.
Ci raggiunge Paolo. Si sta recando verso Sant’Antonio dove spera di trovare quei quattro compagni con cui condividere il caffè: Franco ‘u frate ‘i Sisto, Vito, Silverio ‘i Maurino, Maradona, Pierino ‘u duttore. Pensionati, nullafacenti, talvolta rompiscatole ma… attenti alla vita cittadina, che passa loro sotto gli occhi. Tutti i giorni. Perché così, ogni santo giorno, sperano di vedersi e scambiarsi le quattro chiacchiere. Che, per lo più, sono giudicate perdita di tempo e… invece non lo è. Essi hanno diritto a godersi il finale della vita in modo gradevole. E invece non trovano ascolto per poter disporre di una stanzetta dove, al riparo, scambiarsi opinioni e motteggi.
La vecchiaia è dura a Ponza e priva di considerazione sociale.
“Adesso dove vai ?” – gli chiedo.
“Cerco di imbarcarmi su qualche barca che esce. Spero di fare un giro… mi distraggo e passo la giornata…”
“Come un imboscato?” – sottolineo.
“Come un imboscato a disposizione del capitano” – corregge.
D’altronde ha sempre fatto quello… nella vita: andar per mare, attento alle onde, pronto a intervenire nelle manovre e nelle situazioni critiche. Un factotum d’esperienza
Spesso su queste pagine indulgo a considerazioni simili. So che non sono godibili ma la scrittura ha anche questo compito: quello di dare la stura ai dubbi, agli interrogativi scomodi.
Parlo a persone responsabili e pertanto solletico la loro sensibilità.
Non si è cittadini soltanto perché si possiedono diritti ma anche per migliorare lo stato sociale della comunità!
Oggi la giornata si presenta dal sapore estivo. Si spera che vengano turisti con la voglia di godere le bellezze dell’isola.
Sandro Romano
24 Maggio 2024 at 08:21
Vorrei ricordare qui il telegramma che mons. Dies fece agli alleati il 5 marzo del 1944, per chiedere soccorso dopo l’isolamento causato dell’affondamento del Santa Lucia: “Ponza muore”:
“Ottusità, incapacità e carenza progettuale degli isolani da una parte ed aggressione a colpi di investimenti esterni che mirano allo sfruttamento più irrispettoso dell’isola dall’altra, stanno compromettendo irrimediabilmente questa terra bellissima in mezzo al mare”.