segnalato dalla Redazione
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Questo è il numero di venerdì 17 maggio 2024 della newsletter “Hanno tutti ragione”, firmata da Stefano Cappellini.
Le piazze pro Pal delle università e la strepitosa lezione del capo dello Stato
di Stefano Cappellini – Da la Repubblica del 17 maggio 2024
Il guaio di quando si hanno vent’anni è che si dicono un sacco di sciocchezze nella più totale inconsapevolezza. Il guaio di quando se ne hanno quaranta o cinquanta è pensare che le sciocchezze dei ventenni si amano e non si discutono, come recitava il motto caro ai tifosi di una squadra di calcio, o peggio, convincersi che appoggiarle sia segno di apertura mentale o purezza d’animo.
Nessun cittadino che ama la democrazia può dispiacersi che ragazze e ragazzi giovanissimi si appassionino alla cosa pubblica, scendano in piazza, si dedichino a una causa o un ideale quale che sia (ecco, magari non al fascismo, ma questa per fortuna non è la storia di cui parleremo oggi). Non c’è paternalismo, speriamo nemmeno patriarcato, nel guardare con benevolenza all’impegno politico anche quando esprime posizioni a noi lontane, perché la democrazia, diceva il cantante, è partecipazione. Senza partecipazione, diventa una riffa elettorale guidata da meccanismi perversi e viziosi, e ci siamo già dentro da anni. I giovani che si danno alla politica, in piazza o non in piazza, a sinistra come a destra (sempre con l’eccezione di cui sopra) sono una speranza, persino se partono da posizioni estremiste. Per chi ha dubbi consiglio la lettura di un bel libro, come ne avesse mai scritti di brutti, di Luigi Di Stefano Cappellini – Da la Repubblica on. Si intitola ‘Poliziotto/Sessantotto’, edito da Il Saggiatore. La tesi di Manconi è che essere cresciuti nel rifiuto anche violento delle istituzioni democratiche può diventare nel tempo la migliore educazione al rispetto sacrale della democrazia e delle sue forme, dunque della sua sostanza. Non è una provocazione, non è un paradosso, è la storia di un paio di generazioni italiane, sebbene non certo al completo.
Sapienza, nuovo corteo pro Palestina: lancio di petardi e impronte rosse sul palazzo del Rettorato
Ieri all’università La Sapienza di Roma sono successe alcune cose importanti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella era atteso all’Aula Magna del Rettorato per un discorso nella giornata del laureato. In piazza nella città universitaria c’erano decine di studenti che manifestavano per la Palestina e che con una lettera aperta pubblicata il giorno prima avevano chiesto a Mattarella di prendere posizione sulla guerra a Gaza e di farlo davanti agli studenti riuniti in presidio. Il capo dello Stato ha scelto di rispondere. Lo ha fatto dalla sede ufficiale, con un fuori programma rispetto al discorso previsto al Rettorato. “Una lettera – ha detto Mattarella – mi ha sollecitato a non rinchiudermi in quella che è stata definita la Torre d’avorio del Rettorato. Venendo ho visto un cartello che mi chiedeva cosa pensassi di cosa avviene a Gaza. Non voglio lasciarla senza risposta”.
Se non avete avuto occasione di ascoltare o leggere il discorso integrale di Mattarella, fatelo, ne vale la pena. Qui ricorderò solo il passaggio nel quale ricorda che “tutte le violazioni dei diritti umani vanno contrastate, sempre e ovunque, le sofferenze delle popolazioni civili a Gaza e i ragazzi stuprati e uccisi mentre ascoltavano musica in un rave lo scorso 7 ottobre. Vale per i bambini sgozzati in quell’occasione”. Quindi Mattarella ha citato il caso del rapper iraniano Toomaj Salehi, incarcerato dalla teocrazia degli ayatollah, e “le ragazze che non possono studiare in Afghanistan”. “La condanna della sopraffazione, il rifiuto della violenza non cambiano valore a seconda dei territori”, ha concluso il presidente.
Nell’ascoltare le parole di Mattarella mi è tornato in mente il discorso di insediamento di Giorgia Meloni, quando la presidente del Consiglio, per rivendicare la sua formazione di strada, disse che avrebbe guardato con simpatia ai ragazzi che sarebbero scesi in piazza contro di lei. Parole che non hanno trovato riscontro in questo anno e mezzo di governo Meloni. Non mi riferisco tanto alle manganellate ricevute da giovanissimi manifestanti in più occasioni, quanto al fastidio e al disinteresse mostrato per loro. Con la sua risposta pubblica agli studenti Mattarella ha mostrato la differenza tra la vuota retorica propagandistica e il senso delle istituzioni, che non si sottraggono nel dare risposte a chi le chiede, mai, nemmeno quando la domanda è mal posta, anche quando la risposta non contempla l’adesione, il facile pat pat sulla spalla di chi manifesta. Fornire risposte, spiegare, confrontarsi è un dovere di chi rappresenta lo Stato. Ciò che non ha fatto Meloni dopo aver esordito con quattro frasi acchiappagonzi, del tipo anche io urlavo in piazza e ora sto qui, mentre dà l’impressione di reagire alle manifestazioni di segno contrario al governo con la smorfia di disprezzo dei suoi vent’anni, quelli nella sezione missina di Colle Oppio.
