segnalato dalla Redazione
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A Ponza possiamo accampare con un certo diritto (storico) la primogenitura dello “stracquo”, antica usanza isolana di recuperare gli oggetti portati a riva o tra gli scogli dal mare. Recentemente se ne è trovata una nuova espressione, come “Stracquo. L’arte che viene del mare”.
Qui sotto una schermata degli articoli in cui ne abbiamo parlato (solo la prima pagina di tante):
La storia
Enzo Suma: “Così è nato il museo della plastica ripescata in mare”
di Agostina Delli Compagni – Da la Repubblica on line del 15 maggio 2024
– Nel mio piccolo adotto dei piccoli accorgimenti che mi consentono di non utilizzare plastica monouso. Ogni anno risparmio decine di bottiglie d’acqua perché da anni bevo acqua del rubinetto” -, racconta il fondatore di Archeoplastica e di altri progetti che ci rendono consapevoli di quel che possiamo fare per l’ambiente
Nel “suo” museo le opere sono di fattura umana ma il vero capolavoro sta nel recupero. Enzo Suma, guida naturalistica ad Ostuni, in provincia di Brindisi, ha creato Archeoplastica, un museo online in cui si possono vedere i rifiuti pescati in mare, nonché fondatore di Millenari di Puglia, una realtà dell’alto Salento impegnata nella valorizzazione del territorio e nell’educazione ambientale. Per questo è una delle voci più importanti della seconda edizione del Festival dell’Acqua di Staranzano (GO), dal 16 al 19 maggio in provincia di Gorizia.
– Sin dall’infanzia sono sempre stato attratto dal mondo degli insetti e in primavera ogni occasione era buona per fermarmi ad osservarli. Davanti all’asilo c’era un piccolo giardino e quando oggi sento il profumo dell’erba mi vengono in mente spesso quei ricordi. Mi succede anche con il profumo del mare, vivendo a due passi dalla costa sin da piccolo passavo lì tutta l’estate. Ricordo le prime immersioni maschera e pinne e le prime esplorazioni sott’acqua. Alle elementari i miei libri preferiti erano quelli che parlavano di animali e nel tempo ho sempre coltivato questo interesse. Oltre al mare ho sempre vissuto anche la campagna e imparato da subito a conoscere la bellezza della natura che si risveglia in primavera o l’odore della terra.
Enzo Suma ha studiato Scienze ambientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Al rientro in Puglia inizia la sua gavetta nelle aree protette pugliesi specializzandosi nell’educazione ambientale diventando una guida naturalistica professionale.
– “Dopo l’Università – continua Suma – sono riuscito subito a inserirmi nel mondo della aree naturali protette e dell’educazione ambientale, ma nel frattempo era cresciuta anche una grande passione per l’ulivo monumentale e per le esplorazioni nel mio territorio. Vivo ad Ostuni, nel cuore della piana degli ulivi monumentali, ed esplorando le campagne allora avevo conosciuto ulivi enormi ma nessuno ne era al corrente. E così è nato un progetto che ha lo scopo di valorizzare il patrimonio degli ulivi monumentali pugliesi. In questi anni ho fatto conoscere tanti esemplari straordinari che si trovano sperduti nelle campagne pugliesi e che senza una guida la gente non avrebbe avuto modo di conoscere”.
Dal 2013 Suma è impegnato nella tutela del fratino, un piccolo uccello considerato a rischio. – “Negli anni – aggiunge Suma – mi sono sempre occupato di tutela dell’ambiente e di conservazione della natura, specialmente delle specie a rischio come la tartaruga marina e il fratino. Stiamo parlando di un piccolo uccellino che nidifica a terra, generalmente sulla sabbia. Da noi in Puglia questo uccello si è adattato molto bene alla bassa scogliera rocciosa e ci sono fortunatamente ancora molte coppie nidificanti. Ma la tendenza è negativa e così per anni ho protetto i nidi più a rischio, creando dei veri e propri presidi con i volontari che mi seguono per far sì che la gente rispetti il limite di sicurezza creato a tutela dei nidi per non creare disturbo durante la cova e tutelando i piccoli nati da eventuali cani lasciati liberi senza guinzaglio. Insieme ad un esperto dell’Ispra siamo riusciti inoltre ad inanellare alcune coppie per poter ricavare informazioni preziose, utili alla tutela di questa specie”.
Con oltre 200 reperti raccolti, nasce il progetto Archeoplastica.
