Politica

Le limitazioni della libertà

di Francesco De Luca

 

Siamo abituati a credere (e a volere) che la libertà sia un valore assoluto, senza limitazioni e decurtazioni.

Sentiamo utilizzata e, a nostra volta, ripetiamo che la libertà non è soggetta a patteggiamenti, e deve esprimersi nell’assolutezza. Ab solutus, come hanno codificato i Latini, ossia senza vincolo alcuno.
Parlo della libertà spettante all’individuo, allo Stato. E parlo della libertà in quanto valore morale.
E’ da essa che si sono generate le ‘libertà’ specifiche: religiosa, economica, politica, di sesso, di parola, di convincimento.

Chiarisco ulteriormente.

La libertà è un valore assoluto nella sfera personale e nel recinto dei principi morali. Perché già, allorché l’individuo si associa per diventare  ‘cittadino’ di uno Stato, deve necessariamente rinunciare ad alcune libertà personali, ed uniformarsi alla ‘legge’. La quale, in quanto ordina e prescrive comportamenti validi per tutti, limita le sfere di potere di ognuno per affermare la sfera di potere legale, istituzionale, statale.

La libertà assoluta deve intendersi come aspirazione, come possibilità di esercizio. Da ricercare fattivamente nelle circostanze, nei casi, nelle possibilità realizzative.

Eppoi, si consideri la natura ‘imperfetta’ del nostro essere (chimico, biologico, psicologico) umano. A noi è concesso ‘poter volere’ assolutamente un traguardo, ma non è per nulla certo che lo raggiungiamo. Perché? Perché viviamo in una dimensione imperfetta, fragile, deperibile, temporanea.

La ‘democrazia’ ha rappresentato per secoli l’ideale di forma gestionale del Potere in uno Stato.
Con la fine della seconda guerra mondiale (1946) anche l’ Italia ha istituzionalizzato la gestione dello Stato secondo le regole democratiche codificate dalla Costituzione.
Negli ultimi settant’anni, nel mondo occidentale, gli Stati democratici hanno esteso e perfezionato le procedure democratiche, tanto da perdere il  ‘senso del limite’.
Nel mondo occidentale è sembrato ‘normale’ desiderare tutto, e spingere il traguardo delle aspirazioni sempre oltre, più in alto, più lontano, nell’ ambizione, nella irraggiungibilità.
In economia si sono eliminati i confini nazionali, e le produzioni sono aumentate a dismisura. E con loro i consumi. E gli sprechi. E i rifiuti.
La distanza fra le classi sociali si sta accentuando: povertà di contro alla ricchezza, senza classe media.
In politica si sono accentuati i livelli di diseguaglianza, e si vanno estremizzando le visioni socio-politiche.
A popoli ingrassati di sazietà sono contrapposti popoli falcidiati dalla povertà, dalle malattie, dalle dittature.
In campo sociale ci sono popolazioni che disdegnano la scelta elettorale perché stufi di manifestare il loro impegno civico, di contro a popolazioni dilaniate all’interno da dissidi tribali, da divisioni etniche, da scontri religiosi.
Si è giunti ad una  ‘intossicazione’ di democrazia. Chi ce l’ha la snobba e, così facendo, la mortifica, e chi non ce l’ha la insegue per mare e per terra, trovando spesso, lì, la morte.

La morte, anch’essa, limite estremo di ogni libertà, apparso, dalle esaltanti scoperte mediche, come possibile traguardo da controllare, sta dimostrando, di recente, d’essere ben lontana da una domesticazione. Sta imponendo invece una nuova ossessione: i limiti del pianeta Terra.
Limite nella produzione delle fonti energetiche, limite della produzione alimentare e, in una parola, i limiti ambientali.

Senza voler qui innalzare pulpiti  da predicatore è evidente che il principio della libertà deve trovare limitazioni nella sua stessa aspirazione.
La libertà risiede nei limiti che si dà. L’individuo, lo Stato, la Comunità di Stati.
E’ salutare che non si rinunci alla libertà, che non la si deleghi ad Altri, che non ci si adagi a che Altri coniughino le manifestazioni della nostra libertà.
Essa vale se vengono praticate le sue possibilità. Che vanno individuate, reclamate e praticate.

Perché sto sottolineando questo aspetto del concetto di libertà? Perché è sciocco attendersi che sia la parte del mondo che soffre povertà e disagi ad essere sensibile all’allarme del degrado del pianeta. Quella parte lì ambisce la ricchezza, gli agi, i diritti. Non può avere freni alla sua ambizione.
Mentre l’altra parte del mondo, che con guerre e rivendicazioni ha percorso la sua storia anelando la libertà, quella parte lì, che ora è nell’agiatezza e nella democrazia, dovrebbe limitare i suoi appetiti (di potenza economica, militare, tecnologica, politica), e guidare il cammino della civiltà verso un progresso sostenibile, e verso l’estensione progressiva della democrazia negli Stati.

L’ Occidente ha la responsabilità morale di additare al mondo la via verso una crescita sostenibile per l’ecosistema e per la giustizia sociale.

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