Mattarella ha dato una lezione a tutti, al governo, agli studenti che protestano e a quelli che non protestano, ai cittadini bisognosi di sapere che c’è ancora qualcuno che sa cosa significa rappresentare la cosa pubblica. La stima per le qualità di questo presidente – per fortuna condivisa dalla maggior parte degli italiani – non sarà mai abbastanza espressa.
Torino, occupata la Facoltà di Fisica all’università: “È l’intifada studentesca”
Non si può chiedere a tutti i ventenni di capirlo. Cioè, glielo si può chiedere, ma è difficile pretendere che ci riescano, perché a vent’anni abbiamo tutti detto e pensato un sacco di stupidaggini, e se c’è qualcuno che ritiene di non averlo fatto, buon per lui o per lei, si goda il proprio stato di eccezione. Lanci di agenzia riferiscono che, all’uscita dal Rettorato, alcuni gruppi di studenti hanno contestato Mattarella, fischiandolo e scandendo il coro “pagherai tutto”. Si tratta, per i pochi che non lo sapessero, della rielaborazione di uno slogan molto in voga nell’ultrasinistra dei Settanta, “pagherete caro, pagherete tutto”. Cosa abbia da pagare Mattarella, in generale, e ancor più dopo aver pronunciato parole così belle chiare sul rispetto dei diritti umani, di tutti i diritti umani, è qualcosa che può essere chiaro solo nei circuiti neuronali in via di sviluppo di chi ha levato il coro.
C’è un moto giusto, di più, doveroso, nel mobilitarsi per chiedere che altri civili palestinesi non paghino il prezzo della risposta israeliana a Hamas. Non c’è giustizia, invece, nel negare a Israele il diritto a esistere. Non c’è giustizia nel combattere la violazione dei diritti umani quando chi li viola corrisponde all’identikit ideologico del proprio nemico e nel chiudersi gli occhi quando a farlo è qualcun altro. Non c’è giustizia nel chiedere l’interruzione dei rapporti tra gli atenei italiani e quelli israeliani (“Il peggiore dei poteri vuole le università isolate”, ha detto ieri Mattarella). Resterà una ferita che, a pochi giorni dal massacro di Hamas, migliaia di giovani abbiano sfilato a Roma in una manifestazione il cui appello di convocazione cominciava con la agghiacciante e vergognosa frase: “Il 7 ottobre ha dimostrato che sono i popoli a fare la storia”. Resta una ferita che molti di loro si siano accalorati per dimostrare, contro ogni evidenza e morale, che nessun bambino israeliano è stato ucciso e che nessuna donna ebrea è stata stuprata.
Bisogna avere pazienza e, come ha dimostrato Mattarella, non perdere la necessità del confronto. Se ha ragione Manconi, è probabile che alcuni di quei ragazzi e di quelle ragazze avranno tra qualche anno una visione diversa delle cose, o anche no, non è comunque su questo che si fonda il loro intangibile diritto a manifestare. Bisogna avere pazienza ma non corrività, perché a vent’anni esiste il diritto a dire stupidaggini, ma non il dovere della compiacenza a quaranta o cinquanta.
[Di Stefano Cappellini – Da la Repubblica del 17 maggio 2024]
Sandro Russo
20 Maggio 2024 at 07:31
Ho annotato in particolare nell’articolo, le frasi seguenti:“…all’uscita dal Rettorato, alcuni gruppi di studenti hanno contestato Mattarella, fischiandolo e scandendo il coro “pagherai tutto”. Si tratta, per i pochi che non lo sapessero, della rielaborazione di uno slogan molto in voga nell’ultrasinistra dei Settanta, “pagherete caro, pagherete tutto”. Cosa abbia da pagare Mattarella, in generale, e ancor più dopo aver pronunciato parole così belle chiare sul rispetto dei diritti umani, di tutti i diritti umani, è qualcosa che può essere chiaro solo nei circuiti neuronali in via di sviluppo di chi ha levato il coro”.
La contestazione del Presidente della Repubblica, assimilato genericamente all'”odiato Sistema”, in effetti sfugge all’analisi razionale, ma mi ha fatto ricordare la frase di Guccini in Eskimo: “A vent’anni si è stupidi davvero… Quante balle si ha in testa a quell’età”, citata in una storica epicrisi, tutta dedicata alla stupidità umana leggi qui.
Scrivevo in quel contesto che Guccini è uno dei pochi da cui “i giovani” accettano di prendere consigli… e pensavo che anche Mattarella fosse tra i “pochi”, come figura super partes. Dovrò aggiornare le mie convinzioni