– L’idea nasce a fine 2018 con il ritrovamento del primo reperto di cinquant’anni fa. Da allora ho sempre fatto molta attenzione a tutte le plastiche che si trovano in spiaggia, scoprendo che non è affatto raro trovarne spiaggiate di oltre cinquant’anni fa. Così, dopo aver messo da parte un bel po’ di reperti, ho strutturato il progetto che è stato poi ufficializzato nel 2021 riscuotendo da subito un grande interesse da parte di tutti i media nazionali, e non solo. Subito dopo è nata la positiva esperienza con i social media che oggi ci consentono di parlare ad oltre mezzo milione di follower.
Al Festival dell’Acqua di Staranzano, dedicato alla risorsa più importante della Terra, Enzo Suma racconterà – insieme a tanti altri eroi dell’ambiente – quel che si può fare nel nostro piccolo.
– Io cerco di adottare dei piccoli accorgimenti che mi consentono di non utilizzare plastica monouso. Non si può essere perfetti e ognuno può fare ciò che è nei limiti delle proprie possibilità. Solo per fare un esempio ogni anno risparmio decine di bottiglie d’acqua perché da anni bevo acqua del rubinetto.
Fonte: la Repubblica on-line:
https://www.repubblica.it/green-and-blue/dossier/tutti-per-la terra/2024/05/15/news/enzo_suma
“Questi rifiuti galleggiano da 50 anni: vi faccio vedere un mare di plastica”
di Giulia Ciancaglini Da la Repubblica “Green & Blue – 25 Febbraio 2022
Enzo Suma (pugliese, 40 anni) ha creato Archeoplastica per condividere il problema dell’inquinamento. Buste di patatine, flaconi, creme solari, oggetti di ogni tipo: dalla sabbia a Instagram
Quante volte, passeggiando sulla riva, capita di trovare tra la sabbia un pezzo di plastica trasportato lì dalle onde del mare. Le spiagge sono piene di tappi di bottiglia, cannucce e cotton fioc. Alcuni rifiuti però, più di altri, sono la testimonianza di come la plastica non muore mai. A fare la differenza è l’età dell’oggetto. Scovare, nascosto sotto i granelli di sabbia, un flacone di talco Felce Azzurra che sembra uscito dall’adolescenza di qualche nonno invita a riflettere e a porsi delle domande: “Da quanto tempo questa plastica è in circolazione?”, “Di che anno è?”.
Enzo Suma (40 anni) ha creato Archeoplastica “il museo degli antichi rifiuti spiaggiati”
Enzo Suma, 40 anni, da più di dieci guida naturalistica a Ostuni, in Puglia, e alle spalle studi in Scienze ambientali, trova la risposta a questi interrogativi datando gli oggetti più bizzarri che trova sulle spiagge e inserendoli in Archeoplastica, un museo virtuale che ha lo scopo di sensibilizzare le persone sul problema dell’inquinamento. Niente quadri o statue, neanche mezza fotografia. Nell’esposizione online ci sono solo antichi rifiuti spiaggiati. Come il pacchetto di patatine con la data di scadenza ancora perfettamente leggibile: 1983. O il flacone in plastica del detersivo WcNet che risale ai primi anni ’70. O ancora l’insetticida in polvere che conserva il suo prezzo: 150 lire.
Secondo le stime solo nel 2015 sono stati prodotti circa 6300 tonnellate di rifiuti di plastica, di cui appena il 9% è stato riciclato: il 12% è stato incenerito e il 79% è stato accumulato. Se le attuali tendenze di produzione e gestione dei rifiuti non cambieranno entro il 2050 circa 12 mila tonnellate di rifiuti di plastica saranno nelle discariche o nell’ambiente naturale. E questo vuol dire che aumenterà anche la plastica che si trova in mare.
“Io raccolgo plastica da tanto tempo, ho sempre organizzato giornate di pulizia delle spiagge – spiega Suma – Da quattro anni però ho iniziato a fare attenzione a quello che trovo e metto da parte i rifiuti più vecchi che arrivano dal mare”. Tutto è nato da un semplice flacone di plastica: “Era una crema solare con il prezzo in lire, che riuscii a datare comparandolo a una vecchia pubblicità. Quel rifiuto aveva 50 anni. Pubblicai la foto sul mio profilo Facebook e mi accorsi che nei commenti molti facevano riferimento al problema dell’inquinamento del mare”. A quel punto è arrivata l’idea: mettere questa narrazione curiosa e inusuale e la sua nota nostalgica a servizio di un’opera di sensibilizzazione.
Fonte:
https://www.greenandblue.it/2022/02/25/news/plastica_rifiuti_mare_archeoplastica-339095894/